Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  settembre 27 Mercoledì calendario

Gli altromondisti

Facciamo questo esperimento, chiamiamoli Altromondisti. Niente di meglio di un’etichetta da applicare a un gruppo di artisti per far parlare di loro. E che se ne parli, questi se lo meritano proprio. Altromondisti è un’etichetta che si conia qui, ora, e mi perdonino l’hubris i critici d’arte di professione, perché io non sono che uno scrittore che colleziona arte contemporanea, ma uno scrittore-collezionista che ogni tanto racconta delle sue incursioni negli studi d’artista, nelle esposizioni delle accademie, nelle collettive delle gallerie di ricerca, nelle mostre dei premi per esordienti.
Ed è stato durante tutto questo girare che mi sono accorto che esiste un fresco insieme di artisti con un nuovo tratto comune: fanno una pittura figurativa accurata e descrittiva, di immediata lettura, ma non dipingono la realtà. Non li accomuna lo stile o la tecnica, quanto a questo si somigliano poco, anzi ognuno dipinge a modo suo. Ad avvicinarli è invece la scelta di dipingere un proprio mondo, con un’ambientazione che è collocata in un determinato luogo, un universo parallelo, un dettagliato mondo altro abitato da personaggi ricorrenti, impegnati in situazioni e contesti che sembrano appartenere a una narrazione, a una serie, a una saga. Gli Altromondisti sono pittori che se ne vanno dalla vita reale per spostarsi dentro una dimensione spesso fiabesca, qualche volta pop, qualche altra post-moderna, che è campo di messa a fuoco del sé e luogo di liberazione, di ricerca di serenità e di piacere, e soprattutto rifugio dalla nostra tormentata realtà.
Sto parlando di Davide Quartucci, Rachele Frison, Aronne Pleuteri, Gherardo Quadrio Curzio, Domenico Ruccia. Che hanno un’altra caratteristica comune: hanno appena terminato o stanno ancora frequentando l’Accademia di Brera. Quartucci (classe 2000) dipinge un mondo ombroso, boschivo, dove il verde è la tinta dominante, e dove un personaggio senza età, con un naso fuori misura e gambe e braccia ossute, si muove tra piante in decomposizione, escrementi, mosche, in contatto con la parte morente di una natura che è però benevola, pacifica, e che anzi con la morte riconcilia. La pittura di Frison (nata nel 1995) spinge nella direzione del fiabesco e del notturno, con personaggi ritratti in situazioni simboliche che li collocano in un’iconografia vicina al magico e al folklore, spiriti del bosco raffigurati con una predominanza di blu e di porpora a evocare la notte e il mistero, dentro a foreste che anziché minacciare offrono protezione e ristoro. L’omino dalle smisurate gambe scheletriche di Pleuteri (classe 2001), è protagonista di avventure sfortunate in un contesto bucolico, dentro una natura vagamente psichedelica, che a differenza di quella di Quartucci e Frison è aggressiva, non perdona, attacca e ferisce, ma con quadri che esplodono sempre in un twist ironico, al confine del comico, come se la natura del suo mondo a parte, più che impietosa fosse dispettosa. I quadri di Curzio (che è del 2000), hanno colori brillanti, linee taglienti, spigoli pungenti, e sono popolati da figure che sembrano automi steampunk, in un mondo irreale che oscilla tra un futurismo visionario, il Ballet mécanique di Leger e le illustrazioni di un moderno Mago di Oz. Ruccia, infine, unico tra gli Altromondisti che abbia (poco) più di trent’anni, è omogeneo al gruppo per formazione (Brera), e per il diploma recente, ottenuto nel 2021 dopo aver lasciato alle spalle una laurea in legge. L’altro mondo delle sue opere alterna personaggi d’invenzione a personaggi reali dello stardom (David Byrne, Linda Evangelista, Liz Taylor...), che Ruccia dipinge in pose iconiche e ironiche dentro un mondo allegro e glamour, chic e sopra le righe, in cui cercare relax e piacere in compagnia dei protagonisti preferiti del suo immaginario d’antan.
Ma gli Altromondisti sono consapevoli di poter essere raggruppati e così etichettati? Assolutamente no. Si conoscono e vengono dalla stessa accademia, ma quella del rifugiarsi in un altro mondo non è una poetica che hanno pianificato a tavolino, né da soli né tanto meno insieme. Ognuno ci è arrivato per conto proprio, in spontanea evoluzione rispetto a quanto dipingeva prima, e se si guarda la cronologia, il prima e il dopo hanno come spartiacque il 2020-21. Dunque gli anni del Covid, delle chiusure, del coprifuoco, del terrore che ci ha attanagliato per mesi a più riprese, smantellando lo scudo refrattario col quale credevamo di vivere e consegnandoci a una realtà di incertezza e angoscia. Questi giovani artisti hanno semplicemente respirato l’aria del loro tempo, e in un processo di azione-reazione hanno scelto una via che è sbagliato chiamare di fuga: piuttosto una via verso uno spazio privato, una comfort zone dove smaltire angoscia, stanchezza, esasperazione.
Un altro dato comune: è una pittura che funziona, e intendo per il gallerista e per il collezionista d’arte. Aronne Pleuteri è entrato nella collezione Iannaccone, ha da poco esposto a Biennolo (la biennale d’arte milanese creata da Carlo Vanoni e curata quest’anno da Giacinto Di Pietrantonio), e a breve inaugurerà una personale a Londra, alla galleria Collective Ending. Davide Quartucci è appena entrato nella scuderia della galleria Boccanera e venerdì inaugurerà una personale nella sede di Trento. Domenico Ruccia è entrato nel roster della galleria milanese Ipercubo e ha da pochi giorni chiuso una personale presso la gemella Iperstudio, a Viareggio. Gherardo Quadrio Curzio e Rachele Frison hanno inaugurato da pochi giorni una tripersonale alla galleria Giovanni Bonelli di Milano, che resterà aperta fino al 21 ottobre. I loro quadri vendono bene, li dipingono e partono per privati o gallerie. Sono artisti che sembrano destinati al successo, in virtù del proprio talento ma anche grazie a una pittura che è accattivante: perché anziché raffigurare direttamente l’angoscia e lo smarrimento, preferisce aggirarli con l’ironia, la magia, la bellezza e l’edonismo. «Altromondisti» è un’etichetta che probabilmente non rimarrà, ma loro e i loro quadri sì.