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 2022  dicembre 08 Giovedì calendario

Ritratto di Lucia di Siracusa

La luce e le tenebre sono, in un certo senso, indissolubilmente collegate, anche se in modo ambivalente. Non poche festività e ritualità – soprattutto nel mese di dicembre, quello del solstizio d’inverno – ricordano tale nesso, pur invocando, celebrando la luce. A volte si tratta di riti che si sviluppano in un luogo e poi si diffondono in posti lontanissimi. Per esempio la mattina del 13 dicembre, in Svezia, ci sono bambine che mettono una coroncina verde sulla testa, con nastri intrecciati e candele accese. E con le loro famiglie festeggiano il Luciadagen, il giorno di Santa Lucia, mangiando dolcetti allo zafferano o allo zenzero. In tutto il paese si accendono falò e si intonano i canti tipici nelle piazze, nei teatri, nelle scuole. Risuona in particolare una canzone di origine napoletana, Santa Lucia – nell’originale, Sul mare luccica l’astro d’argento /Venite all’agile barchetta mia/Santa Lucia, santa Lucia... – composta da Teodoro Cottrau nell’Ottocento.
IL SOLSTIZIO
Benché abbiano luogo nel gelido dicembre scandinavo, i richiami all’assolato sud d’Italia non sono fuori luogo. Pur amatissima in tutto il Grande Nord, infatti, santa Lucia è meridionale. Viene da Siracusa, di cui è la patrona: durante la processione, coloro che trasportano la sua statua gridano: Sarausana jé, Siracusana è. Il suo culto è diffuso in molte altre città italiane, fra cui Verona, Venezia e Brescia. Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia, recita il detto popolare. In realtà non è più così: secondo il calendario giuliano il 13 dicembre coincideva sostanzialmente con il solstizio d’inverno; poi, con quello gregoriano, il giorno più corto è slittato intorno al 21. Ma l’attesa, la necessità della luce – non solo esteriore, bensì interiore e spirituale – rimane. Lucia viene dal latino lux, appunto luce: non a caso la santa è considerata la protettrice della vista e degli occhi. Secondo la tradizione porta i regali ai bambini, a volte al posto di Babbo Natale. I più piccoli le scrivono una letterina, le lasciano biscottini e vino, nonché una carota per il suo asinello, che la aiuta a portare i doni. Santa Lucia bella/dei bimbi sei la stella/, recita la filastrocca.
LE PROCESSIONI
Nei secoli, il suo culto si è radicato dappertutto. Già nel Settecento, in Svezia, alcune famiglie nobili avevano fatto propria la festività. Il 13 dicembre le loro figlie maggiori si vestivano come lei e servivano la colazione in camera ai genitori. Oggi, in tutta la Scandinavia, Lucia è ricordata con lunghe processioni. Ne sono protagoniste ragazze dalla veste candida e una fascia rossa in vita, sulle cui teste brilla una corona di candele accese (tutti simboli della giovane martire). Dietro di loro avanzano altre fanciulle, vestite nello stesso modo e con una candela in mano. È la festa della luce, tanto più sentita quando il buio pare prevalere.
L’AGIOGRAFIA
Secondo l’agiografia classica, Lucia era nata a Siracusa intorno al 283 d.C. Di famiglia nobile, ricca e cristiana, aveva perduto il padre da piccola ed era stata promessa a un pagano. All’epoca era imperatore Diocleziano, che aveva emanato editti durissimi contro i cristiani. Crescendo, la ragazzina aveva fatto voto di consacrarsi a Gesù. Poiché la madre Eutichia era malata, l’aveva accompagnata in pellegrinaggio al sepolcro di Sant’Agata, a Catania. Quest’ultima era apparsa a Lucia e le aveva detto che la madre sarebbe guarita grazie alla sua fede. Tramite lei, inoltre, Siracusa sarebbe stata onorata. Lucia aveva allora dato i suoi averi ai poveri e si era dedicata unicamente a loro. L’uomo a cui era stata promessa, però, l’aveva denunciata in quanto cristiana. Sottoposta a processo, la fanciulla non aveva abiurato nonostante le minacce del magistrato, il prefetto Pascasio, a cui aveva ribattuto con fermezza e abilità. Benché il prefetto dicesse di volerla spedire in un postribolo, lei aveva mantenuto la compostezza e ribattuto che il corpo si contamina solo se l’anima acconsente.
LA VULGATA
Nemmeno le torture e il rogo avevano potuto nulla, per cui le era stato infilato un pugnale in gola, o forse era stata decapitata. Era dunque morta a 21 anni, il 13 dicembre 304. Sembra invece che sia ascrivibile a una leggenda successiva, la vulgata secondo cui le avevano strappato gli occhi. Da subito, Lucia era divenuta oggetto di culto così come le sue reliquie, poi spostate. Molti sono i luoghi nei quali viene venerata; molti i pittori che l’hanno raffigurata e i poeti che ne hanno scritto. Spicca, fra loro, Dante, che nel Convivio raccontava di essere guarito da una malattia agli occhi dopo averla pregata. Di Lucia, definita nimica di ciascun crudele, aveva scritto più volte nella Divina Commedia, considerandola segno di speranza, simbolo della grazia illuminante. L’aveva associata a Beatrice – la grazia operante – e alla Vergine Maria – la grazia preveniente. Quella stessa Maria a cui san Bernardo rivolge la meravigliosa preghiera dell’ultimo canto del Paradiso: Donna, se’ tanto grande e tanto vali. Donna, Domina, Luce. La medesima luce di cui è simbolo Lucia e che sconfigge le tenebre.