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 2023  marzo 24 Venerdì calendario

Intervista a Marina Massironi

Ansia.
Eh, un po’.
Ansia da prestazione.
Per forza!
Divertimento.
Uno inizia con l’idea di spassarsela, poi vieni stupito dal contesto…
Esempio.
Anche gli sketch o le situazioni che prepari prima, quando arrivi lì vieni assalito dal dubbio che siano delle idiozie; (pausa, poi ride) è un gran casino.
(Marina Massironi è una delle protagoniste di “Lol” il format televisivo giunto alla terza edizione – in onda su Amazon prime – dove dieci comici vengono chiusi in una grande stanza ed vietato ridere, sorridere o solo ghignare. Chi cede è prima ammonito e poi eliminato. Vince chi resiste).
Come una prima a teatro.
Uno non sa neanche chi sono gli altri concorrenti, quindi tutti si marcano più del dovuto.
L’avversario più ostico.
Nino Frassica in primis, appena l’ho visto ero consapevole della sua forza: lui ti spiazza sempre; poi a turno un po’ tutti e il problema è veramente la sorpresa; ci sono attentati alla serietà.
I cavalli di battaglia per non ridere.
Ho pensato a degli appuntamenti gravosi, alle analisi del sangue, all’alito del cane o alla sabbia nel costume.
Il suo nome è spesso associato ad Aldo, Giovanni e Giacomo…
(Immediata) “Spesso” mi piace…
Quindi le pesa.
Mah, non è stato un problema finché abbiamo lavorato insieme, e in qualche modo non lo è neanche adesso, anche perché il percorso è stato molto lungo e molto visibile.
Però…
Vivo una vita parallela basata sul teatro, meno visibile, e così le persone mi domandano ‘dove sei finita?’ oppure mi dicono ‘sei sparita’.
In realtà?
Ho proseguito il mio percorso con le tournée; (tono molto serio) vorrei parlare per anni di qual è lo stato del teatro italiano, delle difficoltà.
Per Lavia è l’unica forma artistica che sopravviverà perché immutata da millenni.
La caratteristica fondamentale è il live e vale sia per pubblico che per gli artisti, ma sarebbe necessario aiutare il teatro privato e non solo gli enti: sono le produzioni private che arrivano nei piccoli centri.
Ha recitato in uno spettacolo con la regia di Dario Fo…
Quanto non è stato capito…
Ha comunque vinto un Nobel.
Sì, fuori dai nostri confini; per me lavorare con lui rappresenta una medaglia.
E da vicino cosa ha capito?
Che il teatro ha come ingrediente fondamentale la curiosità e la salvaguardia del proprio lato infantile; aggiungo: ci vuole spirito critico e personalità.
Sempre Dario Fo sosteneva che nel teatro bisogna rubare a quelli bravi.
Mi è capitato e senza accorgermene.
E poi?
Quando me ne sono resa conto ho chiesto scusa oppure ho citato la fonte.
Il suo lavoro l’ha sempre divertita o incuriosita?
Sì, per fortuna. Ed è così dai tempi dell’oratorio quando le suore hanno allestito Anna dei miracoli: da lì la folgorazione non mi ha mai abbandonata.
Senza momenti di crisi?
Capitano, come la tentazione di mollare, poi mi domando: ‘Che lavoro posso fare? Che altre competenze ho?’.
Risposta?
Mi sembra nessuna, allora rientra la crisi; (cambia tono) sarei bravissima come “bolla” umana, perché capisco al volo quando i quadri di casa sono storti.
Nel 2000 ha vinto un David con Pane e tulipani. Credeva che la sua carriera cinematografica sarebbe andata meglio?
Ero già felicissima per il film, mi sembrava un film ben fatto, con passione; poi sappiamo tutti che in questo lavoro esistono appuntamenti positivi e meno e dopo mi hanno solo proposto dei personaggi simili a quello di Pani e tulipani (estetista olistica); comunque ho acquisito delle competenze importanti.
Di cosa?
Per prepararmi ho studiato in una scuola di estetica, so cos’è il procero (dove si formano le rughe tra le due sopracciglia).
Chi è lei?
Su questa domanda non ho la risposta, non sono capace.