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 2022  dicembre 08 Giovedì calendario

Il Truman Show degli organi

Scoprire i segnali precoci di una malattia, anche 30 anni prima dell’esordio, predire gli strascichi del Covid o, ancora, chi invecchierà in salute e chi no: sono alcune delle promesse di un progetto unico al mondo: è il «Repeat Imaging Project».
Finanziata dalla Chan Zuckerberg Initiative, con Calico (di Google) e il Medical Research Council britannico, l’iniziativa è nata in seno alla biobanca britannica (UK Biobank), la più grande banca dati biomedica al mondo che, lanciata nel 2006, raccoglie per mezzo milione di adulti del Regno Unito, tra i 40 e i 69 anni, campioni biologici, dati genetici e informazioni cliniche. La loro partecipazione non è una tantum: il campione viene coinvolto periodicamente in modo che il set di dati cresca in dettaglio con l’avanzare dell’età. Seguendo la salute dei partecipanti per tutta la vita, i ricercatori mirano a svelare le relazioni tra geni, stili di vita e le più comuni malattie croniche.
«Repeat Imaging Project» immagazzinerà migliaia di immagini di risonanza magnetica degli organi di 60 mila volontari per vederne l’evoluzione nel tempo da un punto di vista strutturale e funzionale e osservare cosa succede in caso di insorgenza di malattie e con l’invecchiamento. Disporre delle immagini di risonanza di un individuo a 20 anni e poi a 40 e 60, insieme con i dati genetici e comportamentali, darà delle risposte a una serie di domande su come invecchiano gli organi e sui segnali precoci di malattia. Svelerà, per esempio, perché una persona si ammala di tumore, mentre un’altra, simile per età e fattori di rischio, no.
Il progetto, dal costo di 30 milioni di sterline, si baserà sulla risonanza di cervello, cuore, addome con, in più, misure ripetute della massa ossea ed ecografie delle arterie che ossigenano il cervello. L’iniziativa si è rivelata utile già con il Covid: per 2 mila persone, di cui una parte ha contratto l’infezione, erano infatti disponibili immagini di risonanza del cervello raccolte prima della pandemia. I ricercatori hanno quindi potuto fare il confronto con le immagini «scattate» a pandemia iniziata per verificare cosa succede al cervello dopo il contagio.
Nell’era dei Big Data il «Repeat Imaging Project» spicca per dimensioni e ricchezza: ci si aspetta che produca informazioni inedite sulla complessità del corpo umano e sui meccanismi delle malattie. Uno dei fronti su cui c’è molta attesa è l’Alzheimer: se a livello globale il numero di persone con demenza triplicherà, passando da 50 milioni nel 2018 a 152 milioni nel 2050, i ricercatori sono impegnati in una corsa contro il tempo per prevedere chi è più a rischio e per capire come intervenire precocemente. Si punta a individuare il «profilo cerebrale» della demenza in una fase in cui i sintomi sono inesistenti o ancora latenti. Ha spiegato Paul Matthews, alla guida del team di imaging della Biobanca: «Osserveremo la traiettoria della malattia nel tempo, fin dai primi stadi. E’ qualcosa che non siamo mai riusciti a fare».