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 2023  giugno 05 Lunedì calendario

Intervista a Maria Grazia Cucinotta



"Il set del film Il postino è stato indimenticabile. Sono strafelice di tornare a Salina, Pollara è un luogo magico. Di quale film parli per trenta anni? Mi sono sentita una ragazza fortunata, sono cresciuta e sto invecchiando parlando di una storia che continua a regalare emozioni". Maria Grazia Cucinotta è la madrina del XII Premio Troisi (ricorrono i 70 anni della nascita dell’artista), che verrà assegnato al Marefestival (16-18 giugno, tra i premiati Enzo Iacchetti, Michela Andreozzi, Vittoria Belvedere Lucrezia Lante della Rovere). Quando girò il film era una debuttante, poi è diventata Bond girl, simbolo della bellezza italiana nel mondo e imprenditrice. Da sempre al fianco di Komen, che sostiene le donne colpite dal cancro al seno ("Da loro ho imparato tantissimo" ), è curiosa e schietta.


Chi era Maria Grazia scelta da Troisi?
"Una ragazza siciliana timida, emozionatissima. Massimo mi tranquillizzò, mi fece leggere e rileggere il copione. Mi ha insegnato la semplicità: "Fai quello che fai nella vita", voleva la verità. La mia inesperienza regalava un lato selvaggio al personaggio di Beatrice".




Si sentiva inadeguata?
"Altro che. Dislessica, con problemi di pronuncia: i difetti ti rendono unica, ma lo capisci dopo. La dislessia esplode nei momenti di ansia, quando sono al centro dell’attenzione. Ho 54 anni, cambio regolarmente le finali delle parole".


Come arrivò a fare il provino?
"Grazie alla mia amica Nathalie (Caldonazzo) che era fidanzata con Massimo. Mi disse: vai. C’erano centinaia di ragazze per trovare Beatrice. Io venivo da una famiglia di postini veri, umile. Dopo il film ero frastornata dal successo".


Poi?
"La popolarità mi ha dato la possibilità di poter lottare, di dare una mano. Chi governa si scorda di chi sta male: lo Stato deve garantire le cure tutti".


"Il mio amico Massimo", l’omaggio al cinema per Massimo Troisi


Da ragazza si è dovuta difendere?
"Vengo da zero. Non sono stata più forte, ma mi sono fatta rispettare, sempre. Le molestie esistono. Quando ci provavano ero terrorizzata, pensavo solo: riuscirò a uscire da questa stanza? Ogni volta che dicevo un "no" ribattevano che non ce l’avrei mai fatta, di tornare da dove ero venuta. Sono la prova che i "no" si possono e si devono dire".
Ha detto: "Il traguardo è stato piacere alle donne".
"Continuo a pensarla così, devi averle dalla tua parte. Sono in ascolto, quando mi dicono: "Sei vera", è la cosa più bella del mondo. Noi che facciamo questo lavoro siamo molto fortunate, quando pensi di essere speciale sei perdente".


Perché dice così?
"Dobbiamo essere grati al pubblico. Nell’ambiente mi hanno fatto sentire spesso sbagliata: troppo appariscente, troppo seria, troppo tutto. Prima il carattere, poi c’è l’involucro. In questo l’America è meravigliosa: dalle teste ai corpi, la diversità è una ricchezza".
Quando ha trovato la sua sicurezza?
"Quando ho capito che non dovevo dipendere dagli altri. Faccio un lavoro basato sui giudizi e procura insicurezza: ti piaci se piaci agli altri, vivi uno squilibrio notevole. Ma la recitazione è un percorso psicologico meraviglioso. Mia figlia mi ha fatto crescere ulteriormente, dovevo piacere a lei: come mi vede Giulia? Ero terrorizzata di essere una madre attrice".


In che senso?
"La gente ti spiazza, giudica. La prima volta al supermercato con Giulia una signora mi ha fermato: "Che peccato, è bionda". Sono rimasta scioccata, non le ho risposto. O quando le dicevano: sei contenta di avere una mamma così bella? I figli non devono sentire pressioni".


L’attrice è una Bond girl in ’Il mondo non basta’, 1999 

Sua figlia ha 21 anni, è laureata in Economia alla Luiss: che farà?
"Per ora sta facendo un tirocinio alle Nazioni Unite, a New York. Poi andrà a Montreal. Che devo dire, sono felice per lei, viaggiare apre la mente, incontri gente nuova, all’estero ci sono migliori opportunità. Non avrei potuto dirle "Resta a Roma", sono andata via da Messina a 18 anni. Ma mi manca, passo davanti alla sua camera e non entro. Altrimenti piango".
A proposito di maternità: che pensa della battaglia per i diritti?
"Un bambino che nasce deve avere tutti i diritti, non esistono figli di serie A e di serie B. Non condivido l’azione del governo. Avevo avuto modo di incontrare Giorgia Meloni, è sempre stata open mind. Non so come sia cambiato il suo pensiero da quando deve gestire l’Italia intera. Un bambino deve essere tutelato dalla legge, se i genitori non saranno all’altezza li giudicherà lui. Ma posso dire che ci sono genitori orrendi, sostengo una casa famiglia: ci sono bambini abusati dai padri, dai compagni delle madri. Erano famiglie "normali". Non vogliamo una famiglia sacra ma sana. Conta l’amore, non il sesso di chi ti cresce".


È sposata con Giulio Violati da 28 anni: come si fa durare un matrimonio?
"Bisogna volerlo in due. Quando venivano gli amici di mia figlia a casa, Giulio era il loro idolo, l’età era quella: un adolescente. È ironico, mi fa ridere. Abbiamo avuto alti e bassi, ho sempre viaggiato, all’inizio era geloso. Ti evolvi, siamo umani, però c’è l’amore. Alle donne dico che nessuno deve limitare la nostra libertà, la prima cosa è il rispetto. Se no, meglio sole".
Il rapporto con gli anni che passano?
"Sono felice di invecchiare. Sembro uno shar pei e va bene così, ma mi avevano convinto: "Ti devi fare il botox, troppe rughe sulla fronte". Così ho fatto pochissimo botulino; due settimane terribili. Dovevo alzare le sopracciglia con le dita per truccarmi, mi sembrava di avere una tegola sulla fronte. Voglio essere libera di muovere la faccia"