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 2017  ottobre 30 Lunedì calendario

Oggi 135 - Referendum

I due referendum sono stati un gran successo per la Lega. In Veneto ha votato il 57,2% degli elettori e i sì alla maggiore autonomia hanno raccolto il 98% dei consensi, quasi un plebiscito. In Lombardia ha votato il 38,26 con un bel 95,29% di sì.

 

Che succede adesso?

Il governatore Luca Zaia ha dichiarato che il suo Veneto deve essere trattato come la Sicilia o il Trentino, cioè vuole che diventi a statuto speciale. Intanto ha proposto all’assemblea regionale un disegno di legge di una cinquantina di pagine in cui si precisa la richiesta di assumere a livello locale le 23 materie di competenza esclusiva o concorrente dello Stato. Le 23 materie sono elencate dalla Costituzione, articolo 117. Maroni, governatore del Lazio, ha lo stesso obiettivo, ma ha deciso di muoversi in modo diverso. Prima ascolterà i sindaci e gli amministratori del territorio. Poi - tempo due settimane, dice lui - scenderà a Roma per trattare con il governo. Ha già messo in piedi una delegazione con nomi importanti. Tra gli altri, Piero Bassetti, il primo presidente dc della Regione, l’imprenditore Gian Domenico Auricchio, il rettore della Bicocca Cristina Messa.

 

Reazioni del governo?

Massima disponibilità per quanto riguarda le 23 materie. Chiusura, si direbbe totale, per la concessione dello statuto speciale. Il Veneto morde il freno: nella legge sul referendum aveva previsto la domanda: «Vuoi che il Veneto diventi una repubblica indipendente e sovrana?», bocciata poi dalla Corte costituzionale. C’è un’apertura, relativa, di Renzi: «La vera priorità per l’Italia è la riduzione della pressione fiscale. Ecco perché mi piacerebbe che la prossima legislatura cominciasse con un accordo delle forze politiche per un progetto come quello che abbiamo lanciato noi». Il messaggio vero è: non se ne parla adesso, è un successo che non vi permetterò di sbandierare in campagna elettorale. Tra l’altro i tempi sarebbero in ogni caso lunghi: per cedere le 23 materie ci vuole una legge approvata dalle due camere a maggioranza assoluta.

 

Quanti soldi in più resterebbero alle due Regioni?

Zero. Le competenze riguardano le spese, cioè le uscite, e non le entrate. Se una Regione faceva tre cose e ora ne vuole fare quattro, benissimo, lo Stato erogherà i soldi anche per questa quarta funzione. E basta. A parole, il guadagno è solo politico e non finanziario. Le tasse, per intero, continuano ad andare tutte a Roma.