11 aprile 2016
Oggi 56 . Regeni
Regeni Giulio Regeni è il ricercatore italiano di 28 anni che gli egiziani hanno torturato e ammazzato e su cui non vogliono dare spiegazioni. Anonimi accusano del crimine il generale Khaled Shalaby, comandante della polizia criminale di Giza. Il generale è ancora al suo posto. Gli egiziani hanno dato, a partire dal 3 febbraio, quando il corpo di Regeni è stato ritrovato, le versioni più varie del delitto - una storia omosessuale, una rapina finita male - nessuna delle quali è credibile. Hanno restituito il corpo e dall’autopsia risulta chiaro che i torturatori erano professionisti, gente capace di farti soffrire a lungo prima di farti morire. La madre, che ha visto il cadavere, ha detto di aver riconosciuto il figlio «solo dal naso». La madre ha minacciato di mostrare le foto del figlio morto.
Confronti A suo tempo i magistrati italiani sono andati al Cairo a confrontarsi con gli inquirenti locali. Sono tornati a casa a mani vuote, a parte il solito carico di bugie. La settimana scorsa sono venuti a Roma, per un nuovo confronto, giudici e agenti egiziani. Gli italiani si aspettavano duemila pagine di documenti, registrazioni telefoniche, video. Gli egiziani si sono presentati con una trentina di pagine, e quanto a video e telefonate, il loro procuratore ha opposto le leggi egiziane sulla privacy, che impediscono di dar notizie sulla vita privata dei loro cittadini. L’Italia ha risposto richiamando l’ambasciatore. Al Cairo raccontano adesso che stiamo montando il caso per nascondere il problema delle dimissioni della ministra Federica Guidi.
Egitto In Egitto è in corso una lotta tra le fazioni che circondano il generale al Sisi, ultimo padrone del Paese. Al Sisi è un golpista, ma è un baluardo indispensabile all’avanzata dell’Isis in Libia e a una presa del potere, al Cairo, dei Fratelli Musulmani. Altro problema: abbiamo con l’Egitto un interscambio importante del valore di cinque miliardi di dollari. Richiamare l’ambasciatore si può, rompere del tutto è impossibile.