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 2017  settembre 04 Lunedì calendario

Oggi 126 - Kim

Scrivono sul Corriere della Sera Guido Olimpio e Guido Santevecchi: «C’è da attendersi qualcosa di grosso nei prossimi giorni».

 

Di che parlano?

Degli Stati Uniti e delle due Coree. Gli americani e i sudcoreani stanno facendo un’esercitazione militare lungo il 38° parallelo, 17 mila soldati Usa e 50 mila soldati sudcoreani, impegnati fino al 31 agosto. Ricorderà che il 38° parallelo è quello che divide Corea del Nord e Corea del Sud. Ricorderà anche che la Corea del Nord e il suo dittatore Kim sono protetti da Pechino. E che la Corea del Sud, invece, è schierata con gli Stati Uniti.

 

Perché una semplice esercitazione militare dovrebbe preparare «qualcosa di grosso»?

L’esercitazione si fa dal 1957. Americani e sudcoreani simulano un attacco da Nord, e ipotizzano tutta una serie di difese. I nordcoreani protestano ogni anno, sostenendo che le manovre non simulano una difesa, ma un attacco a loro. La cosa non ha mai avuto conseguenze, finora. Ma adesso è diverso.

 

Come mai?

Il dittatore Kim quest’anno è particolarmente aggressivo. Tredici esperimenti nucleari da gennaio a oggi e nell’ultimo ha mostrato che può far volare un missile per 10.500 chilometri. Secondo il Washington Post, che ne ha scritto il 9 agosto, su questo missile gli scienziati di Kim saprebbero montare una bomba atomica miniaturizzata. Questa mini-bomba i nordcoreani ce l’hanno o no? Qui entrano in gioco le foto.

 

Quali foto?

Kim manda al mondo segnali di tutti i tipi, che significano: le bombe ce le abbiamo e possiamo farvi male. In una di queste foto il dittatore accarezza una palla di metallo, un centinaio di chili e un potenziale simile a quello di Hiroshima.

 

Ma alla fine che vuole?

Che gli si riconosca lo status di potenza nucleare, unico sistema, secondo lui, per dissuadere gli americani da un’invasione. Kim è rimasto molto impressionato dall’aggressione all’Iraq del 2003. I cinesi hanno consigliato agli americani: rinunciate alle manovre d’agosto, e mettiamoci intorno a un tavolo. Ma Trump, niente.