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 2022  settembre 21 Mercoledì calendario

«La prima volta che lo incontrai, non mi fece una bella impressione. Eravamo ospiti in una villa al Circeo

«La prima volta che lo incontrai, non mi fece una bella impressione. Eravamo ospiti in una villa al Circeo. Vidi questo tizio ossigenato, con le unghie laccate di rosso, sbracato su un’amaca, con vicino una bottiglia di whisky. Non sapevo chi fosse, ma poi è diventato l’uomo più importante della mia vita, insieme al mio primo marito, padre dei miei figli». Lydia Mancinelli così racconta il suo primo incontro con Carmelo Bene, con cui ha condiviso quasi vent’anni di vita e di teatro, diventando ben presto la musa del grande attore e regista scomparso vent’anni fa.
Come proseguì quella giornata al mare?
«In realtà, all’inizio, volevo andarmene via, ma poi venni convinta a scendere con tutti gli altri in spiaggia. Forse attirato dai miei capelli lunghi e biondi, naturali, Carmelo mi prese per mano, per entrare in acqua insieme: è stata l’ultima volta che lo vidi entrare in acqua, non ricordo che abbia più fatto una nuotata in mare. Nel pomeriggio, poi, mi si sedette a fianco e parlò fino a tarda sera. Non capivo molto il senso di quello che diceva, anche se non era ubriaco... Ma io avevo 27 anni, lui qualche mese di meno, e appartenevo a un ambiente diverso dal suo, per questo non capivo di cosa mi parlava: lui faceva già l’attore, pur non essendo ovviamente ancora conosciuto. Ci rincontrammo per caso un mese dopo vicino al Teatro Sistina: accanto alla mia auto parcheggiata, c’era una decappottabile... era la sua. All’epoca facevo pubblicità per i caroselli e, siccome avevo il pallino del teatro, gli chiesi se aveva qualcosa da farmi recitare: mi fece fare un provino per il ruolo della Regina Gertrude nell’“Amleto” e mi scritturò».
Prende così il via del vostro sodalizio artistico e sentimentale?
«Sentimentale? Francamente, a me non piaceva affatto e oltretutto pensavo che fosse gay. Però quando andammo a Spoleto, dove avremmo poi debuttato, lui distribuisce le camere a tutti gli attori e mi dice: tu dormi con me. Lì per lì non mi preoccupai, pensando appunto che non fosse interessato al sesso con le donne e, siccome ho lo spirito da crocerossina, pensai fra me: forse quest’uomo vuole redimersi dalla sua omosessualità... Invece in quella nostra prima notte non si dimostrò affatto gay. Anzi, qualche tempo dopo, un nostro amico mi chiese: stai ancora con Carmelo? Attenta perché è un puttaniere!».
E lo era davvero?
«Accidenti! E io ero molto gelosa di lui... Una volta, una delle tante che mi ha tradito, eravamo ospiti nella villa di una signora aristocratica a Forte dei Marmi, e arrivò al punto di fare sesso con una tizia, mentre io dormivo al piano di sopra. Però quella volta gliela feci pagare cara: gli rifilai un morso all’orecchio e gliene staccai un pezzetto... prima lo sputai a terra, poi lo andammo a cercare per riattaccarlo».
E l’avete trovato il brandello di carne?
«Sì. Andammo in ospedale e al medico Carmelo disse che era stato il gatto a morderlo. Raccontò poi l’episodio in un suo libro intitolato proprio “L’orecchio mancante”».
Perché finì la vostra storia?
«La nostra storia, pur essendo esaltante artisticamente, mi aveva affaticato per vari motivi, compreso un aborto spontaneo quando rimasi incinta di un figlio suo. Non ero solo la sua attrice protagonista, ma la sua amministratrice di compagnia, la sua autista perché non amava guidare, lo accudivo in tutti i modi, gli tagliavo persino i capelli, gli compravo le scarpe... Tanto che, quando ci siamo definitivamente lasciati, ha dovuto assumere 7 persone per sostituirmi in tutti i diversi ruoli».
Come reagì Carmelo alla sua decisione di interrompere la relazione, sia privata sia pubblica?
«Quando gli dissi che lo lasciavo, mi rispose: sposiamoci, ma io ero molto perplessa perché un conto era essere la sua compagna, un conto la moglie. A volte era anche violento e non volevo fare la fine di Desdemona con Otello...».
Addirittura?
«Certo, le femministe dell’epoca lo accusavano di maltrattare le donne. Quando andammo a recitare a Parigi, al Festival d’Automne, organizzarono una manifestazione contro di lui, lanciando le uova sul palcoscenico».
Insomma, alla fine Carmelo si arrese?
«Un giorno mi attaccò una filippica al telefono per convincermi a ritornare da lui e, quando decisi di ritentare la convivenza, non lo trovo a letto con un’altra? Proprio così... e lo mandai definitivamente a quel paese. Non sopportavo di essere cornificata, anche se capivo che era un lato del suo carattere e che per lui quei tradimenti non avevano significato, erano solo rapporti superficiali, senza coinvolgimento affettivo. In seguito ci siamo ripresi ma rilasciati di nuovo, anche perché aveva preso un vizio con certe sostanze che non condividevo».
Com’era Carmelo Bene in scena: un mattatore che dominava la situazione oppure un compagno di scena leale? Era il primattore che non dava spazio agli altri oppure no?
«Assolutamente non prevaricava sugli altri, non si metteva in competizione, anzi...Mentre seguiva le ore di prove, lui stava seduto in platea a dirigere noi altri e spesso badava poco al suo ruolo. Era molto generoso con i suoi attori. Il suo lavoro di regista superava quello dell’attore, e con lui era un continuo work in progress che migliorava dalla prima all’ultima replica».
Tra i numerosi progetti creati insieme, quale l’episodio più divertente?
«Durante le riprese filmiche di “Nostra Signora dei turchi”, in cui interpretavo Santa Margherita, ci trovavamo in un paese dove, nella chiesa, dovevo fare una scena vestita come una Madonna e salire sull’altare. Ma i paesani, che mi videro, mi presero davvero per una Madonna e volevano baciarmi le mani, chiedermi delle grazie! Carmelo ovviamente cercò di impedire questa assurdità, ma arrivarono i carabinieri che ci dissero: se non li accontentate non se ne andranno!».
Lo spettacolo che lei ha amato di più?
«Il “Pinocchio”, dove impersonavo la fata e la volpe cattiva. E quando Carmelo lo ha ripreso, molti anni dopo, nel mio ruolo c’era la bravissima Sonia Bergamasco, alla quale però fece usare la mia voce che era registrata!».
Se lei tornasse indietro, cosa rifarebbe e cosa invece non rifarebbe?
«Rifarei tutto, l’avrei anche sposato, per poi lasciarlo. E se potessi, gli direi che sogno spesso di fare l’amore con lui».
Nella libreria Armani e nel bookshop della Triennale a Milano è in vendita il vinile cui lei ha dato la sua voce, intitolato «Lydia Mancinelli legge Marcello Maloberti. Martellate. Scritti fighi».
«È stata una bella esperienza, una lettura poetica e minimalista, legata all’artista performer Maloberti. Frasi filosofiche e politiche, frasi spiate, frammenti... Marcello ha voluto la mia voce, mi ha fatto piacere.».
Ha compiuto da poco 86 anni: ha espresso un desiderio?
«Sì, che la salute mi assista in questi ultimi anni di vita»