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 2023  febbraio 04 Sabato calendario

In morte di Paco Rabanne

Maria Teresa Veneziani per il Corriere della Sera
Un altro pezzo di storia della moda se ne va. Paco Rabanne , lo stilista nato nei Paesi Baschi, il visionario che scosse l’arcaico mondo dell’Alta Moda sostituendo sete e chiffon con lastre di alluminio lavorate per rendere sexy il corpo femminile, è morto ieri a 88 anni a Portsall, in Francia. La sua scomparsa è stata confermata dal gruppo spagnolo Puig, che controlla la casa di moda Paco Rabanne e il business dei profumi. Rabanne, che nel 1966 aveva aperto la sua maison guadagnandosi reputazione e risonanza internazionale, si era ritirato nel 1999 e raramente appariva in pubblico. Era profondamente credente, gli piaceva definirsi «un monaco della moda». Aveva creato il suo celebre profumo Ultraviolet dopo aver lasciato l’haute couture, mondo in cui era entrato lavorando per Balenciaga, Dior, Givenchy e Coco Chanel che lo chiamava «il metallurgico» per come usava i metalli per realizzare i suoi abiti. Ma proprio con la sua moda innovativa aveva vestito le donne più belle e libere del suo tempo: Brigitte Bardot, Jane Fonda, Jane Birkin, Sylvie Vartan, Elsa Martinelli.
Nato vicino a San Sebastian, Francisco Rabaneda y Cuervo, detto Paco, respira moda fin dall’infanzia. Sua madre è la capo cucitrice della filiale spagnola di Balenciaga. Sradicato dalla sua nativa Spagna dalla guerra civile all’età di 5 anni, si trasferisce in Francia dove studia architettura all’Ecole des Beaux Arts di Parigi (dal 1952 al 1964).
Il suo primo contributo al settore della moda arriva con i gioielli, quando disegna un’audace collezione di plastica e di bottoni che riesce a vendere oltre che a Balenciaga, a Dior e a Givenchy. Negli Anni Sessanta la luna è il miraggio e lui nel 1965 realizza il suo primo abito di plastica. Pioniere dei materiali alternativi, aveva imparato a creare i vestiti usando pinze anziché ago e filo. Invece della stoffa utilizzava cartapesta, nastro adesivo, dischi di metallo chiusi con catene. Solo un anno dopo, fonda la sua maison. È un mito della moda fin dal debutto, quando impiega per la prima volta modelle di colore: la collezione s’intitola Dodici abiti importabili. Un trionfo, riceve il Dé d’Or, il riconoscimento più prestigioso. Viene notato anche dal cinema e dal teatro. È il 1968 quando disegna i costumi di scena per Barbarella, il film di fantascienza diretto da Roger Vadim. Per Jane Fonda crea bustini metallizzati rosa fluo, tutine attillatissime con dettagli metallici, corpetti con applicazioni in plexiglas effetto nude look, giubbini argentati in stile astronauta sempre abbinati a stivali altissimi. È avanti Rabanne. Come quando creò il suo profumo che volle confezionato in contenitori viola perché infondesse «forza, luce e sensualità».
Aveva previsto che la donna avrebbe avuto bisogno di tutto questo per il passaggio verso il Duemila. Non nascose mai il suo forte interesse per l’astrologia e l’occulto; si definiva «un po’ medium e un po’ chiaroveggente». Fu il primo stilista in assoluto a volere la musica nelle sue sfilate.


Serena Tibaldi per la Repubblica
Paco Rabanne si è spento ieri a Portsall in Francia. Il couturier spagnolo aveva 88 anni, e dal 1999 si era ritirato a vita privata cedendo il suo marchio al colosso del beauty spagnolo Puig, da sempre produttore delle sue fragranze. Nel 2011 il marchio era tornato a sfilare per mano dell’indiano Manish Arora e poi, dal 2013, del francese Julien Dossena.
Ma a prescindere dalle date, una cosa è certa: per tutti, Paco Rabanne è lo stilista che ha vestito il futuro. Le sue tuniche di plastica e placche metalliche (Coco Chanel lo chiamava, non a torto, il metallurgico della moda), le sue creazioni avveniristiche al limite della portabilità, la sua caparbietà nel dare forma a una moda proiettata in avanti, lo hanno reso dagli anni Sessanta in poi il simbolo dell’estetica da “viaggio intergalattico”. Pochi creativi hanno la stessa presa sull’immaginario comune.
Francisco Rabaneda Cuervo nasce il 18 febbraio del 1934 nella cittadina basca di Pasajes. Rabanne ha tre anni quando sua madre, una sarta dell’atelier a Donostia di Cristobal Balenciaga, decide di trasferire la famiglia a Parigi, seguendo il grande couturier. La scelta non è solo lavorativa: in Spagna infuria la Guerra Civile, e il padre dello stilista, un colonnello repubblicano, viene giustiziato dai Franchisti. Cresciuto quindi in Francia, Rabanne studia architettura all’École Nationale des Beaux-Arts, guadagnandosi da vivere lavorando come illustratore per Dior, Givenchy e Charles Jourdan.Ma non è nella moda il suo primo impiego: lavorerà per 10 anni per la più importante azienda di cemento armato francese. Da qui, probabilmente, deriva la sua visione dell’abbigliamento così “costruita”.
Alla fine però, la passione per la moda l’avrà vinta. Inizia creando i bijoux per i grandi couturier francesi poi nel 1966 fonda una sua maison. Provocatoriamente, intitola la sua prima collezione Les 12 robes importables , (I 12 abiti importabili), suscitando critiche e interesse della stampa, che non credeva ai propri occhi davanti a quelle sculture spacciate per indumenti. Tale è l’impatto della collezione che il regista William Klein, nel film satira sul sistema-moda di quello stesso anno, Qui êtes- vous, Polly Maggoo?, si ispira aquel momento per una delle scene più famose e caustiche della pellicola, quella del défilé con le giornaliste appollaiate sui trespoli in estasi davanti alle modelle immobili come totem nei cilindri di metallo.
Basta questo a renderlo una star: nel 1968 disegna i costumi diBarbarella , il film di Roger Vadim con protagonista una Jane Fonda eroina sexy nello spazio, cementando così la sua fama di “couturier galattico”. Ma la sua capacità di immaginare il futuro si vede anche altrove: Rabanne è stato tra quelli che meglio hanno sfruttato il mercato delle fragranze di moda, e la sua collaborazione con Puig inizia alla fine degli anni Sessanta. È stato pure tra i primissimi a sbarcare su Internet a metà degli anni Novanta: lo ha fatto per vendere i suoi profumi, arrivando a partecipare lui stesso a delle sessioni di chat live con il pubblico.
Ad averlo reso un personaggio memorabile sono state anche le idee. Rabanne era convinto di essere un indovino (negli anni Settanta era stato ribattezzato da WWD il “Nostradamus della moda”), e nelle interviste racconta di aver vissuto varie vite, tra cui quella di una prostituta alla corte di Luigi XV e dell’assassino di Tutankhamon, nonché di aver visto Dio, più volte. Nel 1999 dichiara in TV di aver sognato una Parigi in fiamme dopo lo schianto a terra della base spaziale russa Mir. Chiuso con le passerelle, Rabanne è tornato a dedicarsi al disegno; nel 2005 inaugura a Mosca una sua mostra personale, mentre l’anno seguente si reca in Ucraina, per assistere allo svilupparsi della rivoluzione arancione. In seguito, descriverà il Paese come “Un fiore che si dischiude davanti ai miei occhi”.