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 2022  dicembre 08 Giovedì calendario

A Roma carabine a infrarossi contro i cinghiali

Fuori dai supermercati, nei parchi, nelle aiuole e persino fuori dalle scuole. A Roma i cinghiali da tempo sono ovunque, ma entro sei mesi dovrebbero diventare solo un ricordo. La Regione Lazio ha approvato il piano regionale per l’eradicazione della peste suina africana e ha previsto nel medio termine, dunque al massimo entro la metà dell’anno prossimo, la « riduzione e successiva estinzione della popolazione del cinghiale all’interno del Gra».
Era il 4 maggio scorso quando venne trovata la prima carcassa infetta nel Parco dell’Insugherata. Venne creata una zona rossa provvisoria di 64 chilometri quadrati, poi estesa a 273, a cui vanno aggiunti 956 chilometri quadrati di zona confinante. Fino al 2 ottobre scorso nella capitale sono stati individuati in totale 48 cinghiali vittime della peste suina africana, tutti nella zona dell’Insugherata e soltanto due in zona Labaro. Su un esemplare considerato infetto a Borgo Velino, in provincia di Rieti, è invece rimasto solo il sospetto. Tornando a Roma, infine, il 9 giugno scorso vennero trovati anche due maiali colpiti dalla malattia all’interno di un allevamento della zona rossa. Un caso che fece scattare l’allarme, per via del passaggio del virus da animali selvatici a domestici.
La Regione ha ora messo a punto un piano con l’obiettivo di cancellare nell’arco di un anno, massimo due, qualsiasi traccia di Psa. La strategia per l’eradicazione ha fissato il Grande raccordo anulare e il fiume Tevere come barriere fisiche per arginare la diffusione della peste suina africana. Verranno così chiusi tutti i varchi che sarà possibile bloccare, partendo dasottopassi e sovrappassi, ma per bloccare la Psa la stessa Regione ritiene che sia giunto il momento di eliminare, all’interno dell’anello del Gra, tutti i cinghiali a lungo simbolo del degrado della città.
Ecco dunque che le azioni da intraprendere sono quelle di « raggiungere prima possibile il vuoto sanitario nell’area infetta all’interno del Grande raccordo anulare e nell’area cuscinetto » e di « organizzare la ricerca sistematica delle carcasse, sia all’intero del Gra sia nelle aree limitrofe», con catture «supportate da attività venatoria ». Tutti i cinghiali abbattuti verranno quindi analizzati e poi destinati alla distruzione. Con una tempistica precisa: un mese per contenere la popolazione infetta, sei mesi per ridurre e successivamente estinguere la popolazione del cinghiale all’interno del Gra, e un anno-due per eradicare la malattia.
Il piano prevede che gli animali vengano catturati utilizzando delle gabbie- trappola, narcotizzandoli, uccidendoli con carabine dotate di un’ottica di puntamento, abbattendoli di notte da postazione fissa o da un’autovettura, impiegando in tal caso sempre una carabina dotata di ottica idonea e dunque di infrarossi, e impiegando la tecnica della girata, che prevede l’impiego dei cani. Ad eliminare gli animali saranno le guardie della città metropolitana, gli agenti della polizia locale e i selecontrollori formati per tali attività.
Ma non è tutto. Al fine di rendere efficace il piano occorre anche individuare in fretta il maggior numero di carcasse. Verranno così formate tra i cacciatori delle figure specifiche, come gli «operatori addetti alla ricerca attiva delle carcasse». Dal degrado capitale al safari capitale.