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 2015  settembre 07 Lunedì calendario

Oggi 25 - Supplenti

Anno scolastico La settimana scorsa, a partire da Bolzano, i ragazzi sono tornati a scuola. C’è già un importante calendario di proteste, dato che l’ultima riforma del governo Renzi (la cosiddetta Buona scuola) non piace alle organizzazioni sindacali e neanche a quelle dei genitori e degli studenti. Il punto è soprattutto questo: mettendo in preventivo centomila assunzioni a tempo indeterminato, il premier Renzi e il ministro Giannini avevano garantito che il vecchio fenomeno dei supplenti e della girandola delle cattedre si sarebbe drasticamente ridotto, e alla fine sarebbe scomparso. Risulta invece che le lezioni cominceranno grazie all’apporto di ben 50 mila supplenti. Come mai?

 

Supplenti La ragione è questa. Le cattedre a tempo indeterminato vengono assegnate mediante un algoritmo che tiene conto del tipo di insegnamento di cui c’è bisogno e della materia in cui è specialista il docente. Ogni professore è stato obbligato a segnalare cento province in cui gli piacerebbe andare, mettendole in ordine di preferenza. Il computer mette insieme questi elementi e offre quindi al professore A la cattedra B nel posto C. All’inizio s’era previsto che l’offerta non potesse essere rifiutata, pena la decadenza dell’insegnante da ogni diritto e pretesa. Quindi, se tu stai a Trapani e io to offro una cattedra in Lombardia o accetti o sei fuori per sempre. Le proteste generali hanno provocato un attenuamento di questa severità: se tu stai a Trapani e io ti offro la Lombardia, è stato stabilito, puoi accettare ancora l’anno prossimo e per quest’anno prenderti una supplenza a Trapani e tirare avanti. Ecco l’origine dei 50 mila supplenti del 2015-2016.

 

In silenzio Le cattedre ancora da assegnare sono 50 mila e questa partita finale verrà giocata a novembre. La Giannini giura che stavolta i professori mandati all’altro capo del Paese saranno pochissimi, non più del 5-6%. Nonostante le proteste generali, il ministro dice che la maggioranza è d’accordo. Ha solo il torto di stare zitta.