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 2023  maggio 27 Sabato calendario

Jane Fonda, ricordi e battaglie

Al festival dominato dalle glorie avanti negli anni, l’ultima a prendersi la scena è Jane Fonda, 85 portati alla grande, due Oscar e un carisma innato. Elegantissima in completo grigio, mocassini e chioma d’argento, fisico sempre sottile, l’attrice ha stregato la platea, composta soprattutto da giovanissimi, nel corso di un lungo incontro in cui ha sfoderato verve, ironia, prontezza. Star del cinema, femminista e attivista, Jane è stata prodiga di aneddoti, ricordi, riflessioni. Qual è il segreto della sua bellezza? «Qualche anno fa sono ricorsa alla chirurgia estetica, cosa di cui non vado troppo fiera», ha risposto, «oggi ho un truccatore che fa miracoli. Ma soprattutto dormo bene, anche 13 ore per notte, mangio sano e mantengo viva la curiosità». Robert Redford? «Una persona meravigliosa con cui ho girato 4 film. All’epoca di A piedi nudi nel parco ero perdutamente innamorata di lui, ma a lui non piaceva baciare. Quando 6 anni fa abbiamo interpretato Le nostre anime di notte lui arrivava sul set con tre ore di ritardo ed era sempre di cattivo umore. Ma ci siamo divertiti, lo adoro».
IL CULT
Non ha invece un ricordo felice di Barbarella, il cult del 1968 diretto da Roger Vadim, all’epoca suo marito: «Per fare le scene di nudo ho dovuto ubriacarmi. E recitare sospesa nell’aria da un cavo di acciaio che mi passava tra le gambe è stato un inferno». Ha preso il controllo della sua vita, racconta, tagliando i capelli e tornando da bionda a castana sul set di Una squillo per l’ispettore Klute, il film per cui avrebbe vinto il primo Oscar: «Ribellarmi all’immagine di sex symbol che gli altri avevano di me è stato il mio primo atto politico». Diventò un’attivista politica dopo aver incontrato a Parigi, dove viveva con Vadim, dei soldati americani disertori del Vietnam: «Pensai che non potevo combattere contro la guerra dalla Francia, così lasciai mio marito e tornai negli Usa». Oggi Jane è in prima linea contro il cambiamento climatico, per i democratici, per la causa femminista. «Hollywood non mi ha mai schiacciata perché ho sempre avuto altre cose da fare», rivela, «non sono mai stata diplomatica e forse ho sbagliato, nel nostro lavoro le relazioni contano».
Adora il nostro Paese, dove girò proprio Barbarella, «se ci fosse meno burocrazia mi trasferirei in Italia». Crede nell’amicizia femminile («studi scientifici hanno dimostrato che protegge dal cancro») ed è convinta che il #MeToo sia servito a qualcosa: «Non ha eliminato le molestie, ma oggi le donne denunciano e sono credute». Un consiglio ai giovani? «Non perdete mai la curiosità. Continuate a sognare e non abbassate la guardia».Al festival dominato dalle glorie avanti negli anni, l’ultima a prendersi la scena è Jane Fonda, 85 portati alla grande, due Oscar e un carisma innato. Elegantissima in completo grigio, mocassini e chioma d’argento, fisico sempre sottile, l’attrice ha stregato la platea, composta soprattutto da giovanissimi, nel corso di un lungo incontro in cui ha sfoderato verve, ironia, prontezza. Star del cinema, femminista e attivista, Jane è stata prodiga di aneddoti, ricordi, riflessioni. Qual è il segreto della sua bellezza? «Qualche anno fa sono ricorsa alla chirurgia estetica, cosa di cui non vado troppo fiera», ha risposto, «oggi ho un truccatore che fa miracoli. Ma soprattutto dormo bene, anche 13 ore per notte, mangio sano e mantengo viva la curiosità». Robert Redford? «Una persona meravigliosa con cui ho girato 4 film. All’epoca di A piedi nudi nel parco ero perdutamente innamorata di lui, ma a lui non piaceva baciare. Quando 6 anni fa abbiamo interpretato Le nostre anime di notte lui arrivava sul set con tre ore di ritardo ed era sempre di cattivo umore. Ma ci siamo divertiti, lo adoro».
IL CULT
Non ha invece un ricordo felice di Barbarella, il cult del 1968 diretto da Roger Vadim, all’epoca suo marito: «Per fare le scene di nudo ho dovuto ubriacarmi. E recitare sospesa nell’aria da un cavo di acciaio che mi passava tra le gambe è stato un inferno». Ha preso il controllo della sua vita, racconta, tagliando i capelli e tornando da bionda a castana sul set di Una squillo per l’ispettore Klute, il film per cui avrebbe vinto il primo Oscar: «Ribellarmi all’immagine di sex symbol che gli altri avevano di me è stato il mio primo atto politico». Diventò un’attivista politica dopo aver incontrato a Parigi, dove viveva con Vadim, dei soldati americani disertori del Vietnam: «Pensai che non potevo combattere contro la guerra dalla Francia, così lasciai mio marito e tornai negli Usa». Oggi Jane è in prima linea contro il cambiamento climatico, per i democratici, per la causa femminista. «Hollywood non mi ha mai schiacciata perché ho sempre avuto altre cose da fare», rivela, «non sono mai stata diplomatica e forse ho sbagliato, nel nostro lavoro le relazioni contano».
Adora il nostro Paese, dove girò proprio Barbarella, «se ci fosse meno burocrazia mi trasferirei in Italia». Crede nell’amicizia femminile («studi scientifici hanno dimostrato che protegge dal cancro») ed è convinta che il #MeToo sia servito a qualcosa: «Non ha eliminato le molestie, ma oggi le donne denunciano e sono credute». Un consiglio ai giovani? «Non perdete mai la curiosità. Continuate a sognare e non abbassate la guardia».