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 2018  marzo 26 Lunedì calendario

Oggi 159 - Siria

Siamo a un passo dallo scontro militare diretto tra russi e americani.

Come mai?

Per via della Siria. Dopo la sconfitta dell’Isis, sul suolo siriano si stanno ancora combattendo due guerre. La prima: del presidente turco Erdogan contro i curdi. La seconda: del presidente siriano Assad contro i ribelli. Per il momento, è questa seconda guerra che fa temere lo scontro diretto tra Stati Uniti e Russia.

Le ripeto la domanda: come mai?

Assad sta sgominando i ribelli, e da ultimo deve conquistare Goutha, alla periferia di Damasco. Per farla finita la sua aviazione avrebbe rovesciato barili di cloro sulle case di un centro che si chiama Douma. Cento morti tra i civili. Ma il cloro è un’arma chimica, che provoca una morte orrenda. Le foto dei bambini morti, con gli occhi spalancati e la bava alla bocca, hanno fatto il giro del mondo. Trump ha definito Assad un animale. Poi s’è consultato con Macron e Theresa May. Nel momento in cui scriviamo si parla di un intervento a breve contro le basi militari di Assad in Siria condotto dalle forze dei tre paesi. L’ambasciatore russo all’Onu, Vasilij Nebenzya, ha subito dichiarato che «un attacco militare americano avrebbe gravi ripercussioni». Non c’è più l’Isis a fare da diaframma, a permettere a Mosca e Washington di fingersi alleati grazie al nemico comune. Putin sostiene Assad, che gli permette di avere un’importante base sul Mediterraneo. Sono schierati con Assad anche l’Iran e la Turchia. La Turchia fa parte della Nato. Uno scontro tra americani, inglesi e francesi e l’asse che sostiene Assad metterebbe uno contro l’altro paesi che appartengono all’Alleanza atlantica. Sarebbe l’ultima conseguenza dell’11 settembre, la più grande vittoria per Osama bin Laden.

E la prima delle due guerre?

Quella di Erdogan contro i curdi. Gli americani sostengono i curdi. Erdogan, nella sua avanzata nel territorio detto Rojava, vuole spingersi fino a Manbij. Dove però sono attestati gli americani. A complicare il quadro c’è anche Israele, che non vuole un rafforzamento dell’asse Teheran-Mosca-Ankara, suo acerrimo nemico e appena può va a bombardare in Siria. L’ultima incursione, lunedì, è stata contro la base T4 nel deserto fra Palmira e Homs. Dieci morti. Forse siriani, forse libanesi di hezboillah.