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 2022  novembre 22 Martedì calendario

Intervista a Lorenzo Musetti

Il ragazzo ha le spalle larghe, ma la responsabilità non è da poco. Lorenzo Musetti promosso a 20 anni leader dell’Italia nelle finali di Coppa Davis di Malaga per gli infortuni di Sinner (in vacanza) e Berrettini (presente come tifoso) è l’ennesimo salto di crescita richiesto al talento che il mondo ci invidia.
Lorenzo già a Bratislava nel turno preliminare, nel marzo scorso, si era preso l’impegno di eliminare la Slovacchia: se sul 2-2, all’esordio da singolarista in azzurro, non avesse battuto Gombos, non saremmo qui a parlare di finali di Davis.
«Un momento bellissimo, insieme alla vittoria di Amburgo su Alcaraz il più bello della stagione. Salvare la sfida in calcio d’angolo mi ha fatto maturare tanto».
Lei, nato nel 2002, che ricordi ha della vecchia Davis, trasfigurata dalla riforma?
«Pochi. Mi ero emozionato a vedere Fognini che batteva Murray a Napoli: era il 2014, avevo 12 anni...».
E l’epopoea della Nazionale di Panatta e Bertolucci che volò in Cile nel ‘76 l’ha recuperata, tra serie tv e You Tube?
«Mica tanto, sono sempre in giro, vedo poca tv».
Un delitto.
«Mi rifarò. Posso dire che la Davis mi ha sempre affascinato, la vecchia formula l’ho vissuta da spettatore, mi è difficile paragonarla alla attuale. Però parlando con i compagni mi hanno detto che hanno un po’ di amaro in bocca».
Vecchia o nuova, a Malaga tocca provare a vincerla.
«È la fine di una stagione per me ottima, in cui sono passato da n.59 a n.23 del mondo: arrivo super carico. Peccato per le assenze, ma io sono contento dei miei miglioramenti. Il salto è stato innanzitutto di testa: ho trovato un equilibrio che si riverbera anche nel tennis. Prima tendevo a portarmi pensieri e problemi in campo: con la mente sgombra, è tutta un’altra cosa».
In questo percorso di apprendimento sta capendo anche come gestire le crisi d’ansia? A Firenze lei le definì attacchi di panico.
«Imparare a conoscersi, aiuta. Il blocco del respiro nel petto va prevenuto, è una sensazione che monta a ridosso della gara, mentre sale l’adrenalina, o a partita in corso. Risolverlo lì, davanti al pubblico, è complicato però lo metto in conto: fa parte del gioco».
Ha notato se l’attacco è legato a una certa qualità negativa dei suoi pensieri?
«Non credo si tratti dei pensieri, è più legato a una sfera emotiva che fatico ad esprimere. Ma meno di un tempo. È che mi coglie alla sprovvista, mi frega. Da lì in poi è più questione di gestire il fisico che la testa».
Parliamo dei miglioramenti del suo tennis.
«Il servizio ora prevede una più alta percentuale di prime, una maggiore velocità ed efficacia: sul veloce quest’anno mi ha tolto d’impiccio spesso. Il dritto è una conseguenza: se metto subito in difficoltà l’avversario con un buon servizio, poi ho più tempo di costruirmi il punto con calma, senza affanni».
Due titoli, uno sulla terra (Amburgo) e uno sul cemento (Napoli). Chi sosteneva che lei fosse un terraiolo non aveva capito molto.
«Io ho sempre pensato di poter avere chance su tutte le superfici. È l’erba quella ancora da decodificare: richiede tempo, va metabolizzata. Ci investiremo».
L’unica cosa che è mancata quest’anno è la continuità negli Slam. Però dal 2023 sarà testa di serie, certi incroci al primo turno verranno evitati.
«Essere testa di serie sarà un vantaggio assoluto. Ora ho un ranking che mi porterà a decisioni diverse anche nella programmazione».
Sui social si sprecano i paragoni tra lei e Federer.
«Mi lusinga, ma ce ne corre. Mi fa piacere che i tifosi vedano in me un riflesso di Roger però solo avvicinarmi al suo stile (alle sue vittorie non mi permetto) sarebbe per me un grande onore».
Chi è il giovane, il rappresentante come lei della next Next Gen, che fin qui l’ha più impressionata?
«Holger Rune, che a 19 anni è già stato top 10, a Parigi Bercy contro Djokovic ha fatto qualcosa di eccezionale. Sono cresciuti moltissimo anche Auger-Aliassime e Alcaraz, n.1 a 19 anni. Insomma, il cambiamento è in corso».
E gli Stati Uniti di Fritz, semifinalista alle Atp Finals, e Tiafoe sono battibili da questa Italia?
«Sono gli ultimi giorni di una stagione lunghissima, io credo che vincerà chi è più in forma. Vedo una sfida apertissima. Prometto: darò tutto».