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 2022  settembre 23 Venerdì calendario

Alessandro Mannarino: «Uno stregone mi ha salvato»

“Stavo morendo”.
Dove, Mannarino?
Nella foresta amazzonica. Mi ero preso un batterio, una tossina, qualcosa nel cibo, nell’acqua. Mi venne la febbre altissima, non ci vedevo più. Distinguevo solo gli occhi dello stregone.
Che la salvò.
Mi diede una pozione giallognola di erbe, amarissima. Non so cosa ci fosse dentro la ciotola. Appoggiato alla capanna, in deliquio, sentivo la pace della resa. Accettai l’abbandono.
A cosa?
Alla natura. Pensavo: sei troppo potente. Sono venuto qui con le mie sicurezze, mi stai espellendo come un bug. Quando mi risvegliai ero guarito.
Come era finito lì?
Con un biologo di San Paolo. Parlava la lingua degli indigeni. Poco distante c’era un villaggio di cercatori d’oro, la tribù era in pericolo. Non avevano contatti con gli estranei. Si difendevano con arco e frecce.
Lei provò?
Cercai di farmeli amici facendo magliette con le corde. Costruii un pallone rudimentale e azzardai dei palleggi, ma sono una pippa.
Un contatto si creò.
Feci chiedere ai nativi se avessero incontrato il mitico giaguaro.
Risposta?
Sì, ma non abbiamo provato emozioni, siamo corsi via.
Altre avventure esotiche?
Nella favela di Rossinha, la più merdosa e famigerata del Sudamerica, una sera ballammo e cantammo con gli abitanti. Un ragazzino accendeva fiammiferi, uno dietro l’altro. Il messaggio era: voglio fare sempre luce in questo buio. Era la vita. Piansi tutte le mie lacrime.
Da quelle epifanie è nato l’album V. E da lì il tour che si chiude mercoledì 28 all’Arena di Verona.
Questo tour mi ha cambiato. Sul disco erano solo idee, filosofie. Ho dovuto viverle, sul palco e nel privato, per capire che questi concerti erano rituali tribali. Si è stabilita una connessione profonda con il pubblico. Ho finalmente affrontato la paura di non piacere a qualcuno, e il contatto è stato magico.
Gliel’hanno detto di persona?
A Locorotondo mi hanno recapitato la lettera di una spettatrice. A questa ragazza avevano regalato il biglietto mesi prima. Lei aveva deciso di uccidersi, c’era una data già scelta. Ma prima voleva godersi, spiegava, ‘la musica del Manna’. Per fortuna, in quel lasso di tempo, le erano accadute cose significative. ‘Così’, scriveva, ‘continuerò a vivere’.
Un miracolo.
Lo è stato anche per me, questo giro sui palchi. Evidentemente i fili della connessione erano profondissimi, sotterranei. Anche io ho dovuto vivere sulla mia carne viva la metamorfosi dopo il grande viaggio nel mondo. Il disco è stata una profezia. La Donna-Natura, che ti sottrae alla razionalità, l’ho incontrata dopo, per davvero. Mi ha aiutato a capire che siamo tutti fratelli e sorelle. Dovrebbero capirlo soprattutto certi politici italiani.
Quelli che già pregustano certi trionfi…
Mi spaventa la violenza verbale di questi personaggi. È inaccettabile lo slogan ‘Prima gli italiani’. Non possiamo diventare il Paese dove le due mamme di Peppa Pig scandalizzano più della morte di tre bambini migranti in mare, come ha ben scritto Cecilia Strada. Temo anche le lobby cattolico-medievali che passeranno all’incasso, dopo le elezioni. L’umiliazione delle donne, della comunità LGBT. Ma forse, per creare anticorpi forti, l’Italia deve fare i conti una volta per sempre con il post-fascismo, come ha fatto la Germania col nazismo”.
Ripartirà?
No, resto a Roma, sto scrivendo canzoni. Il prossimo album sarà un ritorno a casa. Del resto, i miei me lo dicono sempre: ma ‘ndo vai? E io: a cercare l’universo dove siamo tutti umani.