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 2018  aprile 30 Lunedì calendario

Oggi 164 - Berlusconi

Chi ha riabilitato Berlusconi?

Il tribunale di sorveglianza di Milano, la settimana scorsa. Nel 2013 Berlusconi era stato condannato in via definitiva per frode fiscale a quattro anni, tre dei quali condonati. La legge Severino, approvata l’anno prima, stabilisce che i condannati a più di due anni non possano candidarsi in parlamento e che, se eletti, decadono. E infatti il senato, il 27 novembre 2013, aveva dichiarato Berlusconi decaduto. Ma dopo tre anni sono scaduti i termini, il Cav ha espiato la pena andando un giorno a settimana per quattro ore nell’istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, tutti coloro che dovevano essere risarciti sono stati risarciti e insomma, a partire dall’8 marzo scorso, s’erano create le condizioni per la riabilitazione che gli avvocati Coppi e Ghedini hanno chiesto e il tribunale ha concesso.

Significa che Berlusconi può candidarsi alle elezioni?

Certo.

Anche se ci sono altri processi in corso?

Sì, l’esistenza dei processi, in base a quanto stabilito dalla cassazione, «non può essere ostacolo alla concessione della riabilitazione».

Quali sono questi processi?

La Procura milanese accusa Berlusconi di aver pagato una ventina di persone perché testimoniassero a suo favore nel processo Ruby. Questa tesi ha dato origine ad altre tre procedure, i cosiddetti Ruby bis, ter e quater.

In che modo la riabilitazione di Berlusconi influisce sulle trattative per la formazione del governo M5s-Lega?

Berlusconi è più forte e, a questo punto, non vede l’ora che si voti per rientrare in parlamento. Nella sua mente, correre direttamente dà più chances a Forza Italia di rimediare il brutto 14 per cento ottenuto il 4 marzo e di rovesciare i rapporti di forza dentro il centro-destra, dove oggi la formazione con più parlamentari è la Lega. Aggiungiamo le difficoltà per la formazione di questo governo M5s-Lega. Non è un caso che da lunedì scorso Salvini vada ad Arcore a riferire l’andamento delle trattative. Una cosa infatti non è più possibile: che Salvini divorzi dal Cav - deciso a restare all’opposizione o a concedere al massimo un’“astensione critica” - e il centro-destra si rompa.