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 2023  maggio 27 Sabato calendario

La candida auris uccide

Non si tratta di un’emergenza e i casi sono ancora pochi. Ma la morte di un uomo positivo alla candida auris, avvenuta ieri all’ospedale Sacco di Milano, non sta passando inosservata. Se è vero infatti che il paziente si sarebbe contagiato in Grecia, ed è quindi un caso importato, il rischio che questo fungo possa infettare molte altre persone in Italia non è per nulla remoto, come ribadiscono gli esperti che monitorano la situazione già da diverso tempo. La candida auris, spiega l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), è un fungo che è stato descritto per la prima volta nel 2009, ed è stato isolato in Giappone dall’orecchio di una donna. In Italia, il primo caso diagnosticato risale al 2019. Da allora l’attenzione è cresciuta sempre di più: almeno 300 i contagi identificati. «Si tratta di uno dei patogeni emergenti, di cui dobbiamo oggettivamente avere paura e preoccupazione ammette Mauro Pistello, ordinario di microbiologia clinica dell’Università di Pisa Infatti, se da un lato si trasmette più difficilmente rispetto ad altri virus e batteri, però è indubbio che è molto più difficile da trattare. Per chi ha un’infezione, ed è un paziente più compromesso, la gestione è resa in sostanza più complicata dal fatto che le opzioni terapeutiche sono limitate».
LA TERAPIA
La candida auris, come noto, ha una grande resistenza. «La situazione è complicata dal fatto che noi abbiamo pochi antifungini, vengono usati sempre gli stessi e quindi - sottolinea Pistello - è più facile per questi funghi sviluppare resistenza. Anche per questo noi dovremmo attrezzarci sviluppando nuove molecole, altrimenti la preoccupazione comincia a salire». Il contagio avviene per contatto, ma non per via respiratoria. «Molte di queste infezioni sono diffuse rimarca il microbiologo - sono modestamente patogene, ma la patogenicità dipende molto dall’individuo. E visto che si sta andando verso una popolazione sempre più anziana e con patologie che possono debilitare, certamente anche per queste infezioni è previsto un ulteriore aumento nei prossimi anni».
LA STIMA
Il problema è che non sempre è facile riconoscerle, quindi si teme che i contagi identificati finora siano sottostimati. Nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni silenti, in genere locali, con afte, e comunque lesioni visibili. Senza contare che la candida auris, come precisa l’Iss, è di «difficile identificazione nei laboratori che non dispongono di tecnologie specifiche, con conseguente gestione inappropriata; inoltre le persone possono avere infezioni senza saperlo e questa colonizzazione può durare a lungo». Secondo gli esperti, l’infezione può causare focolai epidemici negli ambienti assistenziali sanitari: è molto contagiosa e ha la possibilità di creare un biofilm che la rende poco suscettibile ai disinfettanti e quindi particolarmente resistente sulle superfici. In qualche caso, nei soggetti lungo degenti o con deficit, questo microrganismo entra in circolo e può provocare polmoniti, spesso molto gravi e quasi sempre fatali. Negli Stati Uniti la diffusione è molto alta: secondo i Cdc (cioè i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) rappresenta addirittura «una minaccia urgente» proprio per la sua antibiotico-resistenza. Negli anni della pandemia, 2020-2021, le infezioni sono aumentate notevolmente nelle strutture sanitarie statunitensi. I dati dei Cdc lo spiegano con chiarezza: nel 2021, in particolare, sono triplicati i contagi resistenti al farmaco più raccomandato e utilizzato per il trattamento delle infezioni da Candida auris. A livello nazionale, i casi clinici sono passati da 476 nel 2019 a 1.471 nel 2021; per identificare i contagi dal 2020 al 2021 sono triplicati anche gli screening, per un totale di 4.041. Anche se in Italia i dati noti non sono per ora allarmanti, il fenomeno è seguito con molta attenzione. «Al di là del decesso reso noto dall’ospedale Sacco di Milano ricorda Pistello - da tempo tra esperti stavamo discutendo dei rischi della candida auris, proprio perché la segnalazione di questi casi sta aumentando in modo abbastanza sostenuto. Sicuramente questa infezione in passato era molto meno presente ammette - e, se pur minimi, i contagi sono preoccupanti, perché il patogeno è poco sensibile al trattamento. È chiaro che le migrazioni, gli spostamenti, il cambiamento climatico sono tutte concause che fanno cambiare l’epidemiologia. Ma bisogna comunque ricordare che per la candida auris siamo anche molto più attrezzati dal punto di vista diagnostico: possiamo intercettare i casi molto meglio rispetto a 5-6 anni fa. E abbiamo di sicuro armi migliori per la cura».