Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  dicembre 04 Domenica calendario

Dei 65 calciatori tesserati per squadre italiane e convocati per il Mondiale in Qatar, risultano al momento eliminati addirittura 27 elementi vale a dire il 41,54%

ROMA Lietamente il Mondiale va, incurante del blasone e del passato, solo vincolato ai valori dell’attualità. Così bisogna registrare che il nostro calcio è ormai smottato verso la valle dell’irrilevanza nello scacchiere internazionale e vaga alla deriva più abbandonata, vivendo di momentanee accelerazioni, lunghi tratti bui, passaggi a vuoto della logica, successi neppure cercati. A certificarlo sono anche, e soprattutto, i numeri. Ad esempio. Dei 65 calciatori tesserati per squadre italiane e convocati per il Mondiale in Qatar, risultano al momento eliminati addirittura 27 elementi vale a dire il 41,54% del totale. Impressiona. E, a voler scorrere la lista, si scoprono nomi di un certo prestigio: tipo Milenkovic e Jovic, Lukaku e McKennie, Vlahovic e Milinkovic-Savic. Per tacere di Kjaer, De Ketelaere, Lozano e Lazovic. Dunque a poter ambire al successo mondiale sono rimasti 38 giocatori diremmo italiani, disseminati in undici nazionali. Quattro sono già atterrati sul morbido dei quarti di finale con l’Olanda. E altrettanti hanno portato a compimento l’opera ieri sera con l’Argentina. Ancora quattro sono nella rosa della Croazia, tre vestono i colori del Brasile, uno della Corea del Sud, due del Senegal, tre della Francia, altrettanti del Marocco, due del Portogallo, due della Svizzera e, addirittura, dieci della Polonia. Quanto ai romanisti, in Qatar sono ancora il polacco Zalewski, finora apparso in campo per 45 minuti; il portoghese Rui Patricio, mai impiegato; e l’argentino Dybala, sempre e comunque seduto in panchina. Invece l’uruguaiano Viña è stato eliminato. Sul versante laziale, sono stati già estromessi il serbo Milinkovic-Savic (235 minuti e un gol), oltre che l’uruguaiano Vecino (196’ disputati).
LO SCENARIO
Come apparirà evidente, martedì sera, al concludersi degli ottavi, dimidiato il gruppo delle squadre, gli italiani saranno molti ma molti di meno. Tanto per intendersi, se si qualificassero per i quarti le favorite come il Brasile, la Francia, il Portogallo, allora l’aliquota dei calciatori del nostri club crollerebbe a non più di venti. Da 65 ad appena 20 prima delle semifinali.
LE RAGIONI
Il solo milanista francese Giroud, va detto, viaggia a velocità paragonabili a quelle dettate dalle più alte fasce europee. Per quanto possano essere titolari più o meno fissi, quasi tutti gli altri italiani in Qatar certo non innervano né informano la colonna delle diverse squadre. D’accordo, gli elementi di valore non mancano Lautaro Martinez, Brozovic, Di Maria e Szczesny per tutti eppure la sensazione che restituisce lo snodarsi del Mondiale è di una Serie A divenuta quasi, e forse, una...Serie B del mondo del pallone. È una realtà probabilmente indigesta per molti e le si accompagnano melodie tetre, si direbbe un de profundis, però è vero che l’Italia del calcio è desolatamente marginale e residuale, come di rado è stata. Né si può dimenticare che ogni ragione dell’inadeguatezza e delle carenze italiane dipendano soprattutto dal fattore economico. Dell’Inghilterra, della Germania, a tratti della Spagna si è capito in via definitiva che abitano un’altra galassia. Prendere atto del quadro complessivo sarebbe, per noi, il primo gesto (necessario) per provare a ricostruire un qualsiasi futuro.