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 2024  febbraio 12 Lunedì calendario

Profetico Fellini sulla scommessa di Sunak

Scommettiamo? Ci sono circa tremila “betting shops” a Londra e i gamblers, ben più accreditati dei sondaggisti, non puntano sulla vittoria di Rishi Sunak nella scommessa che ha fatto in tv di iniziare le deportazioni di immigrati in Ruanda prima delle elezioni politiche di fine anno. Sunak ha scommesso mille sterline e, nel quartiere di Ilford, quasi al confine con “il ghetto” musulmano, chi, su questa sua scommessa, scommettesse dieci sterline, se vincesse ne guadagnerebbe cento, che è la stessa quota assegnata all’arrivo dell’uomo su Marte entro il 2030, alla guarigione di King Charles, alla vittoria del Brighton alla Premier League. Il cinismo immorale di Sunak sulla pelle degli immigrati è stato ovviamente notato, pure a destra, ma è prevalso il sorriso per la scommessa che è “quite english”, una simpatia identitaria, “nazionalpopolare” diremmo noi italiani. E Sunak è perdente perché l’accordo sulla deportazione in Ruanda, costato già 120 milioni di sterline, è stato bocciato dai tribunali e divide il suo stesso partito. Ed è perdente anche nel partito conservatore che governa dal 2010 ed è dunque a sua volta perdente perché la legge del pendolo regola l’oscillazione e assegna il futuro al Labour Party di Keir Starmer. E però nel Paese delle scommesse, il rischio che spavaldamente ti rimette in gioco è sempre bene accolto e sono infatti eroi televisivi i criminali elegantoniPeaky Blinders che gestivano a Birmingham le scommesse clandestine. La scommessa è anche il motore del gioco d’azzardo che intossica e alleggerisce pure i ragazzini e le vecchiette. La scommessa, che secondo Pascal è la sola risorsa che ti permette di credere in Dio, in Inghilterra è uno stile di vita trasversale, la filosofia sia dell’East End e sia dei gentiluomini dei club londinesi. Nell’esclusivo Reform club il pigro Phileas Fogg scommise che il mondo poteva essere girato in soli ottanta giorni. E il giovane Toby Dammit di Edgar Allan Poe si dannò perché, dannazione! (in inglese “Damn it”), «non poteva quasi profferir parola senza proporre insieme di scommettere: scommetto tutto quello che vuoi, scommetto la testa col diavolo». E nel film di Fellini,Dammit, interpretato da Terence Stamp, non scommette come Sunak mille sterline, ma una Ferrari rossa e spider. Poi, davanti a un ponte crollato scommette di farcela a scavalcarlo senza precipitare. E, brum brum brum, guidando la Ferrari come un cavallo riesce a saltare, ma non si accorge di un filo d’acciaio steso fra i due tronconi e dunque atterra sì dall’altra parte, ma senza testa. Ecco, se provate a vederlo o a rivederlo pensando a Sunak che quest’anno si gioca tutto pur sapendo che perderà la sua scommessa, anche voi lo giudicherete il capolavoro dei capolavori di Fellini. Non uno Strafellini, nel senso di uno stufato di Zampanò e Gradisca, di paparazzi e vitelloni, ma un Fellinissimo, che in 37 minuti spiega perché la vita è una scommessa. Non ci credete?
Scommettiamo.