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 2024  marzo 28 Giovedì calendario

Periscopio

L’ok alla risoluzione Onu per il cessate il fuoco immediato a Gaza è soprattutto un forte segnale politico: il sostegno degli Usa a Israele non è più incondizionato. HuffPost.
Netanyahu annulla visita delegazione Israele a Washington. La Stampa.
L’ISIS ha appena rivendicato un atroce massacro a Mosca. [Si può] immaginare qualcuno che dica: «In seguito al terribile attacco compiuto dall’ISIS a Mosca, invitiamo i russi a dare prova di moderazione e ad agire solo in conformità con le leggi internazionali. Chiediamo un cessate il fuoco immediato tra le parti. Inoltre, in Russia dovrebbe essere creato uno Stato libero dedicato all’Isis, ovvero due Stati per due popoli. Chiediamo ai russi di garantire una fornitura regolare di camion con cibo, carburante e attrezzature mediche ai membri dell’Isis fino a quando la questione non sarà risolta»? Luciano Dondero [da Red Utopia Roja].

Putin attacca: «Usa e Londra complici». La Stampa.
Ciò che più sorprende sono i toni e i termini estremamente misurati del comunicato presidenziale. Pino Arlacchi, il Fattosky quotidiano.
Putin: «Presi quattro terroristi, fuggivano in Ucraina». ilmessaggero.it
Lukashenko: «I terroristi hanno tentato la fuga in Bielorussia». Ansa.
Putin vuole l’escalation. Repubblica.
Gli analisti: «Conflitto mondiale? Putin non lo vuole. [Lo vuole] Macron».il Fattosky quotidiano.
I terroristi russi hanno lanciato missili balistici su Kiev. (…) Tutti noi che rispettiamo e proteggiamo la vita dobbiamo porre fine a questo terrore. Volodymyr Zelensky (X).
[È in corso una] guerra ibrida del Cremlino verso l’Italia. Oltre a lanciare siti di pura disinformazione come Il Corrispondente di Avondet, la Russia ha ingaggiato influencer italiani per eventi a Mosca e Sochi con Putin, come Ornella Muti e sua figlia Naike, Jorit, il pianista Lorenzo Bagnati, Pupo, che insieme superano il milione di follower solo su Instagram, e giovani studentesse italiane all’università MGIMO di Mosca come Irene Cecchini e Camilla Trogu si sono prestate alla normalizzazione e sdoganamento della dittatura, prontamente rilanciata dall’ambasciata russa a Roma. Matteo Pugliese, Linkiesta.

Stanno pestando a sangue gli arrestati per fargli dire ciò che gli è più comodo. Le immagini della tortura d’un sospettato dell’attentato terroristico vengono pubblicate da canali televisivi associati alle forze dell’ordine. Sono apparse online le foto d’un uomo sdraiato su una passerella con i pantaloni abbassati. Accanto a lui c’è un dispositivo con fili che si estendono fino all’area genitale. Un uomo è in piedi vicino al sospetto e lo calpesta col piede. Indossa abiti mimetici. (…) A un altro sospettato, Rajab Alizadeh, durante la detenzione è stato tagliato un orecchio e si è cercato di costringerlo a mangiarlo. Durante l’interrogatorio, non ha capito le domande poste. In tribunale parlerà attraverso un interprete. Durante la prima seduta i giornalisti sono stati cacciati. Gli stessi giornalisti picchiati dai poliziotti subito dopo l’attentato al Crocus. Anonimo Russo (HuffPost).
L’orecchio del jihadista [è stato] tagliato con un coltello che sarà messo all’asta. Corriere della Sera.

Le televisioni russe si sono riempite delle immagini di torture e sevizie contro i terroristi, il trattamento riservato dagli agenti russi è stato documentato con ostentazione per dare l’idea che le forze dell’ordine sono forti nonostante non siano riuscite a prevenire l’attentato né a intervenire tempestivamente: hanno impiegato un’ora ad arrivare. Micol Flammini, il Foglio.
[Mosca, la sera dell’attentato]. Giornalisti abituati da sempre (…) a passare le veline del potere, si sono dimenticati per qualche ora d’essere giornalisti di regime. Per cui hanno scoperto (registrando le ammissioni dei terroristi e ascoltando gl’inquirenti che stavano lavorando sul posto) che gli assassini erano dell’Isis. (…) Ma poi è intervenuto il Cremlino a dare la linea: non si tratta di terroristi dell’Isis ma di terroristi ucraini. E i giornalisti moscoviti che, per qualche ora si erano sentiti giornalisti normali, hanno dovuto rassegnarsi a ridiventare passacarte di resoconti farlocchi cucinati nelle stanze del potere assoluto. Diritto & Rovescio (ItaliaOggi).

Oggi è colpita Mosca. Ma la sfida è particolarmente insidiosa per gli occidentali. Le democrazie non possono permettersi la brutalità della Russia nella repressione del fenomeno. Inoltre, l’Occidente è la parte più secolarizzata del mondo e ciò lo mette in svantaggio di fronte al fanatismo religioso. Non lo comprende e per questo fatica a fronteggiarlo. Come mostra l’indulgenza con cui molti europei guardano alle componenti più integraliste delle nostre comunità islamiche. È anche in quelle componenti che i jihadisti cercano appoggi e reclutano adepti. Angelo Panebianco, Corriere della Sera.
Ortensio Zecchino, un passato da politico e un presente da pensoso cattolico liberale, ha riproposto il tema crociano con il libro, variamente istruttivo per ingegno e ricostruzione storica, Perché non possiamo non dirci cristiani. Letture e dispute sul celebre saggio di Benedetto Croce (Rubbettino). L’autore evidenzia che il saggio di Croce fu respinto sia dai fascisti sia dai comunisti. Proprio questa doppia bocciatura fa risaltare il suo senso: l’antitotalitarismo. (…) Quando don Sturzo lo lesse a New York ne colse, dice Zecchino, il senso profondo: libertà contro totalitarismo. Giancristiano Desiderio, la Ragione.

Non mi [piace] per niente il comportamento di Giorgia Meloni in Parlamento. L’irrisione verso i parlamentari definiti «ragazzi», l’esibizione del romanesco che non è il massimo della vita, il cazzeggio con i colleghi ministri, gli sguardi beffardi, le faccette di scherno, la testa nascosta nella giacca come gesto supremo di fastidio. Un Presidente del Consiglio non agisce mai così. (…) Perché mostrare questa inutile protervia? Risponde ad una strategia comunicativa voluta? Oppure si tratta d’una manifestazione, più o meno involontaria, d’arroganza? Se è così, peggio me sento, sempre per dirla in romanesco. Claudio Velardi, velardi.eu (da ItaliaOggi).
[Prima] Decaro smentisce Emiliano: «Mai stato a casa della sorella del boss». lastampa.it
[Poi una] nuova versione: «È successo, ma in piazza». Libero.
Era un selfie per San Nicola. La sorella del boss.
Non basta avere poche cose da dire. Bisogna anche dirle bene. Roberto Gervaso