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 2022  ottobre 05 Mercoledì calendario

Intervista a Pierluigi Pardo e Lorenza Baroncelli

Pierluigi Pardo e Lorenza Baroncelli sono nel salotto della casa di Roma. Diego, tre mesi e mezzo, se ne starà placido e tranquillo fra le braccia della mamma per tutta la durata dell’intervista. Quarantotto anni Pierluigi, 41 Lorenza, i due stanno insieme dal 2018, lui malato di calcio, telecronista di partite prima a Sky, poi a Mediaset, ora a Dazn; lei architetto, urbanista, già direttrice artistica della Triennale di Milano, esperienze alle Serpentine Galleries di Londra, al Long Museum West Bund di Shanghai e via così.
Lui a lei: «Ci intervista perché vuole sapere che c’hai trovato in questo bifolco?». Lei non fa un plissé e comincia a raccontare: «Ci siamo incontrati in Triennale, c’era un evento, MilanoCalcioCity, per provare a fare cultura sul calcio, con invitati come Enrico Mentana e il sindaco Beppe Sala in quanto interisti, e c’era Pierluigi, che non conoscevo».
Nel senso che non ne sospettava l’esistenza?
Pierluigi: «Esatto. Ma possiamo parlare quasi di colpo di fulmine: il sabato successivo, ci siamo ritrovati per caso sull’Appennino toscano al Dynamo Camp, un evento di charity per i bambini. Io vado e la vedo vestita uguale, con un abito che sembrava Star Trek, tutta glitterata. Lì, è scattato il colpo di fulmine. Il giorno dopo, io avevo la telecronaca di Empoli-Roma ed è venuta allo stadio con me».
Lorenza: «Abbiamo scoperto che, in realtà, abbiamo molto in comune, soprattutto la scoperta di luoghi nuovi, dei viaggi. Poi, magari, lui si sposta seguendo le partite, io cercando architetture».
Pierluigi: «Teoricamente ci piace viaggiare, ma col lockdown, abbiamo avuto solo botte di vita a Fregene. Prima della pandemia, però, abbiamo fatto un viaggio bellissimo nei Paesi baschi, partendo in auto da Milano, dove io sono andato per mangiare e lei per vedere architettura contemporanea».
Lorenza: «Diciamo che lui mi porta a vedere stadi, io lo porto a vedere monumenti».
Pierluigi: «Monumenti... abbiamo dormito all’Unité d’Habitation di Marsiglia progettato da Le Corbusier, un casermone di cemento, di cui posso riferirle cose sorprendenti: è stato fatto in calcestruzzo armato e questo ha aiutato a democratizzare l’abitare. Giusto? Ho detto bene, Lory?»
Un’altra visita memorabile?
Pierluigi: «A Miami, come prima cosa, mi ha fatto vedere un parcheggio. A Civitanova Marche, un ufficio postale».
Lorenza: «Sono master pieces dell’architettura contemporanea. Alla fine, quando glieli racconto, si appassiona. E si diverte pure».
Pierluigi: «Lei, per me, è la persona che mi ha riempito di dialogo, di comunicazione, di felicità. Senza conversazioni interessanti, non c’è vita di coppia».
Lorenza: «Io ho scoperto che mi piace accompagnarlo alle partite. Abbiamo comprato le cuffie per il bimbo e portiamo anche lui. Pierluigi segue il gioco, io guardo lo stadio, la sua architettura, e le persone: in fondo, da urbanista, mi occupo di società e, allo stadio, capisci tante dinamiche sociali e umane».
Quando vi siete conosciuti credevate ancora nell’amore o ne eravate delusi?
Pierluigi: «Io ero separato da un anno, ero in una fase di mezzo, ma con Lorenza è stato qualcosa di diverso da tutto il resto, qualcosa che è cresciuto. Diciamo che avevo fiducia nell’amore, ma non avevo l’idea di poter costruire una famiglia. Poi, nel primo lockdown, il rapporto si è molto rafforzato e ho iniziato a pensare all’ipotesi di avere una creatura. Ora, questo è un periodo molto doloroso perché mia madre non sta bene, ma questo pischelletto mi è di grande conforto. Quando mi sveglio la mattina e lo vedo sorridere, mi sento davvero un super eroe».
Lorenza: «Io mi era appena trasferita a Milano per fare il direttore artistico della Triennale. Prima, a Mantova, ero assessore alla rigenerazione urbana. Non cercavo in alcun modo una persona, ero concentrata sul lavoro. Il nostro è stato un incontro libero proprio perché non era cercato. Concordo sul lockdown come momento chiave: sotto sotto, ci siamo fatti delle domande, abbiamo provato paura».
Pierluigi: «Non la metterei così: io lì ho capito che stavo veramente bene con te, al netto del dolore di quello che accadeva fuori».
Anche per lei, Lorenza, la voglia di maternità è arrivata in lockdown?
«Io l’avevo già da tempo, ma non avevo trovato l’occasione giusta. Vengo da una famiglia numerosa, con cinque fratelli: sarebbe stato difficile per me immaginare di non avere un figlio. Con Pierluigi, la decisione è arrivata in modo molto naturale».
Pierluigi: «“È triste morire senza figli”, direbbe Nanni Moretti in Bianca».
Il nome Diego è un omaggio a Maradona?
Pierluigi: «Maradona lo amo, ma Diego era il nome del nonno. E Diego Pardo suona benissimo: sembra un cantautore pronto per il mercato sudamericano. Amiamo entrambi la musica, io ho anche ripreso a suonare la tastiera, sono amico di Max Pezzali, Calcutta, Tommaso Paradiso... Siamo stati anche con Diego nel backstage del concerto di Jovanotti».
Ed è molto amico del calciatore Antonio Cassano, con cui ha scritto due libri. Che cosa succede se a casa vostra s’incontrano, che so... Cassano e l’architetto Stefano Boeri?
Pierluigi: «Succede che il calcio è una livella, unisce tutti, interessa a tutti. Pure quelli che lo detestano hanno un’opinione. Quando ho conosciuto Rem Koolhaas, uno dei più importanti architetti al mondo, tifoso del Feyenoord Rotterdam, mi ha chiesto che ne pensavo di Juve-Ajax che si giocava a breve».
Lorenza: «Il mondo dell’architettura non è elitario: parla di società, di città, di contemporaneità».
Pierluigi: «Maurizio Cattelan mi ha raccontato che la sua prima opera è stata un biliardino».
Lorenza: «Pierluigi e Maurizio si stanno simpaticissimi».
Pierluigi: «Lei si sta chiedendo: ti sembra normale che... un telecronista di calcio stia con un’intellettuale?».
«Ti sembra normale?» è il titolo del programma che condurrà su Raidue alle 14 il sabato dal 15 ottobre. Che cos’è?
Pierluigi: «Parte da un grande sondaggio che indaga la pancia del Paese. Pone domande come: ti sembra normale spiare il cellulare del partner? Ti sembra normale rubare un asciugamano dall’hotel? Ti sembra normale avere un figlio preferito? Rispondono due concorrenti e devono indovinare la risposta data dagli italiani».
E a voi sembra normale spiare il cellulare del partner?
Pierluigi: «Lorenza vorrebbe spiarlo».
Lorenza: «Normale non è, ma in certi momenti, si può».
Pierluigi: «Per me, è sbagliato in assoluto».
Col senno di poi, cosa non pensavate normale in amore e invece lo è?
Lorenza: «Trovare uno strepitoso compagno di viaggio e di vita».