Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  marzo 02 Giovedì calendario

Mario Sechi non piace a Salvini

Il balletto è finito: l’ombra di Mario Sechi, a Palazzo Chigi, diventa Sechi medesimo. E sarebbe riduttivo definire solo capo ufficio stampa il giornalista scelto da Giorgia Meloni per guidare lo staff della comunicazione. L’ormai ex direttore dell’agenzia Agiè destinato a diventare consigliere privilegiato della presidente. Stratega, spin doctor. Insomma un ruolo che ha anche un contenuto politico. Da accostare a quello che ebbe Giuliano Ferrara per Berlusconi, per non andare troppo fuori strada e far riferimento alla figura di Rocco Casalino ai tempi dei governi Conte. Draghi subito dopo scelse Paola Ansuini.
Il fatto è che Sechi, 55enne che della sua Sardegna interpreta tenacia e capacità di lavoro, ha un profilo volto a dare un segno al cammino della premier: uomo Eni molto amico di Claudio Descalzi, è visto da qualcuno come il rappresentante dei poteri forti sotto la cui ala Meloni va a collocarsi. Chiara è la visione atlantista, anche se lui preferisce parlare di sé come di un «liberal-conservatore di stampo anglosassone». È uno che di certo non potrebbe mai essere l’immagine, in Europa, di un governo non collocato saldamente nell’alleanza occidentale. O cedevole nel blocco anti-Putin. Anche per questo, forse, la sua nomina è stata avversata da Matteo Salvini. Il quale, non a caso, nei giorni del lungo dialogo fra Meloni e Sechi ha fatto trapelare la volontà della Lega di rimettere mano alle posizioni di vertice di Eni – proprietaria dell’ Agi – e Enel. Ma ad indispettire Salvini, secondo i boatos, c’è stata anche qualche divergenza di vedute sulla successione alla direzione dell’agenzia. Tant’è: la notizia dell’incarico a Sechi arriva alle sei della sera, quando la premier sta per imbarcarsi per Nuova Delhi, a chiusura di alcune giornate di incertezza e tensione. Fino a ieri pomeriggio i giornalisti e persino i funzionari di Chigi già in India non avevano un programma definitivo della missione. Meloni alla fine ha imposto Sechi anche alla sua struttura, a fedelissimi e colleghi di partito poco convinti, malgrado il parere negativo dei direttori dell’area di destra da cui lo stesso prescelto proviene. Vittorio Feltri, che lo fece assumere al Giornale e oggi è consigliere di FdI in Lombardia, ha voluto ricordare l’ex allievo in modo ruvido, restituendo l’immagine di un giovane «con l’aria da profugo e abiti raccapriccianti» che dormiva «nei treni fermi» alla stazione di Milano. D’altronde, come rammenta sempre Feltri, quando poi Sechi divenne vicedirettore a Libero, nel 2009, «la prima dichiarazione pubblica che fece fu questa: finalmente riusciremo a mandare Vittorio in pensione». Affettuosità giornalistiche.
A Sechi, adesso, toccherà gestire la comunicazione di un governo che, in chiave anti-Cina, cerca sponde in India e negli Emirati Arabi. Nei viali di Delhi, capitale di un Paese che punta a diventare la terza economia del mondo, i cartelli di benvenuto a Giorgia Meloni campeggiano accanto a quelli, più grandi, con il volto del primo ministro Narendra Modi: i due leader sigleranno un accordo di cooperazione nel settore della difesa, che faciliterà lo sviluppo di partenariati industriali, scambi di informazione e corsi di formazione fra forze armate. Primo beneficiario il gruppo Leonardo che, revocata la sospensione legata allo scandalo Agusta, sta rilanciando le attività in India, dove sono rilevanti pure gli interessi di Fincantieri e del gruppo Elettronica. Meloni e Modi, che oggi si incontreranno nel palazzo presidenziale sulla Raisina hill, sono legati dall’estrazione politica conservatrice ma anche dal favore comune per regole ferree contro l’immigrazione illegale. Una dichiarazione congiunta sarà oggi il preludio a un accordo di mobilità e migrazione, per rafforzare i canali di ingresso regolare in Italia e i rimpatri. A riprova di un allargamento geo-politico ad Oriente – mirato anche a scavalcare la nuova via della Seta imboccata dal governo Conte I – l’Italia aderirà allaIndo-Pacific Oceans Initiativelanciata da Modi, assumendone la guida scientifica e tecnologica. Strategie globali che la premier intende promuovere con un nuovo megafono istituzionale.