23 maggio 2023
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Biografia di Maria Rosa Carla Anita Quario
Maria Rosa Carla Anita Quario, nata a Milano il 24 maggio 1961 (62 anni). Per tutti Ninna. Ex sciatrice alpina. Vinse in slalom quattro prove di coppa del Mondo (record tra le azzurre): nel 1979 a Mellau, nel 1983 a Les Diablerets, Wysoké Tatry, Sestrière. Campionessa azzurra di sci anche la figlia Federica Brignone (Milano 14 luglio 1990).
Titoli di testa «Dicono che l’importante sia partecipare. Io rispondo che nello sport conta soprattutto vincere. Almeno a certi livelli».
Vita Figlia di Francesco Quario, agente di commercio, e di Annamaria. «Sono nata in maggio e a dicembre ero già a Courmayeur» [a Giorgio Destefanis, Sta 1982] • Come ha fatto una milanese al cento per cento a diventare una campionessa di sci? «Mio zio è l’ingegnere che ha progettato gli impianti di Courmayeur agli inizi degli anni Sessanta e viveva là. Così, andando a trovarlo, mia mamma si innamorò del posto e i miei decisero di prendere una casa» [a Elia Pagnoni, Giornale] • «I primi sci li ho messi a 3 anni e mezzo. Come tutti, venivo su sabato e domenica coi genitori. Poi, nel 1966, mio fratello si è rotto una gamba e siamo rimasti qua per un periodo più lungo. Quando ho incominciato ad andare a scuola, però, sono tornata a Milano venendo a sciare solo alla domenica» [a Destefanis, cit.] • «Il primo risultato importante l’ho fatto a dicembre del 1973, a 12 anni e mezzo. Era una qualificandone nazionale giovanile e un mucchio di ragazze della squadra si erano infortunate, allora il mio allenatore mi ha sbattuta dentro: sono arrivata nona partendo più o meno ultima» [ibid.] • Fu la svolta: a 13 anni era già nella nazionale giovanile [Pagnoni, cit.] • «Ricordo che nelle gare delle classi mi divertivo moltissimo, ma combinavo pochino. Al mattino uscivo di casa che era ancora buio. Ero la prima a prendere la funivia. Poi mi succedeva sempre qualche cosa. Non riuscivo bene a capire com’era questa storia delle porte, ne saltavo sempre qualcuna. Una volta che ero riuscita a farle tutte, ho saltato il traguardo. Invidiavo le altre bambine che avevano dietro il papà e la mamma a spiegare, i miei genitori hanno imparato a sciare dopo, praticamente solo per seguire me» [a Destefanis, cit.]• «Ricordo la prima gara all’estero, ad Antagnod, in Val d’Ayas: ho vinto cadendo due volte, la seconda era caduta tre o quattro» [a Giorgio Destefanis, Sta 1982] • Così ha praticamente preso l’avvio la carriera sportiva di un granellino di pepe che non ha certo la quasi virile potenza di certe sue rivali, ma in cambio è dotata di una volontà e una classe che l’hanno portata ai vertici dello sci mondiale [Destefanis, cit.] • Studentessa in lingue. Ama giocare a tennis • Nel 1978, con il suo primo oro, i giornali parlano di valanga rosa: «Era per una gara di World series, arrivammo io prima, Claudia Giordani seconda e soprattutto 7 azzurre tra le prime dieci. Però era un altro sci: avevamo uno skiman in otto, oggi ne hanno uno a testa» [Pagnoni, cit.] • Nel 1979 vince la prima gara in coppa del mondo. «Maria Rosa Quario, la non ancora diciottenne sciatrice azzurra che s’è imposta ieri nello slalom speciale di Coppa del mondo sulle nevi austriache di Mellau, è una cittadina. Vive infatti a Milano, nei pressi di via San Vittore, e nella stagione in corso era balzata alla ribalta vincendo uno slalom valido per le World Series. Francesco Quario, suo padre, che aveva seguito la gara in Tv era commosso: «Me lo aspettavo. Questo successo, ormai, era nell’aria. E sono contento anche per le altre ragazze azzurre perché la vittoria di mia figlia è anche merito loro». Occhi vivacissimi, il vizio di mordersi continuamente la lingua, Maria Rosa Quario ha cominciato a sciare sulle nevi di Courmayeur e ha disputato le prime gare quando aveva dieci anni. «Ha sempre avuto una mentalità vincente. Da piccola, tre volte su quattro veniva eliminata perché attaccava sempre. Ha fatto così anche nella seconda manche a Mellau e ha vinto» [CdS 1979] • Mai passato un giorno in palestra. Una volta ci si allenava quasi esclusivamente sulla neve, e con “dubbie” tecniche di rafforzamento come le corse a perdifiato giù per i prati con le scarpette da calcio «perfette per devastare le ginocchia», spiega Ninna Quario «So di avere ancora molti difetti: devo migliorare nella concentrazione, nello studiare la pista per evitare quegli stupidi errori che a volte faccio, diventare insomma più continua, più sicura, più sciolta. E poi venire avanti anche in gigante. È quello che spero e voglio fare. L’anno prossimo, quando dovrò confermarmi» [ibid.] • Nel 1980 non si conferma «Lake Placid 1980. Aveva 18 anni Ninna, fu chiamata all’ultimo per lo slalom olimpico. Finì quarta, a tre centesimi dal bronzo. «La cosa buffa è che io ero contenta. Pensai: sono giovane, avrò mille altre occasioni. Invece non sono più arrivate» [Retico, Rep] • Sul Corriere del 26 gennaio del 1980 Giancarlo Giugno attribuisce gli scarsi risultati di Ninna a un giovane livornese di 24 anni, Francesco Biggi, fresco di una laurea in medicina. «Un romanzetto d’amore estivo che col passare del tempo si è invece vieppiù rafforzato. Agevolato anche dal fatto che Francesco, specializzato in traumatologia e assistente del professor Paleari, entrò a far parte della Federsci con l’incarico (guarda caso) di seguire il settore femminile». A Megève, dove Ninna è finita con la faccia nella neve, il giovane non si sarebbe dovuto vedere ma «il dottorino innamoratissimo, di fronte al veto federale non si è arreso e ha seguito lo stesso Ninna […]. Con buona pace per chi credeva di poter sistemare la Quario sul podio olimpico. C’è da sperare soltanto che alla Quario capiti ciò che è accaduto alla piccola francese Perrine Pelen. Un’identica storia d’amore, un identico appannamento di forma. Poi, l’anno successivo — sempre al fianco del suo principe azzurro — la definitiva consacrazione con tanti successi» [Giugno, CdS 1980] • La stagione 1980-1981 è relativamente avara di soddisfazioni, tranne che per un podio ottenuto sul tracciato di casa di Piancavallo, risultato che bissa l’anno successivo quando è anche al cancelletto di partenza delle gare dei Mondiali di Schladming 1982, dove si classifica 12ª nello slalom gigante e 5ª nello slalom speciale. Al termine dell’annata riesce a classificarsi 10ª nella classifica generale di Coppa del Mondo, il suo miglior piazzamento in carriera [Wiki] • La gara più difficile? «Il Mondiale dell’82: me l’hanno fatto rivedere di recente e sono stata ancora male. Eravamo a Schladming, con un sacco di gente, ed ero in testa dopo la prima manche. Tra l’altro arrivavo dal quarto posto dei Giochi dell’80, giù dal podio per soli 3 centesimi, e quindi era l’occasione per la grande rivincita. Al cancelletto ho cominciato a pensare che quella gara avrebbe potuto cambiarmi la vita e la testa ha paralizzato le gambe. Sono finita quinta e ho pianto tutto il giorno, con l’aggiunta della beffa di vedere la mia grande rivale Daniela Zini vincere il bronzo» [Pagnoni, cit.] • «La mia è una bella vita o un bel lavoro, se vogliamo, visto che tale lo considero. La miglior vita e il miglior lavoro, per me». Viene però da chiedersi se una ragazza carina, colta (maturità e molti libri) e con buone disponibilità familiari, non rimpiange una vacanza... alle Seychelles o le serate in discoteca come tante altre sue coetanee. «No. Mi piace lo sci, mi piace passare le vacanze di Natale a Courmayeur dove conosco tutti, dove ci sono le montagne più belle del mondo. Qui mi sento a casa. Mi considero fortunata, rispetto a tutte le altre» [a Giorgio Destefanis, Sta 1982]. Torna a vincere nel 1983 prima a Les Diablerets, poi a Wysoké Tatry e infine al Sestrière • «Non ci sono segreti. Io ero in forma da un pezzo. Sapevo che prima o poi ce l’avrei fatta. Una serie di circostanze sfavorevoli mi aveva impedito di raccogliere i frutti del lavoro svolto e di concretizzare le possibilità che sentivo in potenza. C’era anche un pizzico di sfortuna. La svolta comunque me l’ha data il mio allenatore Stefano Dalmasso. È bastato cambiare l’assetto degli scarponi: erano troppo morbidi e l’inclinazione era sbagliata. Ora abbiamo rimediato. Prima mi sembrava che gli sci andassero per conto loro. Adesso li porto dove voglio io. Ed i risultati si vedono» [Cristiano Chiavegato, cit] • «Se un atleta corre per arrivare secondo è un fesso o un fallito. Che poi vincere sia difficile, questa è un’altra cosa. Il mio obiettivo è ora migliorare in gigante. Non è possibile che uno arrivi primo in slalom e sembri un dilettante fra i pali più larghi. Dobbiamo trovare la formula per migliorare anche in questo settore» [ibid.] • Che ne dice il fidanzato? La risposta è secca e un po’ provocatoria: «Quale fidanzato? Non ho innamorati di sorta. Mi concentro sullo sci, per adesso. Non ho il tempo per gli svaghi. Il mio unico fidanzato al momento è lo... slalom» [ibid.] • Senta, Quario, a chi dedica questa vittoria? «A me stessa e a quei pochi che non mi rompono le scatole quando vado male» [Fulvio Astori, CdS 1983] • «Sinceramente non penso mai al denaro, ma quando arriva non lo disprezzo» [Cristiano Chiavegato, Sta] • Sale per l’ultima volta sul gradino più alto del podio in Coppa del Mondo, sempre tra i pali stretti, il 14 dicembre 1983 a Sestriere, e ai successivi XIV Giochi olimpici invernali di Sarajevo 1984, sua ultima presenza olimpica, 7ª nello slalom speciale vinto dalla connazionale Paoletta Magoni. In Coppa del Mondo ottenne l’ultimo podio il 19 marzo 1985 a Park City in slalom speciale (3ª) e l’ultimo piazzamento della sua attività agonistica il 9 febbraio 1986 a Vysoké Tatry nella medesima specialità (11ª) [Wikipedia] • Dopo il ritiro dallo sport professionistico ha intrapreso la carriera giornalistica seguendo lo sci alpino per Il Giornale, sul quale ha scritto anche delle performance della figlia in coppa del mondo. «Quando ho smesso di sciare, ho pensato di bussare al Giornale, che era il quotidiano di famiglia, per chiedere di collaborare. Mi ricordo che il capo dello Sport era Pierluigi Fadda e mi presentai: sono Maria Rosa Quario, mi piacerebbe scrivere per voi... Avevo già scritto qualche articolo per la rivista Sci e il direttore mi aveva incoraggiato» [Pagnoni, cit.] • «A me è sempre piaciuto da matti leggere e scrivere. Una passione ereditata addirittura dai nonni. E inoltre io da quando avevo 13 anni ho sempre scritto un diario e, avendo la passione per lo sport in genere, mi creavo degli album» [a Elia Pagnoni, Giornale] • Il tuo articolo più difficile? «Non quelli su Federica, perché se devo scriverne vuol dire che ha fatto qualcosa di importante. La cosa più difficile è dover celebrare qualcuno che non ti sta simpatico» [Pagnoni, cit.]. Cosa ti aspetti da Milano-Cortina ’26? «Spero di seguire anche quella Olimpiade, ne ho già fatte due da atleta e 9 da giornalista... Spero che non sia la solita cosa all’italiana con tanti sprechi tipo Italia ’90» • Nel 2022 ha annunciato il suo addio al giornalismo dopo aver dato dell’egocentrica alla sciatrice Sofia Goggia, rivale di sua figlia: «Gode nell’essere sempre al centro dell’attenzione e lo cerca da morire». Prima arrivano le scuse: «Per la seconda volta nella mia lunga carriera da giornalista dello sci ho insinuato che un infortunio di Sofia Goggia non fosse proprio così grave, se dopo 40 giorni (lo scorso anno) e 23 stavolta, lei fosse pronta ad affrontare una gara di discesa libera (dopo tre giorni di prove, va da sé) con salti e curve a 130 all’ora. Mi cospargo il capo di cenere. Chiedo umilmente scusa. Il problema è che fino a ieri l’avevo sempre considerata una sciatrice come le altre, con doti uniche e rare, certo, ma tutto sommato umana. Mi sbagliavo. Penso comunque che il vero miracolo Sofia lo abbia fatto riuscendo a rialzarsi subito dopo la terrificante caduta di Cortina, con la diagnosi che tutti ormai conosciamo». Poi le dimissioni: «L’episodio è stato solo la goccia (per essere spiritosa potrei dire la Goggia) che ha fatto traboccare il vaso. Era da un po’ infatti che motivazioni ed entusiasmo stavano venendo meno, perché rendermi conto che il giornalismo in cui ho sempre creduto non esiste quasi più, che le notizie non si trovano sul campo parlando e curiosando, ma vengono dettate dai social e poi elaborate a tavolino, con titoli a fare sensazione seguiti spesso da zero contenuti, bé, questo davvero non mi piace più. L’impressione, drammatica, è che ormai l’informazione sia manipolata, ai lettori o ascoltatori si propone solo un aspetto della realtà, un lato della medaglia, senza chiedersi se sia quella giusta da mostrare» [Quario, Giornale] • Nel 2020 è risultata positiva al Coronavirus e ha trascorso alcune settimane in ospedale a causa dei sintomi della malattia.
Amori Nel 1988, quando tiene corsi di sci per bambini, incontra Daniele Brignone, maestro di Savona, lo sposa e ci va a vivere a Milano. Due figli, Federica che è campionessa olimpica e Davide che lavora come tecnico nel suo staff.
Titoli di coda «Credo che Ninna abbia ereditato la classe da sua madre e la grinta da me» (Francesco Quario, dopo la vittoria del 1979).