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 2024  aprile 18 Giovedì calendario

Santanchè-Angelucci: così l’srl “bollita” entrò in Borsa

Pochi imprenditori sarebbero così abili da riuscire a quotare in Borsa a costo zero una loro società. Ma ancor meno sarebbero quelli in grado di farlo grazie a una piccola azienda con i bilanci truccati e di fatto già sull’orlo del fallimento. Eppure, secondo Nicola Pecchiari, docente di contabilità dell’Università Bocconi e consulente della Procura di Milano nelle indagini per i falsi in bilancio nel gruppo Visibilia, è esattamente quello che Daniela Santanchè avrebbe fatto nel 2014. L’operazione, in gergo tecnico un’acquisizione inversa, consentì all’attuale ministro del Turismo del governo Meloni di conquistare una piccola società quotata di pubbliche relazioni, la Pms, apportando come propria quota valutata oltre 2 milioni le testate giornalistiche che sino a pochi mesi prima erano di Visibilia Srl. Peccato che, secondo l’analisi di Pecchiari, la Srl fosse all’epoca già insolvente e con patrimonio netto negativo per molti milioni, il che ne avrebbe dovuto far scattare la liquidazione o il fallimento. La nuova azienda fu ribattezzata Visibilia Editore Spa ed è dalla denuncia dei suoi soci di minoranza che ha preso le mosse l’indagine dei pm milanesi sui conti del disastrato gruppo editoriale-pubblicitario amministrato sino a fine 2021 dalla senatrice di Fratelli d’Italia. Il tutto con un intreccio tra le aziende della coppia Santanchè-Mazzaro e le società e i manager del gruppo Tosinvest della famiglia Angelucci, editori di LiberoIl Tempo e il Giornale ora vicini all’acquisto dell’agenzia Agi dall’Eni.
La vicenda viene svelata nella relazione del perito Pecchiari nella relazione depositata il 25 marzo nelle mani del procuratore aggiunto Laura Pedio: secondo l’analisi, la conquista da parte di Santanchè della Pms non sarebbe potuta avvenire nelle modalità con le quali invece andò in porto. A novembre 2014, Visibilia Editore Holding conferì il ramo d’azienda editoriale composto dalle sue testate giornalistiche nella Pms, società in mano alla vedova di Patrizio Maria Surace, manager della comunicazione morto a 55 anni il 13 agosto 2012, stroncando le prospettive della sua azienda. Il conferimento avvenne come sottoscrizione di un aumento di capitale da 2,08 milioni, consentendo di acquisire l’85% di Pms, ribattezzata Visibilia Editore Spa. Secondo Pecchiari, “il progetto di collocare il ramo editoriale in una società quotata nel 2014 non doveva prescindere dal fatto che il correlato ramo di raccolta pubblicitaria (rimasto in Visibilia Srl) era di fatto già insolvente, con la necessità di avviarne la liquidazione o, più verosimilmente, una procedura concorsuale”. Ma “ciò non avvenne a motivo dell’intenzionale occultamento della perdita del capitale in capo a Visibilia Srl. Non solo: il contestuale accesso al mercato finanziario della Visibilia Editore portava l’indubbio vantaggio dell’opportunità di accedere alla raccolta di capitali (azioni e/o obbligazioni) sui mercati finanziari”. Per il perito, i bilanci della Srl erano già stati truccati quando l’operazione avvenne, il 7 agosto 2014: le rettifiche sui conti della Srl condotte dall’esperto riducono il patrimonio netto di Visibilia Srl a fine 2014 “da 798 mila a meno 5,5 milioni”, con la perdita del capitale, ma al netto dell’ulteriore successiva plusvalenza da 4 milioni di apporto a Visibilia Editore sarebbe stato negativo per 9,5 milioni. Per Pecchiari ciò dimostra “quale fosse il reale stato di ‘salute’ del business congiunto editoriale + concessionaria” di Visibilia Srl prima del conferimento a Visibilia Editore della sola parte editoriale. L’attività editoriale e di raccolta pubblicitaria era stata esercitata, fino al 7 agosto 2014, da Visibilia Srl. Posto che appare inverosimile che la sola attività di concessionaria (gestita da Visibilia Srl dal 7 agosto al 31 dicembre 2014) abbia potuto generare in soli 5 mesi una perdita del capitale di 5,5 milioni, appare evidente come l’intera gestione editoriale + concessionaria abbia generato perdite consistenti già ben prima del 7 agosto 2014”. Visibilia Editore il 29 febbraio è stata commissariata dal tribunale di Milano. L’avviso di conclusione delle indagini per il filone dei falsi in bilancio di Visibilia Editore e Visibilia Srl (ora in liquidazione) è stato recapitato l’11 aprile dai pm di Milano a Daniela Santanchè e, tra gli altri 17 indagati, al suo ex compagno Canio Mazzaro. In quell’avviso, i pm fanno propria la ricostruzione di Pecchiari sulla falsificazione del patrimonio netto di Visibilia Srl sin dal 2014.
Ma dalle carte emerge anche un altro aspetto interessante. Visibilia Srl era stata fondata da Tosinvest, la finanziaria del gruppo Angelucci, con il nome di Adv. Tosinvest poi ne cedette il suo 50% a Santanchè a settembre 2010, dopo che per anni l’azienda aveva raccolto pubblicità per Libero, quotidiano degli Angelucci. Non solo: tra i manager di Pms prima dell’acquisizione sedeva Ernesto Monti, presidente della Tosinvest. Nel cda di Pms all’epoca della conquista da parte di Santanchè c’era poi Roberto Mazzei, consigliere sempre di Tosinvest. E lo stesso Mazzei fu proposto il 22 gennaio 2015 da Canio Mazzaro nella lista di Bioera per il cda della controllata Ki Group. Coincidenze.