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 2023  marzo 17 Venerdì calendario

Il ritorno di Piero Chiambretti

Cento bambini. Contati. È questo l’ultimo azzardo di Piero Chiambretti che, mercoledì sera, ha portato in prime time su Canale 5 La Tv dei 100 e uno: uno show tutto nuovo che promuove gli under10 a protagonisti assoluti.
Ero convinta che sarebbero entrati in studio sui banchi a rotelle.
«No, quelli sono finiti nell’immondizia insieme ai nostri soldi».
Lo show ha esordito con 2,2 milioni e il 16% di share: soddisfatto?
«Gli ascolti non sono mai stati il mio primo obiettivo, ma l’ultimo: quello che conta è l’operazione creativa. Detto questo, sono ovviamente felice, perché se va bene magari lo rinnovano, ma aver portato in tv un format così difficile rappresenta già una vittoria».
Puntare sui bambini non è vincere facile?
«Dice? Per me no. Non ho mai sostenuto che questo fosse uno show senza precedenti o rivoluzionario, anche perché ormai qualsiasi cosa in tv è già stata fatta. Tuttavia il contesto in cui viene prodotto un programma può cambiare il senso degli addendi: i bambini li abbiamo sempre visti in tv, cento forse mai, ma nel farli dialogare con la realtà esterna mostriamo come i grandi di domani sono spesso già grandi oggi. Forse non sono pronti a votare a 16 anni, ma sicuramente possono pensare da subito».
Tra gli ospiti c’era Sfera Ebbasta. Non sarebbe stata meglio Cristina D’Avena?
«Il primo autore del programma è mia figlia: lei stessa ha stilato l’elenco degli ospiti. Tra questi c’era Sfera Ebbasta. Oggi i cantanti sono i nuovi alfieri di molti bambini».
Peccato che il rapper abbia detto loro: «I soldi sicuramente aiutano a trovare la felicità».
«Non vogliamo suggerire il politicamente corretto a tutti i costi, tanto più oggi che i bambini non vivono nella bambagia: sono bombardati da milioni di immagini che parlano di guerra, malattia, precarietà, sesso. Sfera canta canzoni maledette (anche se lui dice benedette) e sostiene che quando uno canta la violenza non per forza diventa violento. Può avere ragione anche lui. Di certo è difficile trovare testi alla Lucio Battisti tra i rapper».
Lei ha coinvolto sua figlia: la visibilità non rischia di danneggiarla?
«Non ho mai detto chi fosse delle cento, tant’è vero che sui social è scoppiato il toto-bambina. Questo format è una sua idea, quindi non poteva mancare. Non l’avrei invece mai coinvolta in una trasmissione per adulti».
D’altronde, la tv non può certo fare peggio della sovraesposizione social?
«Parleremo anche di questo nelle prossime puntate. Io sto con Darwin: vivranno solo coloro che si adeguano. Siamo immersi nella società dell’immagine e di TikTok: non puoi chiudere tuo figlio in casa, e dar fuoco a tv e cellulare. Non sono un patito del web ma nemmeno un censore: mi definirei un progressista. Da buon torinese son per il: si può fare di tutto e un po’ di meno».
Il programma è un’ode all’infanzia ma, visto il contesto sociale e politico, non sarebbe più utile uno show che ci ricordi l’adulto che è in noi?
«Ha ragione, perché no? Sarebbe bello realizzare uno show sugli anziani, ma c’è il rischio che, tra la registrazione e la messa in onda, alcuni potrebbero lasciarci».
Cosa pensa del riconoscimento dei bambini delle coppie gay?
«Già la precisazione "bambino di una coppia gay" si potrebbe evitare. I figli chiedono amore: se c’è, non importa da dove arrivi. È una polemica quindi che lascia il tempo che trova».
Per il futuro di sua figlia, auspica il varo del salario minimo?
«Be’, prima ancora che del salario bisognerebbe capire se ci sarà ancora lavoro. Comunque, io sposo l’idea che rivendicavo nei cortei da ragazzo: meno ore di lavoro, meno tasse per tutti. Il salario andrebbe aumentato».
Chi vorrebbe in tv come ospite tra Meloni e la Schlein?
«Per la novità che porta con sé, inviterei la leader del Pd anche se Schlein è davvero impronunciabile. Dovrebbe darsi un nome d’arte: io opterei per Zorro. Ruba ai ricchi per dare ai poveri».
Intanto pare che Meloni finirà per cambiare i vertici Rai. La politicizzazione della tv è una tentazione alla quale nessuno può sfuggire?
«Quando un gruppo politico sale al potere, il suo primo pensiero è impossessarsi dell’informazione Rai che per molti anni è stata importantissima: spostava i voti. Poi, quando hanno iniziato a dire cose da campagna elettorale, i tg hanno perso valore quindi bisognerebbe capire quanto oggi una dichiarazione del notiziario incida rispetto a un exit poll, una votazione o a un ministero. La mia impressione è che la battaglia per la Rai faccia solo male a Viale Mazzini perché ne soffoca la parte creativa».
Da Il Portalettere di Rai 3 a oggi, cosa non c’è più in tv e cosa invece c’è di meglio?
«La tv è fortemente peggiorata: ha perso il suo spirito da sperimentatrice, la competizione tra rete e rete è meno sanguinosa e nessuno ha più voglia di rischiare. D’altronde sono finiti i soldi».