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 2017  agosto 14 Lunedì calendario

Oggi 123 bis - Ecstasy

La storia di Adele De Vincenzi, la sedicenne di Sestri Levante, morta a Genova per una pastiglia di ecstasy... Ma si può, nel 2017, morire ancora così?

L’ecstasy ha un aspetto amichevole. Pasticchette colorate, facili da buttar giù. Niente buchi nelle braccia né sniffamenti né fumo. Costano poi sempre meno. I fabbricanti di droghe artificiali sanno fare marketing.

 

L’ecstasy risulta vincente anche perché è nuova?

L’ecstasy non è affatto nuova. L’hanno sintetizzata addirittura nel 1912, e circola dai primi anni Settanta. La povera Adele De Vincenzi non è la prima vittima di quel veleno. Posso farle l’elenco delle vittime precedenti: Lamberto Lucaccioni, per la cui fine venne chiuso il Cocoricò di Riccione, Nicole Pasetto, Kristel Marcarini, promessa dello sci, Nakki Di Stefano... Tutti giovanissimi. Giorgia Benusiglio s’è salvata con un trapianto di fegato, e ci ha scritto un libro sopra.

 

Ma di che si tratta, alla fine?

È un composto di metilendiossimetamfetamina, in gergo tecnico mdma. Fa cadere le inibizioni sessuali, dà euforia, ti senti forte, resistente, invincibile, capace di ballare all’infinito. Va forte nei rave. Il critico musicale Simon Reynolds ha detto: «La musica sembra migliore quando sei sotto ecstasy». L’altra faccia della medaglia è raccontata da Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri: «Provoca sbalzi di pressione e ipertensione. L’alcol ne potenzia gli effetti. I giovani si ritrovano col cuore in gola, la pressione alle stelle. Possono venirne lesioni al cervello sino al coma».

 

Che dimesioni ha il fenomeno? Quanta se ne consuma?

Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento dipendenze delle aziende sanitarie milanesi, dice che uno dei problemi è proprio questo: «A differenza di quello che si sa su eroina e cocaina, il fenomeno metanfetamine è difficilmente perimetrabile». Nell’ultima relazione del ministero della Salute leggiamo solo che le metanfetamine sono state consumate da un milione e mezzo di italiani (4,1%) almeno una volta nella vita.