19 marzo 2018
Oggi 158 - Bardonecchia
Possono gendarmi francesi entrare nella sala d’aspetto di una stazione italiana, far fare la pipì a un sospettato per verificare che non sia sotto l’effetto di stupefacenti, poi tornarsene a casa come se nulla fosse?
È quello che è successo a Bardonecchia, al confine ligure tra Italia e Francia.
Sì, ne è nato un caso. La Farnesina ha convocato l’ambasciatore francese a Roma, il ministero dell’Interno ha sospeso ogni accordo sottoscritto da Italia e Francia in merito agli sconfinamenti delle rispettive polizie.
C’era un accordo tra Italia e Francia sugli sconfinamenti?
Sì, risale al 1990. I francesi hanno subito proclamato che lo sconfinamento era legittimo: in base al testo del ’90 nella stazione ferroviaria di Bardonecchia era stata messa a disposizione della gendarmeria transalpina una saletta d’aspetto, da destinare ai controlli sui migranti. Analoga saletta era stata messa a disposizione della polizia italiana nella stazione di Modane.
E allora? Hanno ragione loro.
Altri accordi specificano che gli interventi devono essere sempre condotti in accordo con gli agenti locali. Cioè i francesi, prima di procedere, avrebbero dovuto avvertire i nostri. Inoltre, l’operazione non riguardava il controllo dei migranti (il nigeriano era munito di regolare permesso di soggiorno), ma un sospetto spaccio. Infine, la saletta della stazione di Bardonecchia non era mai più stata usata negli ultimi anni, al punto che il comune l’aveva messa a disposizione della ong Rainbow4Africa. I francesi lo sapevano, come dimostra il cablo di una loro funzionaria dello scorso 13 marzo.
Magari i gendarmi intervenuti a Bardonecchia non lo sapevano.
Può darsi. La procura di Torino ha aperto un’inchiesta sull’episodio. Si ipotizzano i reati di abuso d’ufficio, violenza privata aggravata e violazione di domicilio aggravata. Contro ignoti perché i magistrati non conoscono i nomi dei cinque agenti protagonisti dell’episodio. Il ministro francese Darmanin, competente della materia, ha definito l’Italia «nazione sorella». I responsabili delle due dogane, o forse i prefetti di Torino e Lione si incontreranno e faranno, magari malmostosamente, pace.