23 ottobre 2017
Oggi 134 - Referendum
Perché sull’indipendenza della Catalogna s’è fatto tutto quel fracasso e invece sul referendum di domenica prossima di Veneto e Lombardia se ne stanno tutti tranquilli?
Sono due cose molto diverse. La Catalogna ha indetto una consultazione illegale, per farsi Stato a sé. Veneto e Lombardia si limitano a chiedere ai loro elettori se desiderano o no più autonomia da Roma. Nel quesito lombardo è addirittura specificato: «nel quadro dell’unità nazionale», che non viene quindi messa in discussione. Il Veneto 2014 aveva votato due leggi per indire un referendum sull’autonomia, con cinque quesiti: lo Stato li ha impugnati davanti alla Corte costituzionale e la Corte ne ha considerato ammissibile uno solo. Il Veneto chiama i cittadini a votare sull’unico referendum ammesso.
C’è bisogno di un referendum per chiedere più autonomia allo Stato?
No. L’articolo 166 della Costituzione prevede che le Regioni non a statuto ordinario possano negoziare con Roma una maggiore autonomia. L’eventuale accordo deve essere ratificato dal Parlamento. È la strada scelta dall’Emilia.
La vittoria del sì darà luogo a una effettiva, più larga autonomia?
No, i due referendum sono solo consultivi. I due governatori - Maroni per la Lombardia, Zaia per il Veneto - con una vittoria del sì avranno più forza politica nei confronti del governo centrale. Specie se andranno a votare in tanti, e i sì risulteranno maggioranza schiacciante rispetto ai no. In Veneto hanno diritto di voto in tre milioni e mezzo, in Lombardia in 7,7 milioni.
Che cosa si propongono Lombardia, Veneto e anche Emilia con questa «maggior autonomia»?
Soprattutto trattenere in loco più tasse. Scrive Maroni sul sito della Regione: ««La Lombardia è la regione che versa più tasse allo Stato ricevendo, in cambio, meno trasferimenti in termini di spesa pubblica. L’obiettivo è trattenere almeno il 50% del residuo fiscale, 27 miliardi di euro all’anno in più». Veneto ed Emilia Romagna sono le regioni con un maggiore residuo fiscale dopo la Lombardia.