Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  aprile 13 Sabato calendario

L’ultimo messaggio alla nazione di Fedez

Nell’ultimo messaggio alla nazione, Fedez mostra la nuova «cover» del suo telefono con la famosa effigie di Berlusconi che fa le corna: «Per l’uomo che non deve chiedere mai. Spero di lanciare una moda». Forse ignora che si tratta di una delle immagini più inflazionate del millennio. Mentre i suoi seguaci si interrogano sul significato recondito della scelta (una critica al politico defunto o un’allusione a qualche affaire sentimentale?), mi permetto di buttare lì un’altra ipotesi: e se invece non significasse proprio niente? Il vero mistero di Fedez è come una parte dell’opinione pubblica di sinistra abbia potuto trasformarlo in un campione del progressismo, quando è evidente che si tratta di un giuggiolone goliardico, persino simpatico a volte, ma con la profondità di un pavimento di linoleum.
A inizio carriera i suoi testi erano giochi di parole brillanti («prima eri un problema di cuore, ora sei il cuore del problema») che facevano di lui un Bergonzoni minore, ma molto promettente. Poi con la maturità si è un po’ perso, disegnando una parabola opposta a quella di Jovanotti, che però legge un libro di spiritualità al giorno, mentre Fedez, e lo ha ribadito nella rivelatoria intervista a «Belve», sembra veramente interessato solo alla superficie dell’esistenza: lusso e sesso. Niente di male, se va bene a lui. Ma chi lo aveva scambiato per il nuovo guru della sinistra non deve avere le idee molto chiare su chi siano i guru e soprattutto su che cosa dovrebbe essere la sinistra.