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 2022  settembre 20 Martedì calendario

La presunzione di chi non voterà

Si parla tanto di elezioni in questi giorni. Chiedo, quindi, ai ragazzi quali sono le loro preferenze, come voteranno.
    E molti mi rispondono che non lo sanno.
    Tanti aggiungono svogliatamente: «non ci vado per niente a votare». E, se io, con la mia ingenua curiosità insisto nel chiedere per quale motivo non lo faranno, mi rispondono «non c’è nessuno che mi rappresenti».
   Fra tante proposte e candidati, nemmeno uno? La risposta è: no.
   Come ci dicono le previsioni, un trenta per cento degli italiani non è disposto a votare.
    Ovvero ha dichiarato di rinunciare con spirito leggero a un suo importante diritto conquistato con fatiche immense e lotte a volte sanguinose.
   Come fare capire che chi non vota non esprime un giudizio valido politicamente ma solo una assenza, un «me ne frego» di triste memoria?
    Non si tratterà di protesta riconoscibile ma solo di una resa qualunquistica a chi vincerà.
   Coloro che in nome di una superiore purezza rinunciano a un diritto essenziale coltivano un pensiero presuntuoso: io non mi mescolo con quella roba, io ho una visione più alta, più pura della politica e perciò mi defilo.
   Ma non spiegano quale sarebbe questa visione ideale della politica, non propongono progetti per governare il Paese, semplicemente se ne lavano le mani.
   Ma possiamo scommettere che se qualcuno offrisse a uno di loro l’occasione e i soldi per mettere su un partitino tutto nuovo e agguerrito, lo scettico del voto salterà in aria, gonfierà il petto e dirà: ora sì che la politica riprende fiato, arrivo io e vi farò vedere come si governa, come si ottengono dei risultati, rivolterò il Paese come un calzino.
   Il voto, insisto è un diritto faticosamente conquistato, sopratutto per le donne che da secoli lo chiedevano e nessuno era disposto a darlo.
   Segno che il voto faceva e fa paura a chi non ama la Democrazia, vedi i Paesi totalitari che lo eliminano appena possono.