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 2024  febbraio 13 Martedì calendario

Biografia di Valerio Mastandrea

Valerio Mastandrea, nato a Roma il 14 febbraio 1972 (52 anni). Attore. Regista. David di Donatello per le sue interpretazioni in La prima cosa bella (Paolo Virzì, 2010), Gli equilibristi (Ivano De Matteo, 2013), Viva la libertà (Roberto Andò, 2023) e Fiore (Claudio Giovannesi, 2017). Da ultimo visto in Diabolik – Chi sei? (Manetti Bros, 2023), C’è ancora domani (Paola Cortellesi, 2023) e Adagio (Stefano Sollima, 2024). Nel 2018 ha diretto il suo primo film, Ride; nel 2024 è in uscita il secondo, Nonostante. «La mia forza sta nel fatto che preferisco essere una persona felice piuttosto che un grande attore».
Vita Nato e cresciuto nel quartiere romano della Garbatella, figlio unico di genitori separati, dopo il divorzio è stato affidato alla madre ma è cresciuto soprattutto con la nonna • «Io sono figlio di una donna che mi ha avuto molto giovane, e sono cresciuto con i miei nonni. E ho capito di essere figlio da adulto, non da piccolo: quando il mio genitore è invecchiato e io sono diventato padre» (a Gianmaria Tammaro) • Un passato come batterista e playmaker • «A 19 anni ho scritto a Maurizio Costanzo, volevo andare a raccontare i fatti miei. M’hanno chiamato. Un’esperienza che non rinnego, ho toccato con mano le potenzialità televisive. Un passaggio utile a farmi allontanare da quel periodo della vita mia ragionandoci. Avevo fatto il botto, mi sono messo paura, attacchi di panico. Da lì ho cominciato a scrivere e a recitare al teatro Argot di Roma. Era il 1993. Però più vado avanti e più cerco di non andarci in tv, più cresco e più mi spaventa» • «Ha iniziato la sua carriera come ospite al Maurizio Costanzo show. “Allora avevo 19 anni e non sapevo di voler fare l’attore. Studiavo all’università, lingue, io che non parlo nemmeno l’italiano… Dopo due anni ho conosciuto alcune persone, tra cui Vera Gemma con cui ho fatto un’opera teatrale. I primi tempi, però, la popolarità guadagnata con il Costanzo show è stata un ostacolo. La gente pensava: ‘Ora questo che vuole?”. È stato difficile recuperare credibilità”» (a Tiziana Lupi) • Ex Rugantino a teatro (1998, con la Ferilli, Simona Marchini e Maurizio Mattioli, 253 repliche) • «La notorietà fa strani scherzi. Valerio Mastandrea lo ha imparato presto, in due occasioni, che gli sono rimaste impresse: “La prima volta che mi hanno fermato per strada, ho rischiato. Era un laziale, mi voleva menare perché io sono romanista”. L’altro incontro sembra la sequenza di un film: “Ero in motorino, di sera tardi, sulla Prenestina. Vengo superato da uno che andava velocissimo, senza casco. Poi lo vedo tornare indietro ‘sei Mastandrea? Mi piace come lavori’. Se ne va sgasando, e, dopo un attimo, mi è di nuovo accanto ‘Ho un po’ d’erba, vuoi fuma’ con me?’. Rispondo di no, e lui ‘Bravo, allora me la fumo io, grazie’”. Complimenti, voglia di condividere, e, certe volte, sguardi ostili: “C’è chi si identifica con la mia normalità e si chiede ‘ma se lui è famoso, perché non lo sono anch’io?’”. In ogni caso, dice l’attore, “perdere l’anonimato è un trauma” […] Il momento esatto in cui ha scelto il suo mestiere coincide con un viaggio in treno, durante le riprese di Palermo-Milano solo andata di Claudio Fragasso: “A 21 anni studiavo e mi piaceva molto, ma non sapevo cosa avrei fatto dopo. Poi sono arrivate le prime apparizioni in tv e da lì è partito tutto”. Per la gavetta non c’è stato tempo: “Ne ho fatta poca, e non me ne vanto. Ho avuto la fortuna di essere arrivato nel momento giusto, ero l’attore che mancava, quello che poteva essere se stesso, percepito come autentico. Però lo studio della recitazione mi è mancato. Quando eravamo in scena con Rugantino Sabrina Ferilli aveva un suo modo di fare gli auguri ‘ricordati che nella foresta ti hanno preso e nella foresta ritornerai’. Aveva ragione”. Al posto di corsi e lezioni ci sono stati gli incontri fondamentali: “Sento forte la mancanza di Claudio Caligari. E di Ettore Scola, che aveva una giovinezza e una freschezza uniche” I provini lasciano spesso ricordi forti: “A 22 anni fui chiamato da Marco Risi per Il branco, feci l’audizione, non fui preso, e ci rimasi molto male. Mi disse che avevo nello sguardo qualcosa che non lo convinceva, non ho mai capito cosa volesse dire”» (a Fulvia Caprara) • Al cinema è stato tra l’altro il commissario Calabresi in Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, protagonista di Non pensarci di Gianni Zanasi (2008, Ciak d’oro) e della serie omonima andata in onda nel 2009. David di Donatello come miglior attore nel 2010 per La prima cosa bella di Paolo Virzi e nel 2013 per Gli equilibristi di Ivano De Matteo (miglior attore protagonista) e Viva la libertà di Roberto Andò (miglior attore non protagonista). Da ultimo visto in La mia classe (Daniele Gaglianone, 2013) e La sedia della felicità (Carlo Mazzacurati, 2014) • Ha prodotto l’ultimo film di Claudio Caligari (1948-2015), Non essere cattivo (2015), candidato all’Oscar dall’Italia nel 2016 • Sempe nel 2016 è stato il protagonista del film Fai bei sogni, diretto da Marco Bellocchio, dall’omonimo romanzo di Massimo Gramellini. «Per interpretare il protagonista di Fai bei sogni, Valerio Mastandrea non ha utilizzato tecniche di immedesimazione, non ha fatto nulla per trasformare il suo aspetto, non si è documentato per mesi come magari avrebbero fatto tanti suoi colleghi d’oltreoceano: “Quando ho incontrato per la prima volta Massimo Gramellini gli ho detto: ‘Nel film non ti cercare, almeno non fisicamente, non come se fossi davanti a uno specchio’”. Gli scambi, da quel momento, sono stati rari: “Valerio – scherza Gramellini – non mi ha più rivolto la parola. Sostiene che, nel momento in cui sono entrato nella sua stanza per conoscerlo, la Roma abbia sbagliato un rigore”. […] Per Mastandrea la prova con Bellocchio era un appuntamento importante, atteso da tempo: “Io e Marco ci conoscevamo da molto, la sua chiamata è arrivata improvvisa, ho capito subito che era l’occasione giusta per lavorare insieme”. Il primo passo non è stato leggere il romanzo: “L’ho fatto volutamente, proprio per non incappare in facili tentazioni imitatorie, che avrei comunque disatteso, e soprattutto perché volevo cercare il personaggio di Massimo sul copione, non tra le pagine del racconto. Un film e un libro hanno due differenti caratteri espressivi. È sempre bene tenerlo a mente”. Ma il punto non è solo questo: “Ho un mio problema di deficit tecnico, non mi affido mai a questo aspetto della recitazione, non l’ho fatto nemmeno quando ho interpretato Rugantino anche se tutti mi raccomandavano di guardare le versioni precedenti. E poi non avrei mai potuto essere un vero Gramellini, per provenienza territoriale e fede calcistica. Anzi, forse in quel campo siamo accomunati dal vivere il tifo con dolore”» (a Fulvia Caprara) • Nel 2018 ha interpretato il monologo Figli, di Mattia Torre (1972-2019), diventato un film nel 2020, subito dopo la morte di Torre, diretto da Giuseppe Bonito: «Si aspettava il clamoroso successo del suo intervento con Figli nello show televisivo EPCC a teatro di Alessandro Cattelan? “No, io e Mattia Torre queste reazioni non ce le aspettiamo mai. Però abbiamo capito che la nostra collaborazione vive di queste cose. È come se lui preparasse la ‘bomba’ e io la piazzassi. Fuori da ogni retorica, lo considero uno degli autori più acuti, intelligenti che abbiamo in Italia”. E lei come vive la paternità? “Molto diversamente da Mattia. Quello è proprio il suo monologo. Io ho cominciato a bere dopo che è nato mio figlio: lui ha smesso, io ho cominciato. E lui è impressionato dal fatto che il pubblico si sia così identificato. È addirittura una rivoluzione, perché in fondo la famiglia italiana è basata sulla sacralità del figlio. Colpisce quindi, qualcuno che ha il coraggio di dire che i figli rompono le scatole e ti impediscono di fare tante cose. E per farlo si prende pure in giro. Ci sono passaggi notevoli sul senso di colpa cattolico, quello universale, quello che proviamo tutti, anche chi non pratica: se lo fai dormire da solo, poi lo vai a svegliare per chiedergli ‘com’è andata?’”. Lei che tipo di padre è? “I figli rendono il tempo qualcosa di diverso. Però principalmente un figlio ti leva l’‘occhio di bue’ di dosso: non sei più il protagonista della tua esistenza”» (ad Arianna Finos) • «Da regista Mastandrea confessa di essersi “scoperto stronzo come, certe volte, possono essere i registi”; da ideatore, a Roma, con Daniele Vicari, della Scuola di Cinema dedicata a Gian Maria Volontè, consiglia ai giovani allievi di “non andare all’estero”; da interprete ricorda sempre la frase “bisogna essere persone felici, prima che grandi attori”. Gli episodi della vita di set sono infiniti, ma quello che l’ha fatto ridere di più è legato al tempismo comico di Stefania Sandrelli: “Stavamo girando La prima cosa bella, c’era un gran silenzio, a un certo punto, dalla strada, si sentì forte il rutto di un signore. Stefania si voltò e disse ‘Pronti a girare?’, come se quello fosse stato il segnale per battere il ciak”» (a Fulvia Caprara) • «Sono monicelliano. Mi sento uno de La grande guerra o dei Soliti ignoti. Moretti mi piace molto, Muccino non è nel mio stile e io, probabilmente, non sono nel suo» (ad Alessandra Rota) • «Il mio è l’italiano parlato da un romano, d’altra parte solo i doppiatori parlano senza regionalismi. Il mio accento racconta una storia. Me ne vanto» • “Come sceglie i ruoli che interpreta? “In base a quello che mi va di fare in quel momento e alla sintonia con chi me li propone. Ma non pensi che sono uno di quelli che tutti gli suonano e lui non risponde mai. Ho fatto anche cose che non mi andava di fare e ho sofferto”. Ad esempio? “Diciamo i film “alimentari”, quelli grazie ai quali puoi permetterti di fare quelli che, invece, ti piacciono”» (a Tiziana Lupi).
Politica «Ho votato sempre a sinistra, Berlusconi non lo voterei mai. Nel 2006 ho votato Prc. Veltroni è un caterpillar, ma non so se voterò» (alla vigilia delle Politiche 2008). Nello stesso anno ha firmato un appello degli studenti della Sapienza contro le aggressioni di alcuni militanti di estrema destra • Nel 2014 l’appello No Tav in solidarietà con i quattro attivisti arrestati con l’accusa di terrorismo e ha fatto sapere: «Sono sempre stato convinto che votare fosse un diritto e un dovere. Dopo le ultime elezioni ho capovolto il pensiero. Credo che oggi sia un diritto anche non votare».
Calcio Romanista, ha dedicato alla sua squadra la poesia L’antiromanismo spiegato a mio figlio.
Cibo Nel 2021 ha partecipato a Dinner Club, la serie di Amazon Prime con Carlo Cracco: «“Non so cucinare, sono distratto, non mi interessa un granché. Sono stato la pecora nera del programma; Carlo con me è stato come un professore che insegna a un tipo cresciuto con le scimmie” […] Lei non mangia cibo “bianco” come la mozzarella. “Da piccolo credo di essere stato ingozzato di formaggini, e oggi non riesco a inquadrare le cose bianche come commestibili”. A tavola cosa teme? “Potrei dire il conto, ma poi passo da tirchio; in realtà ho mangiato fuori per 35 anni e per fortuna ho smesso”» (ad Alessandro Ferrucci).
Curiosità Sul braccio ha un tatuaggio con la scritta «Tutto è puro per i puri» • Non ha mai imparato a nuotare.
Amori È stato fidanzato con Paola Cortellesi, e insieme hanno diretto Il Quarticciolo, un piccolo teatro nella periferia di Roma • Dal matrimonio con l’autrice televisiva Valentina Avenia è nato il figlio Giordano. Divorziato, Dal 2016 è legato all’attrice Chiara Martegiani, protagonista dal suo primo film da regista, Ride, e dalla quale nel 2021 ha avuto il figlio Ercole.