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 2023  maggio 23 Martedì calendario

Biografia di Cagliostro

Può capitare che un personaggio diventi famosissimo in vita e sia poi sostanzialmente dimenticato dopo la morte. Altre volte avviene il contrario: per fare solo un esempio, quando muore Machiavelli, il suo Principe rimane in fondo a un cassetto ed è solo postumo che diventa l’incredibile succès de scandale che è ancora oggi. Ad alcuni altri (pochi) succede invece di godere di grandissima fama, buona o cattiva che sia, tanto da vivi quanto da morti. Cagliostro è uno di questi. Impersonato da Orson Welles nell’omonimo film di Gregory Ratoff, grande avversario di Lupin nel primo cartone diretto da Miyazaki, Cagliostro ha dato il suo nome al gatto dell’indagatore dell’occulto Dylan Dog e recentemente è entrato anche nel film Doctor Strange della Marvel. Come mostra il bel libro di Pasquale Palmieri, Le cento vite di Cagliostro, edito dal Mulino, questa esplosione di Cagliostri era iniziata già durante la sua vita, abilmente orchestrata da lui stesso. Nato a Palermo il 2 giugno 1743 col nome di Giuseppe Balsamo da genitori di misere condizioni economiche (anche se la madre era forse effettivamente imparentata con la nobile famiglia dei Cagliostro), divenne presto orfano di padre e fu affidato alle cure di uno zio materno, che però se ne sbarazzò appena poté. Fu l’inizio di quella fama di mago e alchimista che lo circondò per il resto dei suoi giorni. Furono infatti gli speziali dei monasteri siciliani ad accoglierlo e a dargli quella prima infarinatura di chimica che, tra “vino egiziano”, “polveri rinfrescanti” e il misterioso “elisir di lunga vita”, lo avrebbe proiettato nel firmamento dello star system europeo settecentesco e, da lì, nelle prigioni dello Stato della Chiesa, dove finì la sua esistenza. Fra i tredici e i venticinque anni, il periodo decisivo per la formazione di una personalità, Giuseppe scompare dai radar e di lui non sappiamo più nulla. Lo ritroviamo nel 1768 a Roma, dove conosce Lorenza Feliciani, la bellissima figlia di un fonditore di Vicolo delle grotte (quando si dice il destino). Tra i due si crea un rapporto fortissimo, che si romperà solo nel novembre del 1789, quando la donna denuncerà il marito al Sant’Uffizio. Ma, nei primi anni assieme, Giuseppe e Lorenza devono essere stati molto legati: tornati a Palermo, si trasformano nel conte e nella contessa di Cagliostro e cominciano a vivere di espedienti tra Barcellona, Madrid, Lisbona, Londra, Parigi, il Belgio e la Germania, finché a Marsiglia l’uomo non scopre le sue doti di taumaturgo e mago. O meglio, scopre che ci sono persone abbastanza ingenue da crederci, fino al punto di pagarlo profumatamente per farsi rivelare i numeri del lotto o addirittura di seppellire “piccioli brillanti per un certo tempo sotto terra”, con la promessa che si sarebbero gonfiati o moltiplicati, fino ad arrivare al “netto guadagno del centuplo”. Questi fatti degni della fantasia di Collodi accadono in un periodo – la metà del Settecento – che per noi è sinonimo di culto della Ragione, ma che evidentemente fu costellato anche da alchimisti, stregoni, indovini, impostori e ciarlatani. Illuminismo sì, dunque, ma anche “illuminati”, come vennero chiamati gli appartenenti a una fantomatica setta nata in Baviera dalle ceneri di templari e rosacrociani con una spruzzata di gesuiti e che pullula ancora oggi nei siti Internet del cospirazionismo complottista. Cagliostro fu accusato di esserne un affiliato. Nella Londra del 1776, la stessa che perdeva per sempre le sue colonie americane, l’avventuriero siciliano si iscrisse effettivamente alla massoneria, che in quel momento era qualcosa di ben diverso da ciò che sarebbe diventata dopo, visto che mirava alla rigenerazione di una società oscurantista e corrotta. A Cagliostro l’adesione alla massoneria diede più che altro modo di infittire l’aura di mistero che si era già creata intorno alla sua figura, adornandola con tutta quella accozzaglia di simboli tipici delle logge. Un po’ Barry Lyndon e un po’ mago do Nascimento, Cagliostro divenne famosissimo: il processo seguito al tentato furto di una preziosissima collana nella Francia di Maria Antonietta lo rese una vera e propria icona. Quando scoppiò la Rivoluzione, Cagliostro ne venne però travolto. Gli avversari dei rivoluzionari francesi – la Chiesa in primo luogo – interpretarono subito l’esplosione del fenomeno come il frutto di un complotto ordito dalla massoneria. E Cagliostro non solo era un affiliato, ma qualche anno prima, a chi gli aveva chiesto quando sarebbe tornato in Francia, aveva risposto: “Quando la Bastiglia diventerà un giardino”. Quando gli eventi gli diedero inaspettatamente ragione, la battuta venne letta come una sinistra profezia e si ritorse contro chi l’aveva pronunciata: dopo un lungo processo inquisitoriale, Cagliostro viene relegato, in totale isolamento, dentro il forte di San Leo nel ducato di Urbino. Il piano di sigillarlo a San Leo si rivela però fallimentare, perché dalle grate del carcere escono continuamente notizie sul trattamento riservato al condannato. La letteratura di feuilleton fa il resto, in una straordinaria girandola comunicativa. Così, prima ancora che Cagliostro muoia nell’agosto del 1795, a pochi mesi dall’arrivo a San Leo dei francesi liberatori, è già nata la sua leggenda».
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