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 2023  maggio 24 Mercoledì calendario

La rete nera di Chiara Colosimo

a provato a fare pulizia la neoeletta presidente della Commissione antimafia Chiara Colosimo, mettendo il sito personale «in aggiornamento» e cancellando dalla sua bacheca Facebook ogni minima traccia dei contatti con l’ex Nar Luigi Ciavardini. La rete, però, è in grado di restituire le impronte digitali che meno ti aspetti. Chiara Colosimo, romana, originaria della Balduina, in politica dal 2003 – sempre con la destra – difficilmente può negare quei rapporti stretti con l’associazione fondata dal terrorista nero condannato in via definitiva per la strage di Bologna, per l’omicidio del magistrato Mario Amato e per l’agguato davanti al liceo Giulio Cesare costato la vita al poliziotto Francesco Evangelista.


Tutto è iniziato nel 2010, quando l’allora più giovane consigliera della Regione Lazio si avvicina a Luigi Ciavardini e alla associazione che aveva fondato un anno prima dentro il carcere di Rebibbia.


Le iniziative comuni
Per almeno cinque anni – probabilmente di più – tra Colosimo e il giro dell’ex Nar ci sono legami stretti. Un rapporto passato anche attraverso iniziative comuni, realizzate all’interno del Consiglio regionale del Lazio, come si legge sul sito della sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti, che il 13 marzo 2011 ha pubblicizzato una tavola rotonda, con il logo dell’associazione di Ciavardini. Gli ospiti? «Oltre alla Consigliera Rauti, alla Tavola rotonda prenderanno parte la consigliera regionale del Pdl Chiara Colosimo, l’assessore regionale alla Sicurezza Giuseppe Cangemi», altro nome di politico vicino all’associazione. Per l’occasione il Consiglio regionale dell’epoca mise mano al portafogli, offrendo un contributo per l’iniziativa. Soldi che l’assemblea della Regione Lazio ha continuato ad elargire per tanti anni. Che dietro l’iniziativa ci fosse il gruppo di Luigi Ciavardini era ben chiaro a tutti: «Devo ringraziare il gruppo Idee che ha organizzato questo incontro», furono le parole di apertura di Isabella Rauti.




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Il 5 gennaio 2014 è la stessa Chiara Colosimo a pubblicare le foto su Facebook che la ritraggono sorridente accanto a Ciavardini, insieme a Federico Vespa, storico direttore del giornale del Gruppo Idee. Scrive la deputata di Fratelli d’Italia: «Un plauso e un abbraccio ai ragazzi del Gruppo idee che non si arrendono mai». Sotto il post – rimosso lo scorso aprile – la foto di gruppo, davanti ad un vassoio di dolci. Altre immagini sono state poi pubblicate dallo stesso Gruppo Idee, nella galleria fotografica di Facebook. E nei corridoi del consiglio regionale del Lazio c’è chi assicura di averla vista insieme a Ciavardini, anche se oggi, dopo il clamore, i testimoni chiedono l’assoluto anonimato.


Luigi Ciavardini non è solo un simbolo di quel mondo della destra romana anni ’70 e ’80 che conviveva con il Movimento sociale italiano. Stesse sezioni, stesse piazze, spesso gli stessi slogan. Per il mondo di Fratelli d’Italia – erede del partito di Giorgio Almirante – quella «colpa» delle stragi che pesa sull’area della destra postfascista deve essere allontanata, costi quel che costi.


Con la futura premier
Quando era una giovane dirigente dell’organizzazione giovanile di Alleanza nazionale, era la stessa Giorgia Meloni a difendere l’ex Nar dall’accusa di stragismo, per la quale poco dopo verrà condannato in via definitiva: «Vogliamo che sia fatta chiarezza sulle stragi, da piazza Fontana, a Ustica, alla stazione di Bologna; vogliamo che si sappia la verità sulle pagine strappate della nostra storia che qualcuno non ha il coraggio di riportare alla luce», scriveva in un comunicato nel 2004 la premier. All’epoca, però, erano già stati condannati in via definitiva Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, con una pronuncia – favorevole alla sentenza – anche della Corte europea dei diritti dell’uomo. E per rendere ancora più chiara la posizione, Giorgia Meloni organizzò anche un evento pubblico a Catania, come si legge in un volantino conservato sul sistema archive.org, che fotografa le istantanee dei siti web, compreso quello di Azione giovani. In quell’evento accanto a Giorgia Meloni intervenne l’ex terrorista dei Nar Luigi Ciavardini, all’epoca imputato per strage e già condannato per l’omicidio di Mario Amato.


Luigi Ciavardini non è solo il volto di questo passato di Roma in black. È uscito dal carcere in semilibertà nel 2009, grazie ad un contratto di lavoro firmato dall’attuale sottosegretario all’Ambiente Claudio Barbaro, all’epoca a capo dell’ASI, l’associazione vicina a FdI che riunisce diversi gruppi sportivi. Dopo pochi mesi, l’ex Nar entrò nei radar degli investigatori dei Carabinieri del gruppo provinciale di Roma. Fu notato da una pattuglia insieme a due esponenti del mondo della destra eversiva romana, che verranno poi coinvolti nei giri criminali della capitale, Carlo Gentile e Matteo Costacurta. Da quella informativa nacque l’indagine Mondo di mezzo, che nel 2014 – con l’arresto di Massimo Carminati – creerà una bufera su Roma. Il 6 ottobre 2010 il Ros, reparto anticrimine di Roma, invia alla Procura una dettagliata informativa sui contatti di Luigi Ciavardini, emersi grazie ad alcune intercettazioni telefoniche, realizzate proprio sulle utenze del Gruppo Idee. L’ex terrorista condannato per strage da alcuni mesi aveva stretto rapporti molto confidenziali con Massimiliano Colagrande, imprenditore romano recentemente condannato con l’accusa di essere l’uomo di fiducia del capoclan Domenico Pagnozzi, detto “Occhi di ghiaccio”, attivo nella capitale e alleato con i Senese. Il 14 settembre 2010 – lo stesso anno dei primi contatti di Chiara Colosimo con il Gruppo Idee, documentati da un’intervista rilasciata a Radio Radicale il 27 dicembre di quell’anno – Colagrande chiama Ciavardini: «Vorrei là una riunione con tutti quelli che dovremmo fa ’sti favori insieme cosi ci coordiniamo in modo tale che cerchiamo di farli il più possibile...in maniera che è meglio per tutti… cominciamo a ottimizza’ le energie perché cominciamo a fa’ girà qualcosa di meglio perché sennò così semo destinati a morì...». L’ex Nar risponde dando la sua disponibilità: «Ho capito... infatti per questo ti ho detto… controlliamo questa cosa... non vorrei morire adesso... ho altre cose a cui pensare».


Con il proseguire delle indagini il Ros e la Procura di Roma si concentrano su Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, archiviando la posizione di Luigi Ciavardini. Nessuno pensa, però, a rivalutare il provvedimento di semilibertà, che esplicitamente vieta ai detenuti beneficiari il contatto con pregiudicati o con ambienti criminali. Un legame, questo, rimasto agli atti.


Il lavoro nelle carceri
Il Gruppo Idee fondato da Luigi Ciavardini ha proseguito nel frattempo la sua ascesa nel mondo delle carceri laziali, anche grazie agli sponsor politici che è riuscito ad attirare. Attorno all’associazione sono state create anche alcune cooperative che offrono occasioni di lavoro esterno ai detenuti. L’attività principale riguarda la manutenzione del verde pubblico, grazie ad alcune commesse ottenute con affidamenti diretti, ovvero senza gara, dal comune di Frosinone, città tradizionalmente guidata dalla destra. Una delle cooperative vicine al Gruppo Idee, la AGM, è stata fondata da Andrea Ciavardini, il figlio dell’ex Nar, e da Manuel Cartella, presidente della polisportiva omonima dall’associazione, nominato nel 2021 vice garante regionale delle carceri. Nessun conflitto di interesse, assicurano dalla Pisana.


I rapporti con la Regione
I contatti stretti tra il mondo di Ciavardini e la Regione Lazio a guida Rocca oggi sono ancora più evidenti. Germana De Angelis – moglie dell’ex terrorista nero e dirigente del Gruppo Idee fin dall’inizio – è la sorella di Marcello De Angelis, l’ex esponente di Terza Posizione, per anni latitante in Gran Bretagna, e nominato nei giorni scorsi a capo dell’ufficio stampa della Regione Lazio. Nell’area della destra è noto soprattutto come vocalist dei “270bis” – ovvero l’articolo del codice penale che punisce le associazioni terroristiche – che hanno come hit la canzone “Claretta e Ben”, dedicata alla Petacci e a Mussolini. Un gruppo che Chiara Colosimo metteva tra i suoi preferiti nella biografia del suo sito, qualche anno fa.