11 maggio 2015
Oggi 9 - Vitalizi (8.5.2015)
Vitalizio Con la parola “vitalizio” si indica non una pensione, ma un assegno che si versa mensilmente al parlamentare non più eletto. Non è una pensione perché non ci sono contributi versati, e il parlamentare la intasca non grazie a una legge dello Stato, ma per una decisione presa in autonomia da Camera e Senato. Intorno a questi elementi si spacca il capello in quattro da più di un anno: con Tangentopoli, l’odio per la casta, Grillo e il resto, è sorto giustamente il problema di che cosa fare di questo assegno quando l’ex parlamentare risulta condannato in qualche processo penale o comunque “indegno” o “disonorato” (articoli 48 e 54 della Costituzione). Togliergli i soldi? Ma non si tratta di un diritto acquisito? Eccetera.
Giuristi Poiché il vitalizio esiste per decisione autonoma di Camera e Senato, i due presidenti – Boldrini e Grasso – hanno dovuto decidere autonomamente, con l’aiuto, è ovvio, dei due uffici relativi. Grasso ha consultato otto giuristi, ciascuno dei quali ha fornito un parere diverso, con questo aprendo la strada a qualunque soluzione (Zagrebelsky ha ricordato il Bartolo di Mozart: «Con un equivoco, con un sinonimo qualche garbuglio si troverà»). D’altra parte, qualunque tema riguardante la Casta rischia di far perdere voti, e tra poco si vota per le Regionali e quelli del Movimento 5 Stelle, sul tema, strillano da un pezzo. Quindi venerdì i due uffici di presidenza si sono fatti coraggio e hanno deciso.
Regole Perdono l’assegno gli ex parlamentari condannati a pene superiori ai due anni. Lo riacquistano però se vengono riabilitati. E in che consiste la riabilitazione? Nell’aver scontato la cosiddetta “pena accessoria”. Esempio di pena accessoria: Berlusconi che va a confortare i vecchi di Cesano Boscone. Su questo impianto, polemiche infinite. Ci hanno rimesso, tra gli altri, Previti, Dell’Utri, Forlani. S’è salvato invece Pomicino. Ma per avere l’elenco completo bisognerà aspettare due mesi. I casi sono tanti, i garbugli e i sinonimi troppi.