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 2023  marzo 24 Venerdì calendario

Periscopio

Putin ha riservato un’accoglienza calorosa al suo omologo cinese Xi Jinping. Tra i due sono fioccati sorrisi. iltempo.it


Ci sono pugnali nei sorrisi degli uomini. William Shakespeare, Macbeth.


Samuel Johnson lesse l’Amleto per la prima volta all’età di nove anni, mentre era tutto solo in cucina, e quando giunse all’apparizione dello spettro, si alzò e uscì «per vedere gente intorno a me». Molti anni dopo, nelle sue Observations on Macbeth, ricordò quel momento: «Colui che legge Shakespeare si guarda intorno allarmato e scopre d’essere solo». Harold Bloom, Anatomia dell’influenza.


No, Vladimir Putin non ha accolto il «piano di pace» cinese. Il primo punto del documento di Pechino [...] è «il rispetto della sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti i paesi secondo le leggi internazionali». La Cina non ha mai riconosciuto l’annessione della Crimea come non ha riconosciuto i referendum fasulli nelle zone occupate, annessioni che ovviamente non rispettano «le leggi internazionali». A meno di credere che Putin sia disposto a ritirarsi dalla Crimea oltre che dal Donbass, il risultato delle conversazioni tra i due presidenti non può essere tradotto con: «Putin adotta la pax cinese» (cit. Corsera). Cecilia Sala, il Foglio.




La Cina ha modificato il suo assetto interno, accentuando in modo irreversibile gli aspetti autoritari del regime e ora si allea con chi gli somiglia di più, creando un nuovo blocco che si contrappone all’Occidente: il fronte dei dispotismi contro il fronte delle democrazie. Vittorio Emanuele Parsi (Alessandra Ricciardi, Italia Oggi).


A differenza di Hitler negli anni trenta, Putin ha fatto tutto alla luce del sole. Abbiamo visto tutto, Putin non si è mai nascosto. Ha anche costruito la più influente rete di lobbisti e agenti in giro per il mondo. I politici che rifiutarono azioni forti contro Hitler a metà degli anni trenta si sbagliarono. Ma Chamberlain non ha mai fatto affari con Hitler. Puoi pensare che sia stato ingenuo. Ma i politici di oggi hanno preferito continuare a fare affari con Putin e molti di loro a essere nel suo libro paga. Garry Kasparov (Federico Fubini, Corriere della Sera).




Era il 23 marzo 2020 quando ventidue mezzi militari di Mosca con a bordo oltre cento uomini risalirono l’Italia rinchiusa in casa dal lockdown. Una delle pagine più imbarazzanti e tragicomiche della nostra storia, che spiega però perché i volenterosi complici di Putin ancora adesso si battano per la resa di Kiev e non chiedano mai al Cremlino di fare l’unica cosa che fermerebbe la guerra: lasciare in pace gli ucraini e tornarsene a casa. Linkiesta.


Se mi sparano divento un martire e mi riprendo la Casa Bianca. Donald Trump (La Stampa).


Quando un uomo col fucile incontra un uomo col parrucchino, l’uomo col parrucchino diventa Presidente degli Stati Uniti. Dal web.


Ai cari amici francesi, che ricordano d’aver tagliato la testa a Luigi XVI, e lo rifaranno con Emmanuel Macron, questo Mario Antonietto sfrontato al punto d’aver varato la riforma che manderà i sudditi in pensione a sessantaquattro anni anziché a sessantadue, vorrei far presente che noi, pizza e mandolino, ci andiamo a sessantasette. Voilà. Mattia Feltri, La Stampa.




I più arrabbiati contro Macron sono gli studenti che, se le cose dovessero rimanere come sono, otterrebbero pensioni fortemente ridimensionate. Contenti loro… Diritto & Rovescio, ItaliaOggi.


[Che dire dei] vostri esperti manager che motivano la squadra citando il discorso di Benito Mussolini all’indomani del delitto Andreotti? Giuseppe Conte, ironico, dai banchi dell’opposizione.


[Un lapsus]. Succede. FQ 1, il Fatto quotidiano.


A chi non è mai capitato di sbagliare una parola e di accorgersene solo quando ormai gli era già scappata di bocca? Diverso è il caso di quel presidente del Consiglio che, nell’evocare Piersanti Mattarella, il fratello del capo dello Stato assassinato dalla mafia, lo definì genericamente «un congiunto» per non correre il rischio di sbagliarne il nome e il grado di parentela, a lui evidentemente ignoti. O di quell’altro premier che, nel commemorare la drammatica ricorrenza dell’armistizio, della fuga del Re e della consegna di mezza Italia e dell’intero esercito ai nazifascisti, definì l’8 Settembre «una data particolarmente simbolica della storia patria perché pose fine a un periodo buio», confondendolo (si spera) col 25 Aprile. Ora che ci penso, i due capi di governo appena citati erano la stessa persona: Giuseppe Monte. O Ponte? Massimo Gramellini, Corriere della Sera.


Ma le fesserie, come le disgrazie, non vengono mai sole. Dal Web.


[Giorgia Meloni:] «Onorevole Bonelli, non crederà che abbia prosciugato io l’Adige in 5 mesi? Non sono mica Mosè». Che, per la verità, non prosciugò il Mar Rosso, ma si limitò a una più ecologica separazione delle acque. FQ 2, il Fatto quotidiano.


Meloni: «Una sola cosa vi chiedo: non fate opposizione a scassare tuttecose, non fatela alla fanculo l’Italia e i dossier delicati con l’Europa. Insomma: non fatela come la facevo io». Opposizione: «Sennò?» Meloni: «Sennò è plagio e me toccano 20 punti de SIAE». Maddox, il Foglio.


La mamma è insostituibile. Titolo di Libero.


Nella piazza dell’utero in affitto, a Milano, Conte (con Schlein) non c’era. Nella piazza del Superbonus, a Roma, Conte ha zittito i cori di insulti a Giorgia Meloni e a Salvini minacciando d’andarsene e di portare via con sé i suoi. Segnali fin troppo evidenti che il camaleonte è nella fase di un’ulteriore trasformazione. Franco Adriano, ItaliaOggi.


Chi ha detto che Conte è di sinistra? Titolo di ItaliaOggi.


Al contrario del marito, Inge Feltrinelli dovette capire che il comunismo si riduceva al banale aneddoto su Fidel Castro: «Teneva le galline in terrazzo e accanto il canestro per giocare a basket». Carmelo Caruso, ilfoglio.it.


Giangiacomo sognava una Cuba nel Mediterraneo, sotto l’alta protezione del barbuto Fidel Castro con cui giocava a pallone. Roberto Gervaso.