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 2024  aprile 18 Giovedì calendario

Ritratto di Angela Rayner

Londra Un’indagine dovuta o una caccia alla strega? La scandalo che ormai da settimane avviluppa Angela Rayner, la «regina rossa» vice-leader del partito laburista, sta diventando un serio problema politico per l’opposizone di sinistra, ma solleva anche dubbi sull’accanimento verso una donna scomoda e controcorrente.
Ieri il Times ha rivelato che la polizia sta indagando su «molteplici accuse» nei confronti di Angela Rayner e che i detective intendono «andare al fondo della questione»: sarebbero addirittura oltre una dozzina gli investigatori che si stanno occupando attivamente del caso. La vice del leader laburista Keir Starmer è accusata di evasione fiscale: non avrebbe pagato le tasse dovute sulla vendita della sua casa, perché non si sarebbe trattato della sua residenza primaria, come lei dichiarava, ma di una seconda abitazione. Se questo è vero, significa che avrebbe anche dato informazioni false ai registri elettorali e approfittato indebitamente dello sconto sulle tasse comunali.
Angela si proclama innocente e in buona fede, anche se promette che si dimetterà se dovesse essere trovata colpevole. Finora Starmer l’ha difesa, ma l’imbarazzo in casa laburista è crescente e palpabile. Ciò che è notevole, tuttavia, è la crociata lanciata contro di lei dai tabloid di destra, che ormai la crocifiggono in prima pagina quasi ogni giorno.
Una foga che ieri ha provocato la reazione di uno dei più noti commentatori del Times, Matthew Parris, pur schierato dalla parte dei conservatori: «La persecuzione di Angela Rayner è oltraggiosa – ha scritto il columnist — brutale, snob e completamente sproporzionata» (l’eventuale evasione fiscale ammonterebbe infatti a 3.500 sterline, circa 4 mila euro). Ma soprattutto, nota Parris, si avverte «più che un sentore di misoginia e di condiscendenza di classe»: perché Angela Rayner è un personaggio tracimante che incarna il peggior incubo dei conservatori più retrivi.
Nata in una famiglia poverissima (la madre, affetta da disturbi psichici, a volte le dava cibo per cani), ragazza madre a 16 anni, lascia la scuola per andare a fare la badante, entra nel sindacato e di lì arriva in politica, fino a scalare le gerarchie laburista e diventare la vice leader (e dunque vice premier nel prossimo governo, dopo l’inevitabile vittoria alla prossima tornata elettorale). Capelli rosso fiamma, tatuaggi alla caviglia, scarponi caleidoscopici ai piedi, turpiloquio da scaricatore di porto, pesante accento da proletaria del Nord: ce n’è di tutto per farsi idolatrare o odiare, a seconda dei punti di vista.
Di fronte all’ingessato Starmer e alla tecnocratica Rachel Reeves (la cancelliera ombra dello Scacchiere), Angela è l’unica che riesce a scaldare i cuori del popolo della sinistra: ma la sua personalità prorompente la rende anche prona alle gaffe ( come quando definì «feccia» i conservatori), tanto che c’è chi la considera in realtà una zavorra per un partito laburista che si vuole sempre più rispettabile e «governativo».
Una sua eventuale uscita di scena avrebbe però una importante ricaduta politica: lei è la strenua paladina di quella riforma del diritto del lavoro che è rimasta l’unica «cosa di sinistra» del programma laburista, per il resto privo di qualsiasi slancio innovatore e appiattito sulla gestione dell’esistente. Un deciso rafforzamento delle prerogative dei lavoratori (molto deboli in Gran Bretagna) che la comunità degli affari non vede per nulla di buon occhio: fatta fuori Angela, invece, nella City dormirebbero sonni tranquilli.
E forse anche nel Labour qualcuno tirerebbe un sospiro di sollievo.