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 2022  novembre 24 Giovedì calendario

Biografia di Andrea Lucchetta

Andrea Lucchetta, nato a Treviso il 25 novembre 1962 (60 anni). Telecronista. «Ex pallavolista, campione del mondo e d’Europa, ma non campione olimpico. Frizzantino come il Prosecco, gambe lunghe come il radicchio trevigiano spadone, ma soprattutto dotato di una capigliatura “trasversale” che attraversa le varie ere e aiuta a modificare il linguaggio» [Flavio Vanetti, CdS] • 292 presenze in azzurro, una carriera nelle principali squadre e poi una vita da “divulgatore” della pallavolo, coi commenti tecnici al microfono della Rai e le attività coi giovanissimi.
Titoli di testa «Noi non siamo più nulla e ora torniamo nel nostro sarcofago perché i ragazzi di Ferdinando De Giorgi e di Simone Giannelli sono il nostro futuro» (commento alla vittoria del Mondiale dell’Italvolley a settembre).
Vita Infanzia movimentata. Da piccolo «tornavo a casa ogni sera con i gomiti e le ginocchia sbrecciate, eredità del calcio giocato in strada: portiere, ammiratissimo dai compagni per la temerarietà: sprezzante del rischio, mi tuffavo da pazzo sull’asfalto. Nei miei giochi, quali che fossero, ero incontenibile» [Chiari, Famiglia Cristiana] • «Ho imparato la prontezza di riflessi attorno al tavolo della cucina, mentre cercavo di schivare gli scapaccioni di mio padre, trevigiano all’antica, razza contadina, mani da 56 chili l’una, altro che Franco Bertoli, mano di pietra» • Dopo il calcio si appassiona al nuoto e al tennis: «Ho lasciato la racchetta perché le superiori non mi davano il tempo di allenarmi, ho cominciato con la pallavolo a scuola a Mogliano Veneto. In quarta e quinta ho giocato le finali contro la Panini, mi hanno visto e mi hanno chiamato a Modena. È cominciata da lì» • A Modera gioca per nove stagioni fino al 1990, anno in cui passa al Gonzaga Milano. Vince 4 Scudetti, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle coppe, 5 coppe Cev e 3 Coppe Italia • Esordio in Nazionale a Chieti, il 15 luglio 1982 in Italia-Unione Sovietica 2-3 • Soprannominato “Crazy Lucky” per il singolare taglio di capelli a spazzola in diagonale che esegue da sé: «ho giurato fedeltà a Carla Bergamaschi, la coiffeuse con la quale ho creato il “taglio del capitano”. Mi armo di rasoio, pettine, gel e faccio da me». La cresta diagonale ha un significato? «Non è una cresta! Questo è un taglio che ricorda il modo in cui in barca si devono prendere le onde: di “mascone”, quindi trasversalmente. La passione per il mare mi ha ispirato» [Vanetti, cit.] • Nel 1990, con la nazionale «generazione di fenomeni», vince il Mondiale in Brasile e viene premiato come miglior giocatore: «È raro che venga premiato un centrale. E poi uscendo dal campo mi viene in mente il cavalierato che mio papà Ettore fece di tutto perché mi venisse conferito. Scrisse anche al presidente della Repubblica» • «Noi giocavamo per la maglia e per il tricolore. Il gruppo di allora scardinò un mondo e fece i conti anche con delle resistenze, ma c’erano solo carta stampata e televisione» • «Con l’oro iridato e, nel mio caso, il passaggio a Milano, ho conosciuto la notorietà, sono arrivati gli spot con Scotti e la Carlucci: mi riconoscevano gli extracomunitari che vendevano tappeti dentro la metropolitana e, uscendo dai palazzetti dello sport, noi del volley eravamo come i Take That» [Vanetti, cit.] • Ci racconta, in 30 secondi, la «generazione dei fenomeni»? «Una generazione di minatori che voleva scavare l’ovvietà e la scarsa capacità di valorizzare il made in Italy. C’era un totem, nello spogliatoio, ed è stato riproposto nel tempo: ecco perché abbiamo danzato sul tetto del mondo» [ibid.] • Nel ’92 è stato in classifica con la canzone Go Lucky Go «ho avuto la sfrontatezza di andare a cantare al Festivalbar. Sono esperienze che mi hanno aiutato. Ma partono da una base: etica, professionalità e preparazione» [a Alessandra Roncato, Rep]. «Ho inciso 4 dischi, sono approdato al Festival Bar, ho portato il mio sport nei “non luoghi” del volley: mi sono destrutturato per sfondare in altri ambienti» [Vanetti, cit.] • A Milano gioca per quattro stagioni vincendo una Coppa delle Coppe e 2 Mondiali per Club. Nel 1994 con il Cuneo fa poker: vince la Coppa Cev, la Supercoppa italiana, la Supercoppa europea e la Coppa Italia di Serie A1. Dopo vari ripensamenti, torna a Modena dove chiude la sua carriera nel 2000 • Su Berlusconi, suo presidente a Milano: «Venne nello spogliatoio dopo una grande vittoria. Io mi avvicinai e gli dissi: lei porta buono. Dopo di che, gli mollai tre terrificanti pacche sulla schiena. Le sue guardie del corpo volevano menarmi. Lui invece si mise a ridere. Ma aveva i lividi. Era già tutto chiaro allora: se non l’ho fermato io con queste mani, chi mai potrebbe bloccarlo?...» [Catalogo dei viventi] • Terminata la carriera agonistica, ha condotto due programmi televisivi (Live Zone Sport su Disney Channel e Robot Wars su La7) e partecipato nel 2004 al reality show La talpa (Rai2) • Il 13 ottobre 2007 ha vinto con l’Italia il Campionato europeo Veterans, battendo la Russia in finale per 2-1 (25-16, 23-25, 15-12) • Dal 2009 è commentatore degli incontri di pallavolo maschile e femminile per Rai Sport • «Su le mani dai divani, su le mani per Osmany»; «Un attacco all’azoto liquido dello Zar»; «Un muro dolomitico patrimonio dell’Unesco»: alcuni slogan che inventa per narrare le imprese dell’Italvolley • Gestisce a Modena la ludoteca Oplà. «Gioco per mestiere, vedo 25.000 bambini l’anno, corro, salto, li rincorro, ne faccio di tutti i colori. Il loro sorriso pure se dura un attimo è la mia soddisfazione: anche se non è facile far quadrare i conti di questo affare, che poi è un’associazione senza scopo di lucro. Con i bambini ci vuole uno spirito d’iniziativa inesauribile, devi trovare di volta in volta la strada giusta: ricordo il giorno in cui sono andato all’Ospedale Gaslini, c’erano due bambine intimidite che non parlavano, alla fine ho trovato il modo di far ridere anche loro: ho chiesto che mi autografassero la felpa. Si sono divertite da matte a scrivere con i pennarelli addosso a questo gigante con i capelli storti» [Chiari, cit.]. È alto 2 metri • Con la sua Lucky Dreams ha prodotto insieme a Rai Fiction e alla società 668 di Singapore la serie di cartoni animati Lucky Girls (su una squadra femminile di pallavolo). È stato l’ideatore del docu-reality di Rai Sport 1 Spike Girls-Schiacciatrici (2013), un racconto quotidiano della vita e delle aspirazioni delle ragazze del Club Italia, la squadra di pallavolo femminile della Federazione, impegnata quell’anno nel campionato di B1 • «Spike Team è un progetto che parte da due domande: che cosa posso fare? Devo mettere la mia vita dentro un libro? La risposta alla seconda è stata no, i libri li scrivono tutti... Come posso allora incuriosire i bimbi? Tramite i cartoni animati. Ho creato un team building ad hoc, l’obiettivo è attivare sette valori: forza, coraggio, lealtà, equilibrio, sacrificio, tenacia». Manca il settimo... «È l’umiltà: la mette l’allenatore Lucky. Quando hai la consapevolezza che tutti i valori sono in te, sei pronto a vincere. Infatti gli Spike Team vincono solo dopo 78 puntate». [Vanetti, cit.] • «Sono anche consulente della federazione e recentemente ho realizzato una clip per la Federazione Pesca italiana. E poi divento un aereo…. Un mezzo della flotta Ita Airways porterà il mio nome. Sono uno dei 7 atleti del passato scelti per questo» • Farebbe il politico? «Forse in una seconda vita, se mi reincarno. Per ora faccio il divulgatore: ho un nuovo prodotto da lanciare, Superspikeball. Un cartone animato per i bambini che seguono RaiYoyo» • Adora Ufo e fantascienza: «Ho avuto l’illuminazione con Guerre Stellari e con la serie Shado, quella del comandante Straker. Spesso, nei commenti tv, dico “allarme rosso, allarme rosso”. Gli Alieni esistono in un’altra galassia e noi siamo il risultato di un’evoluzione che procede da altri mondi»
Amori Due figli con l’ex moglie Nicoletta Tata: Lorenzo e Riccardo • Ha una compagna di nome Francesca
Titoli di coda «Il mio grande rimpianto? Non essere diventato portiere del Milan. Erano gli anni in cui giocavo con il Milan Volley… E pensare che ero interista. Ma credo che avrei dovuto tentare la strada del calcio. Sono convinto che sarei diventato un gran portiere».