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 2022  settembre 21 Mercoledì calendario

Biografia di Ségolène Royal (Marie-Ségolène)

Ségolène Royal (Marie-Ségolène), nata a Dakar (Senegal) il 22 settembre 1953 (69 anni). Politico francese. Socialista. Candidata del Partito Socialista alle presidenziali francese del 2007: al primo turno ottenne 9.500.112 voti (25,87%). Al ballottaggio del 6 maggio con Nicolas Sarkozy, fu sconfitta con 16.790.611 voti e il 46,94% contro i 18.983.408 voti (53,06%) di Sarkozy. È stata la prima donna a superare il primo turno. Per quasi trent’anni compagna di François Hollande (presidente francese dal 2012 al 2017).
Vita Figlia di Jacques Royal, militare e colonnello d’artiglieria, e di Hélène Dehaye. «Il padre, un colonnello dell’esercito francese, ha allevato gli otto figli nel rigore più assoluto: il primo vestito nuovo lei l’ha indossato a 14 anni (prima usava quelli della sorella), la prima doccia calda l’ha fatta molto più tardi, quando è andata via da casa (il padre aveva bandito riscaldamento e acqua calda per questioni di principio)» (Carla Bardelli) • Dopo la laurea in Scienze economiche ha completato gli studi all’Istituto di studi politici di Parigi e alla Scuola nazionale di amministrazione. Ha iniziato l’attività politica lavorando nel Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica (1982-88), poi è stata deputata nel Dipartimento delle Deux-Sèvres (1988, nomina conferitale da Mitterrand) • «Ha organizzato metodicamente la sua vita. A soli ventinove anni, poco dopo aver terminato l’Ena, è entrata all’Eliseo nel gabinetto di François Mitterrand. Il presidente socialista non ha mai nascosto il suo debole per le donne e nemmeno la sua ammirazione per il loro talento intellettuale: come tante altre, la Royal è stata rapidamente proiettata alla ribalta. E anche rimbrottata: quando Ségolène era ministro dell’Ambiente e si fece fotografare da Paris Match con il quarto figlio appena nato, Mitterrand non le nascose il suo malumore. Ma non c’è niente da fare: lei sa come ottenere le prime pagine dei giornali, le foto che attirano l’occhio, le immagini televisive che colpiscono. Che gli altri sparlino pure. Lei non ha esitato ad andare all’Eliseo, al ricevimento del 14 luglio, con la borsa della spesa per far gustare i formaggi caprini della sua circoscrizione elettorale. E quando c’è stato bisogno, lei, originaria della Lorena, si è vestita con l’abito tradizionale del Poitou-Charentes per una festa paesana: un po’ come una friulana che si voglia far passare da toscana. Ma Ségolène non si ferma di fronte a niente: costruire una carriera politica significa anche sacrificarsi e utilizzare tutti i mezzi. E più mediatici sono, meglio è» (g. mar., la Repubblica) • È stata ministro dell’Ambiente nel governo Bérégovoy tra il 1992 e il 1993, e ministro all’Insegnamento scolastico, alla Famiglia, all’Infanzia e alle Persone disabili nel governo Jospin 1997-2022. Presidente della Regione Poitou-Charentes per due mandati (2004 e 2010) • «Non è male. Carina. Veste bene. Ma ha un pessimo carattere. Le donne le preferisco gentili, dolci. Lei è dura, altera, collerica, talora persino brutale. È così: ti sorride ma vorrebbe azzannarti. Non saprebbe governare, ma è una buona candidata: ha un cognome, Royal, da Ancien Régime, e un nome, Marie-Ségolène, che evoca la tradizione, la campagna della Lorena, le buone vecchie famiglie “reac”, reazionarie» (Jean-Marie Le Pen ad Aldo Cazzullo) • Nel 2008 si è candidata come segretario del Partito Socialista, perdendo contro Martine Aubry. In lizza per le elezioni primarie del 2011, ha ottenuto un umiliante 7% delle preferenze, essendo così esclusa dalla sfida a Sarkozy alle presidenziali dell’aprile 2012 • «Nella notte non ha retto più, le lacrime sono state più forti di lei. Si è lasciata andare per qualche attimo e quel pianto l’ha resa fragile e umana come una persona qualunque. Uno sfogo naturale: Ségolène Royal ha patito domenica la più pesante umiliazione della sua carriera politica. […] L’opinione pubblica, che l’aveva portata alle stelle nel 2007, l’ha gettata nella polvere, senza pietà. Di fronte ai suoi sostenitori e a qualche giornalista, ha tentato di smozzicare qualche parola: “Ci sono molte cose date, molta delusione. Per tutti quelli che mi hanno sostenuto è molto dura”. Anche per lei è dura: il pianto le impedisce di continuare. Sono pochi secondi, poi se ne va aggiungendo: “Ma sono forte”. Eppure, la candidata del 2007 aveva fatto di tutto per tornare ai vertici. Si era lanciata nella campagna un anno fa, correndo ai quattro angoli del paese per tentare di ritrovare il favore popolare. E lo aveva fatto sacrificando anche la sua vita personale: “Non ho alcun compagno ufficiale. Vivo sola con le due mie figlie. Voglio che i francesi sappiano che mi occuperò di loro a tempo pieno”. Non è servito a niente, come non è servito a niente lavorare sodo, eliminare le gaffe e le improvvisazioni che avevano costellato la sua campagna elettorale nel 2006-2007, mostrarsi più solida nelle proprie argomentazioni. L’opinione pubblica le ha voltato le spalle. Cinque anni fa c’era un altro clima, Ségolène Royal era come venuta fuori dal nulla, rappresentava una ventata d’aria fresca. Non importavano le gaffe, né le incertezze: la sua bellezza, la sua determinazione, la sua baldanza che noi italiani diremmo garibaldina sembravano farne l’incarnazione ideale della sinistra e della sua voglia di riconquistare il potere. Quando la conquistò venne soprannominata la Zapatera, in omaggio al leader spagnolo, e per caso Royal e Zapatero abbandonano insieme le rispettive ribalte nazionali» (Giampiero Martinotti) • Nell’aprile 2014, con l’ex compagno Hollande all’Eliseo, è stata nominata ministro dell’Ambiente, dell’energia, del mare e delle relazioni internazionali sul clima, nel governo di Manuel Valls. Riconfermata nel dicembre 2016 nell’esecutivo di Bernard Cazeneuve • «Più che una donna “immaginifica, creativa e solidale con gli altri”, come si è autodefinita su Paris Match, una zarina inclemente, cattedratica e dispettosa. Non a caso, il settimanale Express l’ha ribattezzata senza troppi giri di parole “l’emmerdeuse”, la rompiscatole. Ma di soprannomi maligni, Ségolène Royal, se ne è guadagnati a bizzeffe in ragione del suo caratterino e della sua infausta propensione a collezionare stecche e figuracce, “couac”, con straordinaria facilità. […] Da quando l’ex compagno e presidente Hollande l’ha piazzata al ministero dell’Ecologia, è stato infatti un susseguirsi di passi falsi e uscite spropositate, come in molti in seno al Ps temevano dopo il rimpasto di aprile. Pronti via e al suo rientro nella politica che conta, Ségolène fa subito sapere che nonostante la sua nuova nomina non lascerà la presidenza del consiglio regionale del Poitou-Charentes, dove troneggia, intoccabile, dal 2004, in barba alla guerra di Hollande contro il cumulo di cariche. Poi, dietro forti pressioni, decide di rinunciare, ma le rimane il dente avvelenato. Passa un mese e arriva il primo richiamo pubblico a opera del vicepresidente della regione Ile-de-France, Pierre Serne. Ségò dice che Parigi deve dare l’esempio alle altre metropoli francesi perché ha “i mezzi per assicurarsi autonomamente una politica dei trasporti puliti”. Serne le rammenta che i soldi per soddisfare le sue fregole ecologiste non ci sono e che prima di parlare farebbe bene a contare fino a dieci. Poi si consuma il battibecco a distanza con il ministro delle Finanze Sapin sull’ecotassa e col ministro dell’Economia Montebourg sul dossier Alstom, fuocherello che poteva trasformarsi in incendio se non fosse stato per l’intervento tempestivo di Valls. Infine la balzana idea di vietare scollature e abiti succinti nel suo ministero nonché di imporre ai subalterni di alzarsi in piedi e salutarla quando passa, come in caserma. Niente male in soli quattro mesi» (Mauro Zanon) • «In un ristorante italiano del XV arrondissement di Parigi, tra un’insalata di gamberi e le note in sottofondo di Rimmel di Francesco De Gregori e Luna di Gianni Togni, Ségolène Royal fa il bilancio della carriera politica e della sua vita. “Sto benissimo”, dice, e si vede. Il racconto autobiografico Quello che finalmente posso dirvi, è già primo in classifica, segno di una popolarità che la portò, nel 2007, a un passo dall’Eliseo, e che resiste al tempo. Il libro le è stato suggerito dal movimento MeToo e dalle tante volgarità sperimentate in trent’anni di lotte politiche, ambientaliste e femministe. Royal racconta tra l’altro, senza fare i nomi, di ex ministri francesi che in due occasioni hanno fatto commenti pesanti su una ministra italiana del governo Renzi – “Quella lì dev’essere brava a fare altro, mica la politica” – (al Corriere risultano essere Michel Sapin e Jean-Marie Le Guen al summit franco-italiano di Venezia dell’8 marzo 2016, e Bernard Cazeneuve all’Eliseo il 24 febbraio 2015). Poi c’è l’elenco degli insulti sessisti ricevuti in prima persona – come “un pallone gonfiato che scoppierà presto”, copyright Jean-Luc Mélenchon – soprattutto dai compagni del partito socialista. A iniziare fu l’ex premier e attuale presidente del Consiglio costituzionale, Laurent Fabius. “Sì, che in tv a proposito di una mia possibile candidatura esclamò: E chi si occuperà dei bambini?. Nel libro lei racconta di altri due episodi che hanno a che fare con l’Italia. Il primo è quello sull’olio di palma e la Nutella. “Sì, nel 2016 invitai a tassare di più l’olio di palma e i prodotti come la Nutella che contribuivano alla deforestazione. Successe un pandemonio, la moglie dell’allora vostro premier Renzi apparve in tv con la figlia che mangiava pane e Nutella, l’Indonesia, il più grande produttore di olio di palma al mondo, minacciò di mettere a morte un condannato francese se non avessimo fatto marcia indietro. Io ho tenuto duro. Ma il mio successore al ministero dell’Ambiente, Nicolas Hulot, ha firmato poi un ordine per l’importazione di 300 mila tonnellate di olio di palma”» (a Stefano Montefiori)
Amori Legata dal 1980 con François Hollande, conosciuto ai tempi dell’Ena, i due non si sono mai sposati ma hanno avuto quattro figli: Thomas (1984), Clémence (1985), Julien (1987) e Flora (1992). Si sono lasciati ufficialmente il 17 giungo 2007, la sera delle elezioni legislative, quando un’agenzia di stampa ha fatto trapelare la notizia della loro separazione in seguito alla relazione di Hollande con la giornalista Valérie Trierweiler • «Nella biografia La femme fatale, scritta dalle giornaliste di Le Monde Raphaelle Bacqué e Ariane Chemin, si legge che tra Ségolène Royal e il compagno François Hollande, segretario del partito socialista francese, l’amore sia finito già da molto tempo. I due sono insieme da trent’anni e non si sono mai sposati, ma si dice che abbiano ormai altre relazioni: lei invece intratterrebbe un’amicizia affettuosa con il filosofo Bernard-Henry Lévy. La crisi sentimentale esplose nel 2005: è noto che una sera Hollande era a cena con i suoi due più stretti collaboratori quando ricevette una telefonata. Si appartò per rispondere, poi, finito di parlare, chiese scusa ai commensali e se ne andò. I collaboratori pensarono che stesse andando a casa, ma uno di loro dopo pochi minuti fu chiamato dalla Royal che gli chiedeva dove fosse il compagno, introvabile al cellulare spento. Ségolène intuì subito la causa di quella strana assenza. Dice la giornalista Raphaelle Bacqué: “La Royal ha sempre avuto ambizione politica e una vera popolarità. Ma fino a quel momento era rimasta nell’ombra del compagno. In base alla nostra inchiesta, un conflitto coniugale, come ne esistono in molte coppie, l’ha in un certo modo liberata dalle riserve di un tempo. Delusa sul piano privato, ha scelto di andare alla guerra senza più preoccuparsi di François Hollande...” e infatti poi la donna decise di candidarsi all’Eliseo. Ma quando vide che il marito avrebbe preferito Jospin lo minacciò: “Se provi a ostacolare la mia candidatura non vedrai più i tuoi figli”. E lui cedette. Proprio durante la campagna elettorale la Royal conobbe Bernard-Henry Lévy, con cui nacque presto una profonda amicizia: lo chamava più volte al giorno e nei momenti di scoramento andava di nascosto nel suo appartamento, a pochi metri dal suo quartier generale a Saint Germain. Il filosofo le faceva coraggio leggendole poesie e in un articolo arrivò a esaltare la sua «sorprendente freschezza» e il suo “lungo, bel collo”» (Enrico Bonerandi) • «Nel 2007 Ségolène corre per le presidenziali, il partito guidato da Hollande la sostiene timidamente, tra distrazioni e colpi bassi. Ségolène perde. Nel 2012 è Hollande a correre per l’Eliseo, e in campagna elettorale Trierweiler è sospettata di far cancellare i riferimenti a Royal dalle biografie del candidato. Al congresso di Rennes Trierweiler chiama i fotografi perché immortalino il momento in cui va a stringere la mano a Royal, seduta in prima fila. Il 6 maggio Hollande diventa presidente, riuscendo dove Royal aveva fallito, e sul palco della Bastiglia ringrazia l’ex compagna baciandola affettuosamente sulla guancia; pochi istanti dopo, Trierweiler pretende il bacio sulla bocca. A differenza di Royal, che ci aveva provato per prima, il 15 maggio Hollande e Trierweiler entrano, insieme, all’Eliseo» (Stefano Montefiori) • Ne 2012 polemiche perché Valérie Trierweiler su Twitter ha augurato la vittoria al dissidente socialista Olivier Falorni contro l’ex moglie di Hollande, Ségolène Royal, al ballottaggio per un seggio all’Assemblea Nazionale • «Sono stata crudelmente tradita prima e durante la campagna del 2007 per una donna di dieci anni più giovane di me, che a sua volta sarà tradita per una donna di dieci anni più giovane di lei (Julie Gayet, ndr.)» (dall’autobiografia del 2018 Quello che finalmente posso dirvi).