6 giugno 2016
Oggi 63 - Neet
Strano Qualche giorno fa l’Istat ci ha comunicato un dato molto strano: è aumentato il numero di coloro che lavorano, cioè gli occupati; ed è aumentato anche il numero di coloro che non lavorano, cioè i disoccupati. In cifre: occupati nel mese di aprile rispetto al mese di marzo, +51 mila; disoccupati nel mese di aprile rispetto al mese di marzo, +50 mila. Apparentemente incomprensibile.
Disoccupati Il punto è che quando diciamo «occupati» e «disoccupati», tutti noi pensiamo a numeri che si riferiscono all’intera popolazione italiana di occupati e disoccupati. Invece non tutti coloro che non lavorano fanno parte della classe dei disoccupati. L’Istat infatti considera «disoccupati» solo coloro che non trovano lavoro avendolo cercato. Mentre chi non studia e non cerca lavoro non è inserito in nessuna categoria, e perciò non fa né numero né statistica. Quindi, i dati di cui sopra vanno letti così: in aprile, rispetto a marzo, è cresciuto di 51 mila unità il numero di coloro che, cercando lavoro, lo hanno trovato; in aprile, rispetto a marzo, è cresciuto di 50 mila unità il numero di coloro che si sono messi a cercare un lavoro, peraltro senza ancora trovarlo. In questo modo, le cifre all’apparenza contradditorie, tornano ad avere senso.
Inattivi Quelli che non fanno niente, che non studiano e non cercano lavoro, sono molti in Italia, paese che detiene il record di questa classe speciale di giovani. Si tratta dei cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training) o semplicemente Inattivi. Quanti sono questi Inattivi, nella classe 15-24 anni? Addirittura il 75%. Come mai un numero così alto? Per colpa della generazione dei cosiddetti baby boomer (nati tra il 1945 e il 1955) «i primi nella storia ad aver disobbedito ai padri, per obbedire ai figli» (Antonio Polito). Iperprotetti e poco preparati a causa del degrado di licei e università, i Neet vivono, grazie a mamma e papà, la vita dorata dei nullafacenti. Unica consolazione: a quanto pare, adesso sono un po’ meno.