14 marzo 2016
Oggi 52 - Pd
Scissione Il Pd si sta avviando alla scissione. D’Alema in un’intervista al Corriere della Sera ha detto che il partito «è finito in mano a un gruppetto di persone arroganti e autoreferenziali», «Renzi somiglia più a Berlusconi che all’Ulivo», «nessuno può escludere che alla fine qualcuno riesca a trasformare questo malessere in un nuovo partito». Renzi ha risposto che sono proprio quelli che rimpiangono l’Ulivo ad averlo distrutto. E qui s’è arrabbiato Bersani, «senza Ulivo non c’è Pd» ecc. A Perugia lo scorso weekend la minoranza di sinistra del partito aveva organizzato una sua «convention», e i renziani l’hanno disertata. Offesa gravissima.
Ulivo Ma poi cos’è l’Ulivo? L’idea di tenere insieme tutte le anime generate dal vecchio Pci e dalla sinistra Dc e presentarsi agli elettori come una formazione di sinistra. Questo schieramento è apparso sulla scena per l’ultima volta nelle elezioni del 2006, vinte da Prodi per un niente. L’esecutivo che ne uscì era sostenuto da una dozzina di partiti, al Senato stava in piedi grazie ai voti dei senatori a vita, liti continue tra i vari gruppi e gruppetti con lo spettacolo assurdo dei ministri che partecipavano alle manifestazioni contro il loro stesso governo. Napolitano dovette sciogliere le camere dopo due anni. Come mai quel fallimento completo viene rievocato a questo punto con inspiegabile nostalgia?
Referendum La risposta è semplice: Renzi deve affrontare a giugno la prova delle amministrative in cinque città importanti: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna. E in ottobre ci sarà il referendum sulle riforme costituzionali. Il premier ha promesso che, se non lo vince, si ritirerà dalla vita politica. Per l’ala sinistra del Pd, che aveva in mano il partito al tempo di Bersani, sono le ultime occasioni per riprendere il controllo della cosiddetta «ditta». Non è importante (e non è possibile) vincere. Ma sarebbe essenziale, per questo gruppo, almeno far perdere il segretario-premier, divenuto ormai il loro nemico numero uno.