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 2023  febbraio 04 Sabato calendario

La mongolfiera come arma

In un’era di droni, cyber-attacchi e ordigni hi-tech, a risvegliare le paure dell’America è l’arma volante più antica: una mongolfiera, che si aggira indisturbata nei cieli degli States da tre giorni. Una spia d’alta quota di sorprendente semplicità ed efficacia, capace di attraversare i continenti cavalcando le correnti per raccogliere informazioni top secret. Cosa faccia non è chiaro, probabilmente cattura dati sulle frequenze dei radar e li trasmette ai satelliti: realizza con una spesa minuscola lo stesso lavoro di intelligence svolto dai satelliti Usa che costano miliardi. Ha grandi pannelli solari per fornire energia e un sistema per correggere la rotta: «Può venire manovrata», ha sottolineato il Pentagono smentendo le dichiarazioni cinesi su una sonda meteorologica che ha smarrito la strada. Vola a quasi 20mila metri di altezza, più in alto di dove possano arrivare gran parte dei caccia statunitensi: solo gli F-22 Raptor operano a quelle quote. Abbatterla è molto difficile: non riflette le onde radar e non emette calore, sfuggendo così alle testate che guidano i missili. E diversi piloti militari spiegano che sparargli addosso con i cannoncini degli intercettori è praticamente inutile: servono proiettili speciali.
Per gli Stati Uniti è un incubo che viene dal passato. Dal novembre 1944 all’aprile 1945 i giapponesi lanciarono oltre novemila palloni Fu-Go con cariche incendiarie per appiccare roghi nelle foreste: solo settecento hanno raggiunto gli Stati Uniti, provocando danni limitati ma scatenando un’ondata di panico. Di fatto, sono state le prime armi intercontinentali della Storia: partivano dall’isola nipponica di Honshu e sfruttavano una corrente chein certi mesi li trascinava a 300 chilometri orari fino agli States.
Una campagna simile ma, su una scala addirittura più grande, era stata condotta dai britannici. Fu un’idea di Winston Churchill: nel mezzo dei raid contro Londra, una bufera strappò i cavi di numerosi mongolfiere posizionate per ostacolare ibombardieri tedeschi che finirono nella neutrale Svezia, buttando giù antenne e strappando cavi dell’alta tensione. I generali erano preoccupati per le reazioni di Stoccolma, Churchill invece ebbe un lampo di genio: «Dobbiamo trarre vantaggio dalla nostra sfortuna». Centomila palloni furono modificati con bombe incendiarie e spediti dal 1942 sui territori occupati dall’Asse. L’operazione Outward ossia “verso l’Estremo” ha colpito pure l’Italia: in diverse zone del Sud scoppiarono roghi dopo l’avvistamento di “sfere volanti” e furono recuperati alcuni di questi misteriosi ordigni, che si alzavano da Haifa e attraversavano il Mediterraneo. Questi incursori avevano un prezzo ridotto – 100 euro di oggi – e hanno permesso di tenere in allarme le difese hitleriane per anni: gli assalti sono stati interrotti solo dopo lo sbarco in Normandia.
È suggestivo notare come la prima sperimentazione del genere risale all’assedio austriaco di Venezia: il 2 luglio 1849 il maresciallo Radetzky attaccò la città assediata con duecento mongolfiere spargi-granate. All’epoca pe rò la meteorologia era una scienza molto rudimentale e il vento disperse quasi tutti gli ordigni sulla laguna. Ma i palloni sono tornati di moda anche nel terzo millennio. Gli eserciti occidentali li hanno adottati durante le spedizioni in Iraq e Afghanistan per issare radar e sensori termici sopra le basi, in modo da sorvegliare le pianure desertiche e prevenire gli attentati: adesso Israele e India progettano reti di allerta con mongolfiere lungo le frontiere. Hamas invece nel 2020 le ha usate per appiccare il fuoco alle coltivazioni dei kibbutz.
Non bisogna pensare che si tratti di strumenti pittoreschi, perché ancora oggi i palloni d’alta quota rappresentano una minaccia estremamente inquietante. Possono venire adattati per sganciare polveri radioattive, virus o sostanze tossiche seminando contaminazione, contagio o veleno nei fiumi e nelle metropoli: veri e propri cavalieri dell’Apocalisse, trasportati dal vento per colpire in maniera invisibile. Non è un’ipotesi teorica: persino gli scienziati italiani negli anni Trenta avevano studiato mongolfiere per spargere armi batteriologiche sui porti britannici di Alessandria d’Egitto e Haifa. Incubi del futuro che riemergono dal passato.