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 2023  febbraio 08 Mercoledì calendario

Quanti italiani soffrono di insonnia?

L’insonnia non è solo una questione di occhiaie e di giornate no, ma un problema che ha importanti conseguenze sulla salute cardio-metabolica. Una condizione che certo non giova alla normale vita quotidiana, dallo studio, al lavoro, al divertimento.
Una stima per difetto indica in 6 milioni gli italiani alle prese con le notti insonni. Il numero è in crescita e la pandemia sembra avere una buona dose di responsabilità. Il confinamento obbligato ha creato nuovi modelli psicopatologici con disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi post traumatici da stress, dipendenza da alcol, esplosi in maniera esponenziale nell’arco di pochi mesi.
LA RASSEGNAZIONE
La maggior parte di quelli che passano le nottate ad occhi aperti assume un atteggiamento rassegnato di fronte convinta che non ci sia molto da fare o limitandosi a sperimentare rimedi fai da te che non producono grandi risultati e contribuiscono a cronicizzare questa che è una vera patologia. E che, in quanto tale andrebbe inquadrata e trattata.
«L’insonnia cronica è un disturbo a sé stante afferma Liborio Parrino, Direttore del Centro di Medicina del Sonno dell’AOU di Parma che ha sia una componente notturna, per cui il paziente fatica a addormentarsi o a mantenere il sonno con continui risvegli o una componente diurna, che si manifesta con irritabilità, scarsa concentrazione e attenzione, sonnolenza e lacune della memoria». Gli effetti: irritabilità, scarsa concentrazione, ansia, profonda stanchezza.
Insomma, non è solo un sintomo, ma una malattia vera e propria (anzi, per la precisione ne esistono 89 forme diverse) che si manifesta con disturbi diversi nell’arco delle 24 ore.
Un problema, quello del non dormire, che ha connotati medici e sociali. Come hanno ricordato gli specialisti della Società Italiana di Neuro-Psico-Farmacologia riuniti a congresso nei giorni scorsi. Uno dei focus dei lavori, il sonno mancato.
L’insonnia colpisce soprattutto gli anziani e le donne. Si definisce acuta’ se dura meno di tre mesi (questa forma interessa fino a una persona su tre) o cronica, se supera questo intervallo di tempo, arrivando a durare in qualche caso anche tutta la vita. Questa forma, la più impegnativa, interessa il 10-15% della popolazione.
Alla sua comparsa può contribuire anche uno stile di vita sbagliato, perché anche il sonno ha le sue regole, da conoscere e rispettare. «Per prima cosa commenta Luigi De Gennaro, Ordinario di Psicobiologia, Psicologia Fisiologica e di Psicofisiologia del Sonno Normale e Patologico, Università La Sapienza di Roma bisogna evitare di assumere prima di andare a letto qualunque sostanza stimolante come caffè, tè, nicotina. Da evitare anche l’alcol che deprime e peggiora la funzionalità respiratoria durante il sonno. La sera, inoltre, non si deve mangiare e bere in maniera eccessiva. No anche ad un’attività fisica strenua».
LA STANCHEZZA
Il non dormire, dunque, è una malattia che rivela i suoi effetti nelle 24 ore e, chi ne soffre, dovrebbe rivolgersi ad uno specialista senza perder tempo. Ma qual è l’identikit dell’insonne?
«È una persona che vorrebbe dormire spiega la dottoressa Laura Palagini, dell’Ambulatorio di medicina del sonno, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana e soffre perché non ci riesce. Si mette a letto perché sente la necessità, la voglia e il bisogno di dormire, ma non si rilassa. Il suo corpo è stanco e vorrebbe recuperare ma il cervello è attivo non si spegne e non riesce ad abbandonarsi».
LA SEDAZIONE
Importanti novità sono in arrivo anche sul fronte del trattamento dell’insonnia cronica. Si tratta del Daridorexant (principio attivo), capostipite di una nuova classe di farmaci, gli inibitori dell’orexina.
«È disponibile in Italia spiega Luigi Ferini Strambi, Ordinario di Neurologia all’Università Vita-Salute di Milano e Direttore del Centro di Medicina del Sonno, Irccs Ospedale San Raffaele di Milano agisce sull’orexina, un neurotrasmettitore della veglia, inibendone il funzionamento. Grazie ad una durata d’azione ottimale, di otto ore, questoblocca l’attività dell’orexina solo per il tempo necessario, quello del sonno notturno, senza dare sedazione al risveglio. In questo modo il paziente trattato con daridorexant non presenta sonnolenza durante il giorno, né problemi cognitivi. Oltre a ridurre il tempo di addormentamento, il nuovo farmaco facilita anche il mantenimento del sonno stesso. E un altro vantaggio è che questa molecola è sicura anche per chi soffre di apnee notturne».