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 2023  giugno 05 Lunedì calendario

Anna Falchi: “Basta parlare dei miei ex”

Dire che Anna Falchi è bellissima è di certo una banalità. Ma vederla di persona, a cinquantuno anni, in jeans e sneakers, permette di testimoniarlo ben oltre quello che si immagina. Quando entra nel ristorante dove ci siamo date appuntamento attira tutti gli sguardi. E tuttavia a colpire di lei è soprattutto la personalità e la serenità, quella che deriva dagli obiettivi realizzati, dall’amore con il suo compagno e dalla forza della famiglia che le permettono di guardare al futuro senza ansie, con curiosità. Sui vecchi amori, di cui le chiedono spesso nelle interviste -  "vengono rinfacciati" dice lei - non si sofferma troppo. Meglio pensare al presente e al futuro, anche se dal passato emergono racconti inediti: come quando, appena arrivata a Roma per tentare una carriera nello spettacolo, incontrava ogni pomeriggio Alberto Moravia...


Ma prima di affrontare i ricordi parliamo d’amore, le va?
"Quello sempre, è il motore della vita"


Iniziamo dall’amore presente, che si chiama Walter Rodinò. Come va?
"Ah iniziamo proprio così! Va molto bene, grazie"


Sappiamo che è un esperto di comunicazione, come le ha comunicato il suo interesse?
"In modo molto basico, attraverso degli sguardi. Incroci fatali nel quartiere, perché abitiamo nella stessa zona. Per tanti anni ci siamo guardati, poi abbiamo iniziato a salutarci, dopo ci siamo presi un caffè... tutto con molta calma, ma è bello proprio per questo. Ora siamo insieme già da un anno."


Iniziare una relazione a cinquant’anni che vantaggi ha?
"Innamorarsi è ricominciare da zero. Era quello che volevo, non ero felice. Ho dedicato questi ultimi anni a riposizionarmi professionalmente, il che ha comportato molta fatica, e ho fatto la mamma h24 senza nessun rimpianto. Poi, quando si stabilizzano determinati fattori, puoi guardarti allo specchio, leggerti dentro e capire qual è il tuo prossimo obiettivo, perché non si finisce mai. Bisogna avere il coraggio di chiedersi se siamo felici e agire, molto spesso ci si accontenta, e non bisogna aver paura di stare soli, io amo la mia solitudine, la cerco e amo i momenti tutti per me. A quel punto sei pronto a rimetterti in gioco ed è bello da adulti iniziare una storia perché la relazione non ha obiettivi se non quello di stare bene insieme. Con Walter abbiamo avuto più o meno le stesse esperienze: un matrimonio alle spalle, dei figli, un ottimo rapporto con gli ex compagni genitori dei figli, ci si capisce al volo. Per questo non vorrei una relazione con un ragazzo più giovane, invece così c’è condivisione e ti diverti un sacco. Si torna ragazzini e fai delle "matterie" come le chiama mia mamma."


Una "matteria" che avete fatto insieme?
"Andare a ballare al Cocoricò di Riccione fino alle 4 del mattino, con gli occhiali che mettono i ragazzi. Siamo andati ai concerti, cosa che non facevo da una vita, a vedere i Måneskin con i nostri figli e Vasco Rossi da soli. Ma in generale ci divertiamo, passiamo i weekend fuori, facciamo le ore piccole. Tutte cose che uno non si sogna più di fare, e invece siamo ancora in tempo perché la natura ci ha donato questa giovinezza un po’ prolungata. Ce lo possiamo permettere, non siamo patetici."


Sua figlia Alyssa quanti anni ha?
"Dodici, ne compirà 13 ad ottobre. Vivo con mia figlia e abbiamo un rapporto stupendo, ci diciamo tutto. Lei è come me, molto socievole, estroversa, espansiva, chiacchierona. È figlia unica ed è in grado di socializzare in qualsiasi situazione. Questo è un lato del suo carattere simile al mio: non mi piacciono le persone schive, mi piace che sia anche un po’ sfrontata."


13 anni l’età del primo bacio. Il suo lo ricorda?
"Come potrei dimenticarlo! Facevo la terza media, mia madre organizzò una festicciola carinamente e andò via di casa. Preparò una merenda alla finlandese: tramezzini, uova con la senape, era originale, non faceva il classico ciambellone. Eravamo maschi e femmine e iniziammo il gioco della bottiglia, se usciva la stessa coppia per più volte, il bacio diventava più audace. Io non sapevo nulla, il sesso era tabù, non se ne parlava nemmeno tra amiche. Primo bacio sulla guancia, secondo a stampo, terzo "la pomiciata". Non avevo coraggio di chiedere, ma non avevo idea: quando il ragazzino mi portò di là, chiusi gli occhi e sentii la lingua mi fece molto schifo. Con mio fratello ci facevamo i dispetti e leccarci era il massimo dell’oltraggio. Cos’era un bacio lo capii un po’ più in là... come si dice, "è brava ma lenta". Ero un po’ bigottina..".


Guardiamo qualche foto del passato? Qui è con Fiorello, in discoteca a 21 anni, ai tempi del vostro amore. Che storia è stata?
"Qui eravamo probabilmente allo Smaila, che andava molto di moda in quegli anni. Beh, è stato il primo amore. Prima di lui ho avuto un fidanzato, sempre un siciliano, che era una storia importante e che ho lasciato per lui. Tutti e due lavoravano nei villaggi. Il resto è storia, ma non mi va di parlarne, anche perché sarebbe una mancanza di rispetto. Ogni volta ritirano fuori ’sta storia, non è che rinnego: è stato un grande amore, di grande palpitazione e non è stato facile viverla come personaggi pubblici, come eravamo all’epoca. Quel velo di tristezza? Sono io, in me c’è sempre un po’ di malinconia."


Altra foto, altro amore: sulla neve con Max Biaggi, con il cappello di pelliccia...
"Ma come ha trovato queste foto? Non me le ricordavo nemmeno. Stiamo facendo un giro tra gli amori più famosi, ma sono completamente archiviati. Con Max ci sentiamo ogni tanto, con grande affetto, è una cara persona."


A proposito di essere fidanzati con un campione: Melissa Satta si è lamentata del fatto che viene incolpata per gli insuccessi sportivi di Matteo Berrettini.
"Sì ho letto. Penso che non sia giusto cavalcare quell’onda, altrimenti ti resta attaccata l’etichetta. È una cosa molto negativa, bisogna andare avanti e non dare peso a certe voci."


A lei però accadde la stessa cosa con i suoi fidanzati famosi: in qualche modo le attribuivano la responsabilità dei loro momenti bui. Con Fiorello, Max Biaggi, addirittura con il suo ex marito Stefano Ricucci.
"Sì, è vero. Tra l’altro erano tutti uomini molto più grandi di me. All’epoca ero proprio una bambina, non sarai stata in grado neppure volendo di imporre la mia volontà. Erano uomini che avevano 10-15 anni più di me, questo la dice lunga sulla possibilità che io potessi influire sui loro comportamenti. Ma la miglior vendetta, di fronte a certe dicerie, è la noncuranza. Mai alimentare certi pettegolezzi, soprattutto per pubblicizzarsi, perché ti si ritorcono contro. Lamentarsene aiuta ad andare sui giornali, ma "a megghiu parola è chidda ca ’un si dici" ("la miglior parola è quella che non si dice" dice con perfetto accento siciliano)."


In passato ha dichiarato: "tutti abbiamo gli ex, solo a me li rinfacciano"
"È vero. Voi giornalisti mi fate sempre la lista della spesa. Gli altri a differenza mia hanno l’ufficio stampa o l’agente che filtrano. Il mio agente è Sauro, mio fratello, che non filtra perché sa che mi so difendere da sola. Ma non voglio più leggere i titoli con i nomi dei miei ex. Basta con il passato, voglio pensare solo al presente. Ogni volta un elenco, mi urta il sistema nervoso, anche perché c’è chi ha fatto molto peggio..."


Stefano Ricucci quindi lo saltiamo...
"Vabbè, quello è mio marito. Si fanno sempre degli errori nella vita... nel senso: non è necessario sposarsi. Con lui sono passata dalle stelle alle stalle. Un vortice velocissimo."


Il papà di Alyssa, Denny Montesi, è un uomo importante nella sua vita?
"Sì, ormai fa parte della nostra famiglia, come se fosse un altro fratello, un altro Sauro. Ci vogliamo molto bene, così è e sarà per sempre, l’affetto cresce e si rafforza nel tempo."


Un’altra foto che mi ha incuriosito: lei seduta accanto a Simon Le Bon
"Avevamo fatto Sanremo insieme nel 1995. Deve sapere che io ero una grande fan dei Duran Duran, in particolare adoravo John Taylor, era bono come il pane, avevo il loro poster nella cameretta. Pochissimi anni dopo mi trovo a Sanremo e arrivano loro: mi sembrava una sogno. A un certo punto spunta Cavallo Pazzo e Pippo Baudo va a convincerlo di non buttarsi, vi ricordate? Baudo mi lascia sul palco e mi dice "tieniti pronta". Dopo aver convinto Cavallo Pazzo mi lascia la parola. Avevo 22 anni. Prendo coraggio e inizio a raccontare che avevo il poster dei Duran nella cameretta. L’improvvisazione è sempre stata la mia forza, so riempire il palco con nulla, e l’ho fatto anche quella volta".


E cosa le disse Baudo?
"Mi disse "io non sbaglio mai". E certo, era merito suo in fondo..."


La moda invece? Monica Bellucci le ha rimproverato di non averla sfruttata abbastanza.
"Dovevo andare a New York con Eileen Ford, la più grande agenzia di modelle, a cui appartenevano Christy Turlington, Renée Simonsen. Dissi di no, non volevo lasciare l’Italia, avevo paura di stare senza mamma e mio fratello. Quello potrebbe essere un rimpianto, ma la verità è che detesto fare le foto."


Ha nominato spesso suo fratello Sauro, che rapporto avete?
"È lui l’uomo della mia vita. Abbiamo un rapporto straordinario. È la persona che mi conosce meglio e che io conosco meglio. Non serve nemmeno uno sguardo, basta un sospiro, il tono della voce e ci capiamo. È l’uomo che avrei voluto avere."


Beh, in qualche modo ce l’ha, è suo fratello
"Sì, e poi così è eterno. Non c’è il rischio che finisca la passione, che ci litighi..."


Mi racconta un episodio che descriva il vostro rapporto?
"Accadde in Cecoslovacchia. Stavo girando un film con Lamberto Bava e andavo a cavallo. Dovevo galoppare in un percorso nel bosco, ma avevamo fatto poche prove. C’era fretta per via della luce, e ho iniziato la scena. L’addestratore si è affacciato quasi alla fine, per controllare, e il cavallo vedendolo ha dato una sterzata e io sono volata contro un albero e sono svenuta per la botta. Mi sono risvegliata in ospedale: trauma cranico, costole rotte. Mio fratello quando ha visto la scena ha lanciato un urlo e poi è andato dal regista e gli ha dato un cazzotto. Una reazione viscerale, ma che descrive bene il suo amore per me, soprattutto considerando la sua indole, completamente estranea alla violenza. Per fortuna da parte del regista c’è stato grande fair play."


Lei dà l’idea di essere una donna che ha sempre giocato con la propria immagine, molto consapevole del proprio corpo.
"Tenga presente che io nasco pudica."


Con la consapevolezza di oggi, ritiene di aver subito pressioni?
"Oggi non si può dire più niente. Mi rinfacciano di non essere politically correct, ma a me questo termine sta sul cavolo. Io ho detto di aver usato il mio corpo come strumento di lavoro, e questo fa incazzare le donne. Ma a me non fa incazzare per niente, io faccio quello che mi pare. L’ho utilizzato così, lo dico e lo ribadisco. Ho fatto i calendari? Benissimo! Mi strapagavano, mi piaceva vedermi così, perché quei momenti della vita non capiteranno mai più. Quando li rivedo dico "quanto stavo in forma". Amen. Il fatto che anche oggi mi diverta a fare ogni tanto uno scatto sexy, da panterona, rimette in moto un ricordo e non ci trovo niente di male.
Detto ciò la cosa che mi ha dato più fastidio in assoluto nel mio lavoro è stato girare il film su Dylan Dog "Della morte dell’amore". C’erano scene di sesso forti, e girare è stato molto pesante. Devo dire solo grazie a Rupert Everett, una star internazionale, la sua professionalità mi ha aiutato tantissimo, ha cercato di farmi sentire a mio agio. Però quella roba lì mi ha dato tanto fastidio. Se devo recitare scene di sesso non riesco a distaccarmi completamente, provo imbarazzo."


Con Rupert Everett, foto di scena dal film "Dellamorte dell’amore", di Michele Soavi 
Che mondo ha trovato quando ha iniziato la sua carriera nello spettacolo?
"Sono arrivata a Roma ancora sulla scia del periodo della Dolce Vita. Ho avuto a che fare con personaggi straordinari: Federico Fellini, Dino Risi, ho conosciuto Vangelis, ho frequentato Irene Papas. Ho conosciuto persino Alberto Moravia: facevamo delle riunioni negli uffici di una casa di produzione a Prati. Alle riunioni c’era lui, la moglie Carmen Llera e Tinto Brass. Avrei dovuto interpretare un film tratto dal suo libro "L’uomo che guarda". Io ancora non avevo fatto nulla, facevo solo provini, ma mi avevano detto di voler puntare su di me. Partecipavo a queste riunioni affascinata da questi personaggi così importanti, ero una ragazzina che veniva dalla provincia. Ero animata dalla curiosità, che è quello che ti fa crescere e ti tiene viva. Passavano i giorni e bisognava mettere su il set e la produzione e osai chiedere a Tinto Brass cosa avrei dovuto fare, anche perché non è che avessi questa gran cultura dei suoi film. Lui mi disse "Fa conto che io metterò la macchina da presa sotto di te e tu dovrai farci la pipì sopra. È una cosa imprescindibile nei miei film, l’ho fatto fare a tutte le grandi attrici." Io iniziavo a titubare, ero una ragazzina, e lui si arrabbiava: "ma come, la Sandrelli lo ha fatto!". Io ragionavo, uno decide cosa vuole fare nella vita, e decisi che un conto è essere la Sandrelli, con certi titoli in curriculum e la decisione di rilanciarsi con un film erotico. Ma se io fossi nata con un film erotico, poi sarei stata etichettata con quello per sempre. E non me la sentivo proprio. Ho detto no, e non ti dico: quel produttore non mi ha più parlato, ancora adesso quando mi vede cambia strada. Feci saltare in aria un progetto pensato su di me. Ho avuto il coraggio di dir di no, e mangiavo tramezzini, per dire, avevo anche bisogno. Ma questo è il mio rapporto con il nudo: devo sentirmela prima di farlo. Come ho già raccontato dissi di no anche a Helmut Newton, che voleva fotografare "my pussy"...".


Cinque calendari sono stati un buon investimento?
"No, tornando indietro farei solo il primo. Il primo calendario di una donna italiana su Max, fotografato da Marco Glaviano, gli altri avrei potuto anche non farli".


Molestie le ha mai subite?
"Tutte le abbiamo subìte, e le subiamo ancora oggi... Questa è la cosa incredibile. Mi sembra che lo abbia raccontato anche la Bellucci di recente, e lo confermo: mai come in questo periodo mi capita di incontrare dei bei marpioni. Però se il corteggiamento è di classe ti lusinga anche. Il problema semmai è la mancanza di classe. Purtroppo la donna dello spettacolo è considerata effimera, e c’è chi fa di tutta l’erba un fascio. Ci sono donne disposte a tutto e altre no. Ma l’uomo non riesce a distinguere."


Qual è la sua opinione sul movimento Metoo?
"Non credo agli sfoghi a distanza di molti anni, se è stato veramente così traumatizzante. Ma questo è molto soggettivo e forse non dovrei essere così categorica."


E del cat calling cosa pensa?
"Sotto casa mia stanno facendo dei lavori, ogni mattina quando passo gli operai mi dicono qualcosa "Anvedi c’è Anna Falchi, ah bona" (simula un fischio). Embè? Che c’è di male? A me fa piacere. Soprattutto quando scendo a buttare l’immondizia e non sono ancora tutta sistemata, stimola l’autostima. Se qualunque gesto maschile lo scambiamo per altro questi qua si ritirano e poi come facciamo? Chi ci corteggia più?"


Una donna bella come lei come affronta il passare del tempo?
"Non ci penso. Se ci pensi ti fa male. Ricorrere al lifting? Non ci penso proprio. Sa cosa significa? Che ti scollano la pelle del viso, mi fa impressione solo l’idea. Invecchio? Pazienza. L’eterna giovinezza non esiste. Cerco di tenermi in forma il più possibile, mi alleno, non prendo il sole da sempre poi quando la gravità farà il suo corso ce ne faremo una ragione. Tanto l’età non si cancella, se ti fai il lifting non sembri più giovane, sembra che ti sei rifatta. La cosa crudele è quando ti dicono "sei ancora bella" significa che stanno facendo un paragone con quando avevi 20 anni. Ma chi te lo ha chiesto? Però mi rifarò gli occhi su mia figlia che mi assomiglia tantissimo. Anche se per fortuna non ha alcun interesse nel mondo dello spettacolo. Non vorrei che seguisse questa strada".


Perché? Di cosa avrebbe timore?
"Vorrei che investisse sulla mente e non sul corpo. Io l’ho usato come strumento, ok, ma non vorrei che lei facesse altrettanto. Lei e le sue cugine sono ragazze normali. Essere "figlio di" non si augura a nessuno, soprattutto nel mondo dello spettacolo, ci vuole il doppio dello sforzo per abbattere il pregiudizio."
 

Dal punto di vista professionale che periodo è questo?
"Era il mio obiettivo riposizionarmi professionalmente e ora l’ho raggiunto. Svegliarsi la mattina e timbrare il cartellino mi piace. L’impegno quotidiano ti dà una grande tranquillità, senza dover correre a destra e a manca. E poi ho un gruppo di lavoro fantastico, altrimenti non saremmo riusciti ad ottenere i risultati che abbiamo, con I Fatti Vostri abbiamo la media più alta della Rete. Siamo amici e ci divertiamo. Il prime time mi piace, è una grande palestra. Ci ho messo anni, ma sono diventata quella rassicurante. Ero quella dei calendari, quella degli amori, quella dei gossip. Ad avere credibilità ce ne vuole. Mi piacerebbe ora fare qualcosa di inaspettato, di diverso, magari una seconda serata."