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 2023  gennaio 24 Martedì calendario

“NELLA MASSONERIA CI SONO TANTI MAFIOSI” - GIULIANO DI BERNARDO, EX GRAN MAESTRO DEL GRANDE ORIENTE D'ITALIA, SI PRENDE LA SUA RIVINCITA: “MI HANNO FATTO LA GUERRA QUANDO HO PROVATO A COMBATTERE QUESTE CONNESSIONI. MI CONSIGLIANO DI RIFIUTARE L’INVITO AD ANDARE NEL TRAPANESE” - NELLA SOLA CASTELVETRANO CI SONO SEI DELLE DICIANNOVE LOGGE ATTIVE NELLA PROVINCIA DI TRAPANI: IL COMUNE, SCIOLTO A SUO TEMPO PER INFILTRAZIONE MAFIOSA, ERA ARRIVATO AD AVERE METÀ DEI SUOI CONSIGLIERI E DEI SUOI ASSESSORI AFFILIATI A QUALCUNA DI ESSE… -

Estratto dell’articolo di Alessia Candito per www.repubblica.it "Che nella rete di Matteo Messina Denaro emerga la massoneria non mi stupisce. Ho denunciato e provato a combattere queste connessioni trent'anni fa, ma mi hanno fatto la guerra". Professore di filosofia all'Università di Trento, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia fino agli anni Novanta, quando è andato via sbattendo la porta dopo aver svelato le infiltrazioni di mafia nelle logge, Giuliano Di Bernardo oggi per molti dei suoi ex "fratelli" è fumo negli occhi, per alcuni magistrati, che indagano sulle connessioni fra massonerie e mafie, una risorsa. Di certo è uno che di obbedienze ne sa parecchio. Dopo aver abbandonato il Goi, ha fondato la Gran Loggia Regolare d'Italia, salvo poi tagliare i ponti anche con quella quando ha scoperto che anche lì c'era del marcio. […] Il medico dell'ex superlatitante era un massone regolarmente iscritto al Grande Oriente. La cosa la stupisce? "Assolutamente no. Subito dopo la mia elezione a Gran Maestro del Goi nel 1990, accadde un fatto che destò in me molta preoccupazione: l'arresto per collusioni con la mafia di Antonino Vaccarino, sindaco di Castelvetrano, potente personaggio della politica, con un ruolo importante nel Goi. Ero stato appena eletto e ignoravo quelle realtà".

All'epoca ha chiesto spiegazioni? "I vertici siciliani, da me convocati, mi dissero che in alcune logge del Trapanese vi erano infiltrazioni della mafia. Mi parlarono del circolo "Scontrino" e della loggia "Iside 2"".

[…] Che intende per "infiltrazioni"? "La presenza di affiliati all'interno delle logge".

Che interesse ha la mafia a mischiarsi con la massoneria? "È un canale o una copertura per le loro attività, un modo per operare in certi ambienti. Non riguarda solo la mafia, ma soprattutto la 'ndrangheta. E di certo non solo il Sud Italia". […]

Ritiene che la massoneria possa essere coinvolta nelle stragi? "Alcuni massoni di alcune obbedienze probabilmente sì". […]

2. IL PIANO DEL BOSS, LA MAFIA BRACCIO ARMATO DELLA MASSONERIA Goffredo Buccini per il “Corriere della Sera”

‘U Siccu aveva in testa un’idea grandiosa: che la mafia si pigliasse la politica. Come? Creando logge massoniche coperte «ove vengano affiliati solo personaggi di un certo rango e ove la componente violenta della mafia ne divenga il braccio armato», scrivono cinque anni fa i parlamentari della Commissione antimafia nella loro relazione conclusiva. Era stato lo stesso obiettivo di un altro padrino dalla vista lunga: Stefano Bontate, il «Principe di Villagrazia», massone della prima ora e monarca della vecchia mafia, ammazzato dai Corleonesi nel 1981.

Come lui, anche Matteo Messina Denaro pensava in grande […] dopo le stragi aveva sterzato la sua Cosa nostra sugli affari, l’aveva immersa nel «gioco grande» di cui parlava Falcone, relazioni a New York e in Venezuela, Spagna e Inghilterra, eolico, edilizia, supermercati, cliniche, villaggi turistici, piccioli per tutti, un giro stimato da Libera attorno ai quattro miliardi, meno sangue e tanti legami occulti, fino a farsi, secondo qualche pentito, una loggia segreta tutta sua, La Sicilia. […]

Teresa Principato, l’ex procuratrice di Palermo che a lungo ha dato la caccia al latitante, ha raccontato due anni fa a Carlo Bonini di essere rimasta «sconcertata», scoprendo che il padre di Matteo, il boss don Ciccio, mandante del delitto Rostagno, era campiere della famiglia D’Alì, banchieri e proprietari terrieri: «Matteo ha avuto uomini fidati in tante amministrazioni, dalle questure ai Servizi. Così riusciva a sapere in tempo reale delle nostre indagini». Ora ha spiegato che «una rete di copertura di carattere massonico lo ha protetto in tutto il mondo».

Carte e agendine sequestrate nei suoi covi potranno dire molto. Ma parecchio può dire anche la vita quotidiana di Castelvetrano e dintorni. Uno degli eredi dei D’Alì, Antonio, è appena entrato in carcere per scontare una condanna a sei anni per concorso esterno in associazione mafiosa: è stato senatore di Forza Italia e sottosegretario agli Interni. Un medico assai influente nella sanità siciliana come Giovanni Lo Sciuto, sotto processo per l’inchiesta Artemisia, passato da Forza Italia al Nuovo Centrodestra di Alfano, è arrivato a sedere nella Commissione regionale antimafia mentre, intercettato con un «fratello» di loggia segreta, si vantava dell’amicizia con Matteo: «Quando eravamo ragazzini ci volevamo bene, poi lui ha fatto la sua strada … minchia, come mi tratta, mi tratta mi tratta».

Si definiva «sentinella» nell’Antimafia, ma con un’accezione un po’ particolare: «Se arrivano cose sulla massoneria, quando sono cose di qui le prendo e le strappiamo». […]

Nella sola Castelvetrano la Commissione Bindi segnala sei delle diciannove logge attive nella provincia di Trapani e legate a quattro «obbedienze». Il Comune, sciolto a suo tempo per infiltrazione mafiosa, era arrivato ad avere metà dei suoi consiglieri e dei suoi assessori affiliati a qualcuna di esse. «Pare un ossimoro, ma la massoneria è stato un luogo di occultamento alla luce del sole», sorride triste Claudio Fava, che da vicepresidente ha firmato la relazione Antimafia del dicembre 2017.

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