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 2023  maggio 24 Mercoledì calendario

Per Ennio Flaiano la tv non ha diminuito il livello culturale degli italiani ma quello degli intellettuali

Alla fine del Settecento l’abate Barruel pubblicò le Mémoires pour servir à l’histoire du jacobinisme, nelle quali si interpretava la cultura illuministica come una diabolica congiura, abilmente guidata da uno o più «grandi vecchi», volta ad abbattere in tutta Europa i troni e gli altari. Barruel non è più letto, ma oggi è ancora regolarmente citato un libro di Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, La dialettica dell’Illuminismo (1947). Gli autori, esponenti di spicco della Scuola di Francoforte, erano due ebrei tedeschi che si erano rifugiati in America, un paese che non amavano e che consideravano la quintessenza di una oppressione mascherata - nel quale il pensiero era ridotto a merce.

Gli anni nei quali concepirono il loro saggio erano quelli delle vittorie fulminanti di Hitler. In quel drammatico passaggio storico cercarono di rispondere a una domanda che era nel cuore e nella mente di molti: perché l’umanità sta sprofondando nella barbarie? Avevano al riguardo due certezze. La prima di vivere nell’epoca dello «sfacelo della società borghese». La seconda che il nazismo ne era il legittimo e inevitabile figlio. La condanna del nazismo si trasformava così in una condanna di tutta la modernità. Si possono ripetere nel tempo presente, come dotate di senso, le loro tesi? Oppure, strappate dal loro contesto, diventano una delle tante formule impiegate per prendere le distanze dalla civiltà occidentale, dalla liberaldemocrazia e da quegli Stati Uniti che «sono settant’anni che hanno rotto il cazzo»? (espressione testuale usata dal direttore di un quotidiano vicino ai Cinquestelle in un incontro con alcuni studenti).
Non sono pochi, nell’Italia patria del trasformismo politico, coloro che la pensano in questo modo, serviti da un atelier di imbonitori che detengono il monopolio delle fake news nel circo mediatico nazionale. Una volta chiesero a Ennio Flaiano se, a suo giudizio, la televisione aveva abbassato il livello culturale del pubblico. «No, ha abbassato il livello culturale degli intellettuali», replicò secco.