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 2022  settembre 23 Venerdì calendario

“SE LE COSE IN ITALIA DOVESSERO ANDARE PER IL VERSO SBAGLIATO, ABBIAMO GLI STRUMENTI” - URSULA VON DER LEYEN FA UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA PREVENTIVA AL CENTRODESTRA, FACENDO UN RIFERIMENTO A POLONIA E UNGHERIA PUNITE CON IL CONGELAMENTO DEI FONDI DEL PNRR - L’AVVISO CHE BRUXELLES NON PERMETTERÀ FOLLIE: “NOI LAVOREREMO CON QUALSIASI GOVERNO DEMOCRATICO CHE VORRÀ LAVORARE CON NOI MA NON PUÒ ESSERCI UN PAESE CHE ARRIVA E DICE 'VOGLIO, VOGLIO, VOGLIO!. QUANDO SEI NEL CONSIGLIO EUROPEO REALIZZI: "IL MIO FUTURO E IL MIO BENESSERE DIPENDONO ANCHE DAGLI ALTRI 26 PAESI'..."

Con il sorriso sulle labbra, e in modo molto pragmatico, Ursula von der Leyen ha mandato dagli Stati Uniti un messaggio inequivocabile ai partiti italiani che si apprestano a guidare il prossimo esecutivo. «Noi lavoreremo con qualsiasi governo democratico che vorrà lavorare con noi», la premessa, ma «se le cose dovessero andare per il verso sbagliato, abbiamo gli strumenti» per rispondere. Quali? La presidente della Commissione lo ha lasciato intendere chiaramente: «Ho parlato per esempio di Polonia e Ungheria», due Paesi che sono stati "puniti" con il congelamento dei fondi (del Pnrr e, nel caso di Budapest, anche del bilancio Ue).

Dopo settimane di silenzio, passate a schivare la questione, Von der Leyen ha fatto la sua prima incursione elettorale. E lo ha fatto dall'Università di Princeton. Dopo aver pronunciato un discorso incentrato principalmente sui recenti sviluppi in Ucraina e sull'atteggiamento da tenere nei confronti della Russia, ha risposto ad alcune domande degli accademici.

E non si è sottratta quando Erica Passoni, una dottoranda del dipartimento tedesco, le ha chiesto se fosse preoccupata per il voto italiano. «Vedremo l'esito delle elezioni» ha esordito la presidente della Commissione. Che poi è andata al sodo: «È interessante vedere come funziona il Consiglio europeo, dove ci sono molte dinamiche di gruppo tra pari. Non può esserci un Paese che arriva e dice 'voglio, voglio, voglio!"» ha scandito sbattendo una mano sull'altra, facendo il verso a chi promette ai propri elettori di andare a sbattere i pugni sul tavolo di Bruxelles.

Spesso per i partiti sovranisti l'ingresso nei centri decisionali dell'Ue si rivela un bagno di realtà. «Quando sei nel Consiglio - ha proseguito - realizzi una cosa: "Oh mio Dio, il mio futuro e il mio benessere dipendono anche dagli altri 26 Paesi'. Ma questo è il bello della democrazia. A volte siamo lenti, parliamo molto, lo so. Ma anche questa è democrazia». Chiuso il preambolo, l'ex ministra tedesca ha ammesso con molta franchezza le due possibili vie d'uscita: «Vedremo. Se le cose andranno nella direzione sbagliata, e ho parlato per esempio di Polonia e Ungheria, abbiamo gli strumenti. Se invece le cose vanno per il verso giusto...».

Dopo aver sospeso la frase ha aggiunto una frase sibillina che a poche ore dal voto potrebbe avere un significato particolare: «Le persone, a cui un governo è tenuto a rispondere, giocano un ruolo importante».

L'inatteso intervento di von der Leyen, che dall'inizio del suo mandato non si era mai espressa in maniera così netta prima di un'elezione, conferma che ai piani alti delle istituzioni europee c'è piena consapevolezza dei rischi legati al possibile insediamento di un governo "ostile".

Ma anche che c'è la volontà di mandare un chiaro segnale a chi pensa di entrare a gamba tesa nelle stanze di Bruxelles al grido di "è finita la pacchia": in caso di deragliamento, l'Ue è pronta a usare anche con l'Italia la leva economica già azionata per cercare di riportare nei binari Polonia e Ungheria. E questo perché, pur essendo il nostro Paese un contributore netto del bilancio europeo, la quantità di risorse stanziate dal Recovery ha messo Roma nella stessa condizione di Varsavia e Budapest. Quella di chi ha molto da ricevere da Bruxelles.

Ancor più esplicito di von der Leyen è il francese Stéphane Séjourné, uno degli uomini più vicini a Emmanuel Macron, segretario del partito "Renaissance" e anche capogruppo dei liberali di Renew Europe al Parlamento Ue.

«Con questa coalizione di centrodestra guidata da Meloni - spiega a "La Stampa" - c'è effettivamente il timore che l'Italia si schieri con quei Paesi in cui si registrano derive sullo Stato di diritto e sulla corruzione». Secondo Séjourné «l'asse tra Draghi e Macron aveva permesso di far progredire l'Europa su temi che ora rischiano di essere messi da parte». Per questo oggi sarà a Roma per chiudere la campagna della lista Azione-Italia Viva: «Abbiamo scelto di sostenere un'alleanza pro-europea che raccoglie l'eredità del metodo Draghi».