Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  dicembre 05 Lunedì calendario

Oggi 89 - Referendum

Referendum Chiamati al voto per decidere sulla riforma costituzionale varata dal governo Renzi, gli italiani sono corsi alle urne in massa (quasi il 70%) e hanno risposto con convinzione che no, la riforma costituzionale del governo Renzi, con il Senato drasticamente ridotto di importanza e di numero, non va bene. I No hanno prevalso sui Sì per 59,1 a 40,9. Un risultato atteso, ma non in queste proporzioni.

Renzi I primi exit-poll hanno fatto capire subito che la forbice era troppo ampia perché Renzi potesse sperare in un recupero. Così già a mezzanotte e mezza il premier, accompagnato dalla moglie Agnese, s’è presentato ai giornalisti e ha detto la frase fatidica: «Il mio governo finisce qui». Nel pomeriggio di lunedì è poi salito al Colle per consegnare le sue dimissioni al presidente della Repubblica. È possibile che lasci anche la segreteria del partito e che si sieda sulla riva del fiume ad aspettare gli eventi. Sette mesi fa aveva detto che, se la sua riforma fosse stata bocciata dagli elettori, avrebbe cambiato mestiere. Leggendo in controluce il suo discorso di domenica notte non sembra che voglia cambiare mestiere, anche se ha deciso per il momento di farsi da parte.

Fronte del No Il Fronte del No, cioè lo schieramento dei vincitori, è quanto mai composito. Lo guidano quelli del M5s, insieme ai quali si sono posizionati Berlusconi con Forza Italia e le altre formazioni del centro-destra, compresa la Lega che ha cercato di intestarsi subito la vittoria. Insieme con questi, la sinistra del Pd, capeggiata da Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani. Grillo chiede elezioni immediate, magari con le leggi elettorali in vigore: l’Italicum, col ballottaggio, potrebbe infatti dare al suo movimento il controllo della Camera. La sinistra Pd e Forza Italia puntano invece a guadagnare tempo, e sperano nella formazione di un governo che arrivi più o meno alla fine della legislatura (febbraio 2018). La tempesta è perfetta: i vincitori sono troppo eterogenei per mettere insieme una maggioranza, e l’unica maggioranza esistente (almeno alla Camera), quella del Pd, non sembra in grado di produrre un governo.