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 2023  maggio 25 Giovedì calendario

Intervista a Giuseppe Cruciani. Parla di infedeltà

Le Coppie (La nave di Teseo, pagg. 208, euro 18) di Giuseppe Cruciani nascondono, spesso sotto un’apparente normalità, «Storie di desiderio e trasgressione», come spiega il sottotitolo del libro scritto dal conduttore della Zanzara: donne che scoprono mariti perfetti che si fanno sottomettere come schiavi, mariti che scoprono mogli timidine che passano notti con venti uomini... Sono Coppie che, nonostante o talvolta grazie a tutto questo, sopravvivono, e prosperano.
Eppure lei, Giuseppe Cruciani, scrive che il suo «non è un inno al libertinismo».
«Non lo è, nel senso che non considero il libertinismo una scelta da fare per forza. Ma non deve essere nemmeno mortificato; invece è ancora tabù».
Viene giudicato?
«Se dici che hai una vita sessualmente libera all’interno di una coppia sei considerato un poco di buono: i libertini sono una parte minoritaria della società, anche perché altrimenti la società stessa si distruggerebbe, fra malattie e conflitti».
Alla società serve la famiglia?
«Sono consapevole del fatto che la famiglia, le relazioni stabili e anche il matrimonio siano i fondamenti della nostra società la quale, senza di essi, non potrebbe andare avanti».
Ma...?
«Contesto che la monogamia sessuale sia ancora una prigione, foriera di contrasti e divisioni all’interno della coppia; mentre la vita potrebbe essere più semplice».
Perché così tanto sesso?
«Il sesso è una parte importante della nostra vita e ha quasi sempre un ruolo fondamentale in una coppia; però, più che del sesso, racconto dell’equilibrio che si può raggiungere dopo i contrasti. Che riguardano, spesso, il sesso».
Come ha scoperto queste storie?
«Attraverso la radio, gli amici, il passaparola. Per esempio, nel caso della donna che scopre il marito che si fa sottomettere da una mistress, è stata proprio quest’ultima a chiamarmi e a mettermi in contatto con la moglie. La quale alla fine ha accettato il marito per quello che era. Sono storie di accettazione».
In che cosa si traduce?
«Nel fatto di poter superare le incomprensioni cercando di capire l’altro anche nelle sue parti più nascoste, quelle che non abbiamo il coraggio di tirare fuori. Se si pensasse a questi desideri nascosti, che è normale che si vogliano esaudire, molte relazioni potrebbero non finire».
C’è anche chi continua a nascondere.
«Anche quello è un equilibrio. Come nel caso della donna di Brescia che ha una vita sessuale così travolgente da andare a letto pure con il sessuologo che ha consultato... Anche questa è una storia di equilibrio, basato sulla non conoscenza di queste sue peripezie da parte del partner, dal quale lei non ha intenzione di separarsi ma che, a suo parere, non potrebbe capire».
Però il libro sostiene la trasparenza, di più: molte di queste coppie ne fanno persino una bandiera, la totale trasparenza sulla propria promiscuità.
«È una cosa in cui credo: il disvelamento della realtà e l’accettazione dell’altro nelle sue perversioni. E poi c’è anche il vivere insieme queste cose. Tutto questo, a volte, rafforza molto il rapporto, ed è diventata un’esperienza abbastanza comune fra le coppie, almeno fra quelle che me lo dicono...»
Glielo dicono spesso?
«Di recente una persona mi ha scritto che si è riconosciuta in una di queste storie: il marito ha scoperto il suo tradimento attraverso il cellulare, che ormai è la sentinella di tutto, si stavano per lasciare e poi lui ha accettato la realtà e vuole condividerla in qualche modo. Credo che questa sia la novità dal punto di vista sociale nelle coppie negli ultimi vent’anni: accettare il desiderio di un altro corpo e, a volte, condividerlo».
Superare la gelosia?
«Pensiamo di poter perdonare tutto al partner, perfino un crimine o un illecito, ma non che tocchi un’altra donna o un altro uomo, perché questo ci hanno inculcato: che è peccato. E l’idea che, se tradisci, non ami: che è falsa, perché puoi amare e tradire senza che l’amore cambi di un millimetro».
Facile a dirlo se lo fa, ma se lo subisce...
«Ma sì, ho un rapporto laico col tradimento... Non sono né geloso né possessivo; e, nel caso, sono più geloso del passato, che non si può controllare».
A proposito di controllo, «il Professore» spiega che, sotto l’apparente libertà di queste coppie, c’è quasi una nuova prigione.
«Sì, nella promiscuità condivisa c’è molto controllo, non sfugge nulla: molti hanno perfino i cellulari collegati... È un’altra forma di prigione, in qualche modo: il massimo della trasparenza, in cui però è proibita qualsiasi divagazione sul tema, e il fascino del nascondimento non è consentito».
La monogamia sarà anche una imposizione culturale, ma non è un po’ più semplice?
«È più rilassante, e rassicurante. Il libertinismo è sicuramente più impegnativo. Però la monogamia è contro natura: quella sessuale, dei corpi, non quella degli affetti, che è l’unica vera, per me».
Scrive per 200 pagine di coppie e non cita mai i «diritti». La politica invece ne parla continuamente.
«La politica parla di diritti e scelte sessuali delle persone perché siamo abituati, e per alcune associazioni è anche legittimo, a classificare una persona in base ai suoi gusti sessuali. Oggi accanto a una persona ci deve essere la definizione: gay, omosessuale, fluido, eccetera. Una cosa assurda».
E i «diritti»?
«Non compare la parola diritto, è vero: non perché non penso non ci siano i diritti, ma perché siamo così abituati a classificare le persone per i loro gusti sessuali, mentre a me non importa. È la mania di classificare col timbro, come destra e sinistra, come la necessità del coming out a tutti i costi... Non c’è la parola perché sono storie di persone, alcune omosessuali, alcune no, ma questo non c’entra niente: per me sono storie d’amore e di passione».
Ma lei si confesserebbe così, come i protagonisti delle sue storie?
«Io sì, l’ho anche fatto. Con difficoltà, non dico che sia semplice, ma qualche volta è necessario».