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 2023  giugno 05 Lunedì calendario

Cesare Casadei: «Sognavo Kakà»

Cesare Casadei da Ravenna non balla il liscio, ma suona il rock. I cognomi a volte ingannano. È il frontman della band azzurra che al Mondiale U20 ha raggiunto le semifinali (giovedì alle 23 contro la Corea del Sud, diretta Raisport), battendo il Brasile nel girone, l’Inghilterra agli ottavi e la Colombia ai quarti. Vent’anni, il Chelsea l’ha comprato un anno fa dalla Primavera dell’Inter per 15 milioni più bonus prima che potesse esordire in Serie A.


Casadei, al momento è il miglior marcatore del torneo con 6 gol. Tre di testa, la paragonano a Milinkovic.
"Non esageriamo. Sono felice di aiutare la squadra. Segno tanto sfruttando anche la mia altezza. Ci stiamo divertendo un sacco, è il nostro segreto. La parola Mondiale mi fa venire i brividi perché sono scaramantico, non vi dico cosa sto sognando ora".


Si ricorda i suoi primi gol?
"Il cancello di casa come porta, contro i miei due fratelli, più grandi di sei e quattro anni. Immaginavo di essere Ronaldinho o Kakà. Poi ho capito di essere abbastanza bravo e ho scelto di fare il calciatore".


Quando il Chelsea l’ha cercata, ha pensato che non avrebbe esordito in Serie A con la maglia dell’Inter?
"No, ero concentrato su una grande opportunità. Ho pensato solo ai lati positivi, godendomi ogni aspetto di questa esperienza".


È il concetto che ha racchiuso in una parola tatuata sul collo: blessed, benedetto.
"Non è legato alla religione. Mi sento fortunato, sono cresciuto in una famiglia piena d’amore. L’ho voluto fare per ricordarmi ogni giorno di ringraziare per quello che ho e per non pensare a ciò che mi manca".


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Del campionato Primavera non si parla troppo bene. Cosa ne pensa?
"Non sono d’accordo. Il livello è buono. In Inghilterra il gioco è più fisico e intenso, ma dipende anche dal fatto che in Primavera si gioca a 18-19 anni, io invece sono stato messo alla prova nel campionato U23".
Ha nostalgia di casa?
"Ora no, ma all’inizio non è stato facile. Era la mia prima esperienza da solo fuori casa e dovevo perfezionare la lingua. Grazie al Chelsea e a mio fratello, che per un po’ è venuto a vivere a casa mia, ho superato tutto e girato Londra in lungo e in largo come un turista. È magnifica".


A Londra e a Reading, dove ha giocato gli ultimi sei mesi, ha trovato una piadina buona come quelle che si vendono al chiosco dei suoi genitori a Milano Marittima?
"No, forse nessun maestro romagnolo è emigrato qui. Chissà, magari un giorno sarà proprio la mia famiglia a portare per prima la vera piadina a Londra. Alla pizza ci hanno già pensato, se ne trovano di ottime".


La sua regione è stata colpita da una terribile alluvione.
"Parenti e amici vivono lì, sono in contatto con tutti. Mi dicono che la situazione sta migliorando: sono persone in gamba a cui voglio fare un regalo speciale. Ma non vi dico quale, sono scaramantico".